A sette anni dalla sua scomparsa l’attualità del grande semiologo, Umberto Eco , continua

 

 

di Pietro Custi (giurista – giornalista)

 

Uomo globale ,il Prof. Umberto Eco, semiologo,filosofo ,saggista, conquistò la stima del mondo ottenendo ben 40 lauree honoris causa,dalla Brown University, alla Sorbona, dall’Università di Mosca a quella di Gerusalemme. Docente universitario, medievalista,critico letterario.  “Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Era nato ad Alessandria il 5 gennaio del  1932  e mori  a Milano il  19 febbraio 2016.  Nel 1980 pubblicò il bestseller mondiale Il nome della rosa, vincitore di innumerevoli riconoscimenti tra cui il Premio Strega.”I social network sono un fenomeno positivo ma danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora questi imbecilli hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”. Per Umberto Eco il Web non ha inventato gli imbecilli, ma ha dato loro, semplicemente, lo stesso pubblico che hanno i premi Nobel. E non l’ha fatto per caso. Perché da sempre i media lusingano l’uomo della strada, per manipolarlo meglio ?

Eco si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, dove si laureò nel 1954, con una tesi sull’estetica di Tommaso d’Aquino. Nello stesso anno di laurea entrò a lavorare in Rai . Successivamente iniziò un’altra importante collaborazione, quella con il settimanale “L’Espresso”. Nel 1959 arrivò il prestigioso incarico della direzione della casa editrice Bompiani.Nel 1961 Eco iniziò la sua lunga carriera universitaria, prima a Torino, poi a Milano e Firenze, dove seppe trasmettere ai suoi studenti le riflessioni che intanto stava elaborando sui Mass Media e sul loro influsso sulla cultura di massa, come quelle confluite nel 1963 in Diario minimo e nel 1964 in Apocalittici e integrati. Nel 1971 aveva già fondato “Versus, Quaderni di studi semiotici”, di cui rimase direttore responsabile e membro del comitato scientifico fino alla morte, mentre divenne segretario prima e vicepresidente poi della IASS/AIS (“International Association for Semiotic Studies”), di cui sarebbe divenuto presidente onorario dal 1994. Presso l’Alma Mater Studiorum Eco vinse nel 1975 la cattedra di Semiotica, per poi dirigere negli anni 1976-’77 e 1980-’83 l’Istituto di Discipline della Comunicazione e dello Spettacolo. Con la pubblicazione de Il nome della rosa, vinse  nel 1980 il Premio Strega,il  best seller tradotto in oltre 45 lingue: un appassionante romanzo tra il giallo storico e il testo narrativo e filosofico, reso ancor più celebre dall’adattamento cinematografico del 1986. Gli anni 2000 furono caratterizzati da un’infinità di scritti eterogenei tra cui La bustina di Minerva (2000) Sulla letteratura (2002), Bellezza. Storia di un’idea dell’Occidente (2002), Dire quasi la stessa cosa (2003), A passo di gambero (2006), Storia della bruttezza (2007), Dall’albero al labirinto (2007), Non sperate di liberarvi dei libri (2009), Vertigine della lista (2009), Costruire il nemico e altri scritti occasionali (2011), Sulle spalle dei giganti (2017), ma anche dalla pubblicazione degli ultimi quattro romanzi: Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (1015). Per Umberto Eco i media non creano, ma coltivano e promuovono e gratificano l’imbecillità, perché fa vendere e fa votare. Umberto Eco ha regalato ai  lettori un nuovo modo di leggere il mondo, utilizzando le parole con la cura e l’attenzione che l’hanno reso uno degli intellettuali italiani più apprezzati di tutti i tempi. Il Web è uno spazio conflittuale,gli imbecilli prendevano la parola anche prima, nei bar, nei capannelli di piazza. Il  Web ha soltanto esteso i decibel delle loro stentoree affermazioni.

 

 

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