da Antonio Cortese (giornalista)
Ma di quale italianità di compagnia di bandiera si vanno a lamentare i goffi paladini in questi mesi, se essi stessi per anni non hanno quasi mai viaggiato, e quando hanno scelto Alitalia, lamentele su lamentele, senza nemmeno conoscere le lingue inglese, francese e spagnolo; poi, una volta o forse due recatisi all’estero, subito a denigrare il proprio paese …che la politica non andava mai bene, che il viaggio era una schifezza, che la prossima volta meglio optare addirittura un volo charter battente bandiera liberiana… e così via. Gli italiani stanno raccogliendo il frutto del proprio avvelenato esterofilismo. Non basterebbe, gli eterni insoddisfatti della propria italianità sono stati i primi in tutti questi anni a fare cause legali di disservizio alla compagnia, alle agenzie viaggi fino ad arrivare al tassista.
L’italiano medio non é turista aeroportuale, e se lo sia divenuto negli ultimi dieci anni é immaturo. Applaude agli atteraggi, urla nella fusoliera con scaramantiche protezioni da santi e madonne, si lamenta dei posti come si trovasse al cinema, insomma con tutto l’impegno di anni e anni e nonostante il professionismo aeronautico, Alitalia rappresentava un’utenza primitiva.
Inoltre a commentar di lacrime la vicenda sono gli stessi che più di tutti in Europa dispongono per il dieci per cento di seconde case e il resto fanno della pizza di spaghetti in spiaggia sotto l’ombrellone una priorità vacanziera.
Se viaggiano, vanno come imbellettati a un ballo di festa e poi si meravigliano degli altri turisti che invece essendo abituati a viaggiare in aereo più che in automobile, vanno con scarpette e pantaloncini e considerati manco fossero cafoni scappati di casa. Essendo il popolo con la più bassa cultura alata, é logico che la “nazionale di viaggio” sarebbe andata prima che poi in crisi. Ora che un’altra compagnia pone sul tavolo un abbondante quaranta e più per cento, cosa aspettano e che problema fanno ancora i presunti esperti viaggiatori?