Usa – Ucraina – Russia: da Kennedy a Prigozhin

 

Aldo Bianchini

 

Prof. Luigi Gravagnuolo

SALERNO – Con molta attenzione ho seguito il dibattito, indiretto, tra Salvatore Memoli e Luigi Gravagnuolo, che ha preso quota sulle pagine del giornale online “leCronache.it”; al centro uno degli argomenti più interessanti di questi ultimi tempi, cioè la guerra tra Russia e Ucraina, con la Russia nelle vesti di Paese aggressore e l’Ucraina in quelle di Paese aggredito.

Due visioni completamente diverse dello stesso essenziale problema incentrato su chi e perché finanzia e sostiene i grandi conflitti locali che rischiano di deflagrare su tutto il pianeta Terra; e ad ogni in sorgere di conflitti ritorna sempre la stessa domanda: “Sono spinti e sostenuti da ragioni economiche di mercato o da posizioni ideologiche intransigenti ?”; ragioni e posizioni che gli altri grandi Paesi (Cina, India, Brasile e Sud Africa compresi) almeno per il momento sembrano subire inopinatamente; così come subisce la “NATO”  e tutte le nazioni ad essa collegate, nell’ottica di una esigenza di durezza dell’Occidente nel continuare tenere in piedi un’organizzazione prevalentemente guerrafondaia, quando dall’altra parte dell’ex “Cortina di ferro”  è stato già da tempo smantellato il c.d. “Patto di Varsavia”.

Ho letto e riletto gli interventi di Memoli e Gravagnuolo ed in tutta sincerità devo dire di essermi istantaneamente e liberamente schierato con la posizione di Salvatore Memoli che mi è apparsa più aperta, più capace anche di cambiare idea, meno ideologica e sicuramente più aderente alla realtà di quanto è accaduto in passato ed accade oggi nello scenario mondiale con tutte le dinamiche che passano sulle nostre teste intrise ancora di ideologismi che non trovano più radicamento nella realtà di un’economia globale che tutto travolge e stravolge.

Salvatore Memoli, con l’articolo dal titolo “Ucraina: cambiare idea si può” tra le altre cose, dice: “Evidentemente l’America degli americani che soffiano sul fuoco per vendere le armi ha tutto l’interesse di edulcorare la verità. Sembra chiaro che corriamo dietro a degli impostori e che i morti sono tutte vittime della guerra di un capitalismo delle armi che ha tutto l’interesse a non alzare la bandiera bianca. Le idee si cambiano non per convenienza, anche per onestà. Sinceramente in questa fase abbiamo bisogno di intellettuali onesti, non di attivisti di partito, che ci aiutino a ricercare le verità che l’informazione non ci aiuta a capire”.

 

Avv. Salvatore Memoli

Luigi Gravagnuolo, con l’articolo dal titolo “Il fantasma di Prigozhin nei corridoi del Cremlino” tra le altre cose dice: “Non ci sarà da meravigliarsi più di tanto se tra qualche settimana, o forse anche prima, per le strade di Mosca comincerà ad aggirarsi il fantasma di Prigozhin. Vedrete, spunteranno altri sei sette Prigozhin. E non ci riferiamo a nuovi gangster, emulatori dell’originale, che metteranno le proprie bande armate a disposizione del capo mafia oggi al potere al Cremlino, ma a Prigozhin redivivi. Prima sui social, poi col passaparola si diffonderà la voce che in realtà Prigozhin non stava sull’aereo abbattuto, lì c’era un sosia. Lui è vivo ed è pronto, con i suoi uomini, a spodestare il vero traditore della Russia, quello che oggi occupa indegnamente il Cremlino. I nuovi Prigozhin avranno la sua stessa voce, parleranno chissà da dove, dall’Africa o da Minsk, da San Pietroburgo o da Rostov sul Don, gli somiglieranno come gocce d’acqua. E tormenteranno i sonni di Putin”.

 

E’ vero quello che dice Gravagnuolo circa i fantasmi che si aggirerebbero nei corridoi del Cremlino, non deve però dimenticare i tantissimi fantasmi che aggirano nei corridoi della Casa Bianca e del palazzo della CIA e dell’FBI.

Ad entrambi ricordo un aneddoto che da anni viene sussurrato negli ambienti bene di tutti gli USA; un aneddoto più reale che fantasioso che si riferisce alle ore immediatamente successive all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy che avvenne alle 12.30 ora locale di Dallas del 22 novembre 1963: “Poche ore dopo l’assassinio alcuni agenti del KGB si presentarono nell’ambasciata USA a Mosca per consegnare documenti probatori sull’innocenza dei servizi segreti russi per l’assassinio. Solerti funzionari della CIA e FBI risposero con decisione: tranquilli sappiamo già tutto”.

Ha ragione, quindi, Salvatore Memoli. ?

 

 

 

 

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