MENSA SCOLASTICA: sotto il “vello d’oro” della sicurezza … una rosetta con melanzane sott’olio e mortadella

 

Aldo Bianchini.

SALERNO – “SICUREZZA”, una definizione tra le più ambigue esistenti nell’era della civiltà cosiddetta moderna; la “sicurezza” è un modo artificioso per definire tutto e niente, tanta è la sua complessa molteplicità di interessi da coprire, tutelare o nascondere: ambiente, lavoro, igiene, sanità, scuola, territorio, politica, ecc.

Una definizione, la sicurezza, che ha però consentito a tantissimi inesperti di diventare improvvisamente esperti e grandi comunicatori, soprattutto televisivi, senza conoscere nulla della stessa sicurezza reale, quella che deve essere messa in atto in ogni contesto della vita associativa.

La sicurezza, una definizione utile per attaccare ed anche per coprire e difendersi; nell’uno e nell’altro caso sempre usando termini strumentali e poco conosciuti, in un fil rouge soltanto filosofico.

Ed ora la sicurezza è arrivata anche nelle mense scolastiche, non tanto per quelle organizzate direttamente dalla scuola che vengono, troppo facilmente, spacciate per sicure ma per le eventuali “colazioni” da portare da casa, quasi come se nel “pubblico” la sicurezza possa essere al top, e nel “privato” vicina allo zero assoluto.

Come al solito nel nostro Paese siamo capaci di estremizzare e strumentalizzare tutto, anche l’inesistente.

Da bambino ho frequentato le elementari e le medie in paese, sono nato e cresciuto a Muro Lucano, dove il problema delle mense scolastiche era sconosciuto (anche per via dell’epoca); le superiori a Salerno e qui c’era il problema (con l’arrivo della carente edilizia scolastica e i doppi turni) della mensa che per molti anni era costituita dal panino quotidiano a base di “rosetta piena di melanzane sott’olio” (anche con una fetta di mortadella per i più abbienti !!) che faceva nascere e proliferare un indotto commerciale notevolissimo con tante salumerie, dislocate nelle vicinanze dei plessi scolastici, come quella dei genitori del governatore Vincenzo De Luca.

Insomma siamo cresciuti a rosette e melenzane il cui costo era molto basso per favorire anche i ceti meno abbienti; ciò nonostante in quegli anni crebbe, e molto, la pratica di sgraffignare la colazione al vicino di banco dissimulando l’atto furbesco per non essere additato come ladruncolo.

E non è mai accaduto niente; e se qualcosa è accaduto non ce ne siamo neppure accorti; comunque è stata l’epoca in cui, senza pandemie vere e senza proclami fasulli, sono state combattute con vaccini veri numerose malattie pericolosissime anche sotto il profilo infettivo.

E se da un lato è vero che le mense scolastiche (cioè pubbliche) favoriscono interessi economici esterni non sempre ben controllabili dal punto di vista della “sicurezza”, dall’altro lato è altrettanto vero che l’evoluzione della frequenza scolastica che spesso scimmiotta le sfilate di moda non consente di portare da casa panini, salviette ed acqua minerale.

Bisogna, quindi, trovare una soluzione mediata ed in tal senso bene stanno facendo quei dirigenti scolastici di Salerno che volontariamente trattano con i gruppi dei genitori ribelli se praticare la linea della fattibilità della proposta del pasto domestico che dovrebbe essere trasportato fuori dal sacco dei libri con palese difficoltà (come era semplice farsi la colazione con quella gustosa rosetta con melanzane e mortadella ?), ovvero del ripristino senza se e senza ma della mensa scolastica anche dove non c’è mai stata; oppure consentire una duplice linea di pensiero nei casi in cui l’applicazione delle prime due dovesse risultare impraticabile.

Per chiudere; i concetti interpretativi a sfondo filosofico cambiano, soprattutto per la sicurezza alimentare; ma sullo sfondo resta inattaccabile quella rosetta con melanzane sott’olio.

 

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