BORRELLI: quelle lunghe ore di attesa nello studio di Bettino

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ancora una volta l’ex pm Michelangelo Russo stupisce per le sue “mezze verità” raccontate soltanto da una parte senza guardare all’altra faccia della stessa medaglia, che pure dovrebbe conoscere per aver fatto il pm a Milano nelle cui segrete stanze ha avuto amici e conoscenti fino a poco tempo fa.

L’altro giorno su leCronache.it l’ex magistrato, ora opinionista, aveva anticipato, quasi come un invito, che alcuni magistrati avrebbero disertato in segno di contestazione la cerimonia con la presenza di Antonio Tajani a Salerno per l’intitolazione di due torri del nuovo tribunale a Diego Tajani (ex magistrato e ministro dell’800) e Alfredo de Marsico (notissimo avvocato e ministro); quei pochi magistrati non sono stati ridicoli e non hanno seguito il consiglio di Russo.

Ma il corpo dell’articolo di Russo era tutto incentrato sulla mitizzazione della figura di Francesco Saverio Borrelli, il vero “papà” della tangentopoli nazionale che non mancò di autoesaltarsi con quel famoso (o famigerato !!) grido “Resistere, resistere, resistere” per trasformarsi, anche somaticamente, in un grande illusionista capace di far passare nell’immaginario collettivo una verità non reale; lui non difendeva la costituzione ma faceva aggredire Berlusconi attaccandolo frontalmente, per coprire, forse, vecchie dicerie che lo avevano legato a Craxi.

Sull’argomento è intervenuto, con grande capacità dialettica, l’ex sindaco di Salerno Aniello Salzano (che contro Michelangelo qualche brecciolina nella scarpa ce l’ha ancora) per contrapporre (sullo stesso giornale leCronache.it) alla figura esaltata di Borrelli da Russo, quella più concreta di Giovanni Falcone che spingeva per la separazione delle carriere tra PM e Giudice; e di lui certamente non si può dire che attentava alla libertà – autonomia e indipendenza della magistratura. Molto concreto è stato Salzano.

La vera storia di Borrelli, che Michelangelo Russo fa finta di non conoscere, è un’altra.

Il segretario nazionale del PSI Bettino Craxi nei primi mesi dell’88 chiama a più riprese Carmelo Conte (in procinto di essere nominato ministro) per chiedergli la cortesia di sistemare come Procuratore della Repubblica di Salerno il dr. Francesco Saverio Borrelli che in quel momento è “procuratore aggiunto a Milano” ed ambisce a prendere il posto di capo. Ma Craxi non lo vuole a Milano e cerca di piazzarlo a Salerno; Carmelo Conte resiste alle richieste di Bettino e fa sapere che per Salerno è maturato un accordo tra lui e Del Mese su richiesta di De Mita che vuole a Salerno Ermanno Addesso (di Salvitelle) che da lì a poco tempo diventerà procuratore capo a Salerno e che sembra essere l’uomo giusto per garantire una pacificazione concreta tra i tre big della politica nostrana che poco dopo accettano anche Gerardo Pierro come arcivescovo metropolita di Salerno, sempre su pressione del gran visir di Nusco. E Borrelli; beh ! Francesco Saverio Borrelli quasi quotidianamente, per mesi, si reca presso la segreteria di Bettino Craxi in Piazza Duomo a Milano dove la mitica segretaria Enza lo intrattiene pazientemente per ore; fino al giorno in cui il gran capo, verso la fine di maggio dell’88, si decide e gli lascia via libera per la scalata ai vertici della Procura meneghina.

Non lo avesse mai fatto.

Naturalmente su questa storia contesto le bugie di Michelangelo Russo ed apprezzo l’illuminato racconto di Salzano su Falcone.

 

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