Il Cilento ha bisogno di far crescere cultura e istruzione.

 

Solo se si investe seriamente nella scuola, nella cultura e nella formazione, oltre che nella ricerca, questa terra potrà uscire dallo spopolamento e dalla povertà e diventare un attrattore di sviluppo.

di Enrico Trotta (giornalista editorialista)

Maria Montessori (1870 - 1952)

Una psicologa (del Piano di Zona) che stimo molto per la professionalità e l’energia che la contraddistinguono e la tenacia nella vita, mi ha rappresentato, che nel comprensorio di Vallo della Lucania, in cui lavora, spesso chiamata per consulenze anche dalle Istituzioni locali di Vallo della Lucania e zone limitrofe, dicevo mi ha rappresentato di essere stata chiamata da una Scuola primaria per una consulenza di integrazione di bambini africani con quelli italiani.

Gli insegnanti e la dirigente lamentavano che i ragazzini africani non accettavano di stare fermi nei banchi come “statuine” alla pari dei bambini italiani, spesso rassegnati. Ovviamente la psicologa ha cercato di far riflettere gli stupidi “burocrati” insegnanti della scuola Vallese che i bambini africani, abituati alla libertà dei Villaggi e delle foreste, non potevano essere “irregimentati” nella Cultura dell’immobilismo e dell’ingabbiamento in schemi rigidi e di paralisi comportamentale e feudale. I bambini, anche nel Cilento, devono crescere nella Libertà e stimolo della Creatività secondo il metodo della famosa pedagogista, psicologa infantile e terapeuta, l’anconetana di Chiaravalle Maria Montessori, nata nel 1870 e vissuta a cavallo dei due secoli, cioè in parte nel ‘900.

Il metodo Montessori, famoso in tutto il mondo, per il quale nel 1926 istituì il primo corso di formazione per docenti a Roma consisteva nel dare al bambino ampia libertà di manifestare la propria spontaneità. In questo contesto, l’adulto deve intervenire solo per aiutarlo nella conquista dell’autonomia, senza interferire con il suo percorso di crescita e permettendogli di imparare ed auto correggersi.

Parimenti, trasferendo la riflessione dalla Scuola alla Società civile e agli enti locali, anche qui sarà necessario “rimodulare gli schemi organizzativi” e la cultura del “Management” del fare progetti concreti e realizzabili.

Dunque, non “fulminate” promesse elettorali, ma sviluppando insieme alle Associazioni del territorio le iniziative realmente fattibili su tre macro tematiche: cultura e istruzione, sanità, trasporto pubblico, strade e vie di collegamento per merci persone e turismo. Se un’amministrazione comunale responsabilizza la base sociale a collaborare lungo queste linee-guida e a stimolare i propri giovani alla concretezza del dialogo proficuo e costante, avrà l’opportunità di migliorare la qualità complessiva della vita dei paesi e delle persone che vi abitano.

Un buon Sindaco e una buona Amministrazione locale devono insistere su cultura, istruzione, formazione e ricerca. Partire dai bambini nella scuola primaria ed investire su queste Generazioni di uomini del futuro non è un’utopia, ma è l’inizio di fondamenta nuove da cui ripartire.  Ad Maiora!

 

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