SALERNO: identitaria e non dimenticata !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – La dirigente scolastica dell’istituto Alfano 1°, prof.ssa Elisabetta Barone (unitamente alla coordinatrice Annamaria Valletta ed a tutto il corpo docenti), per la prima volta a memoria d’uomo in questa città, ha scaraventato sul tavolo di una possibile futura discussione critica ma costruttiva il più grande problema etico-sociale-comportamentale che accompagna da sempre l’esistenza stessa dell’intera comunità.

La Salerno dimenticata” della Barone e company costituisce, a mio sindacabilissimo giudizio, il primo e vero momento di partenza di un discorso che si annuncia molto lungo e che non poteva non partire dalla scuola, cioè dalle generazioni che dovranno esprimere la classe dirigente di domani.

C’è, invece, chi sostiene che la città vive un problema di identità nell’errata concezione di una modernità diffusa; per me questi restano ragionamenti cervellotici e filosofici (nel migliore dei casi !!), il problema potrebbe essere molto più semplice di quello che da più parti viene prospettato in chiave più politica che strutturale e, forse, anche culturale.

Difatti il cittadino medio salernitano l’identità ce l’ha eccome, ed è un’identità che trasferisce in un amore profondo per la sua città e se “l’identità non è un dato anagrafico, né un valore matematico” (come diligentemente scrive Alfonso Malangone in un suo recente articolo) va da sé che il problema è annidato altrove.

E’ sufficiente rileggere l’elenco dei 23 personaggi presentati agli studenti nel corso della celebrazione della giornata di studi dedicata a “La Salerno dimenticata” per capire che il problema viene e va in un’unica direzione; difatti non siamo di fronte ad una Salerno dimenticata ma ad una Salerno che dimentica. E questo l’ho sempre saputo fin da bambino, nei lontani anni ’40, quando a scuola e in casa mi spiegavano che il salernitano medio non restituisce mai ciò che riceve e che è mal disposto a riconoscere e cristallizzare nel ricordo i meriti altrui. In poche parole il rispetto del ruolo degli altri è soltanto un’espressione letteraria.

Un problema quasi irrisolvibile perché fa parte dello stesso DNA di ogni salernitano, capace con una faccia di supplicare il personaggio di turno e con l’altra di utilizzare al meglio e solo in via strettamente personale ciò che quel personaggio è in grado di dare; un minuto dopo la caduta o la dipartita del personaggio tutto è dimenticato e rinchiuso per sempre nell’oblio del tempo che passa inesorabile a coprire anche il benchè minimo ricordo.

Per questo, forse, la comunità salernitana ha scelto come suo protettore San Matteo; anche Lui aveva due facce. e se da un lato appariva propenso a raccogliere le suppliche, dall’altro metteva in atto tutte le strategie in grado di far entrare quante più gabelle nelle casse pubbliche.

Oltre i pochi personaggi portati alla ribalta dall’iniziativa della prof.ssa Barone ce ne sono tantissimi altri ormai sbiaditi, se non scomparsi, nell’immaginario collettivo già al servizio di un nuovo padrone.

Ecco, è proprio qui l’importanza dell’iniziativa avviata dall’istituto scolastico Alfano 1° che mira a demolire quel sistema strutturale del “facile dimenticare” per inculcare in ognuno la visione non più egocentrica del problema, piuttosto l’apertura mentale più propensa ad accettare una nuova linea di pensiero rivolta al bene comune e non sempre, e non soltanto, a quello personale.

In questo (e forse soltanto in questo) sono perfettamente in linea con il pensiero di Alfonso Malangone quando, in merito alla novità proposta dalla Braone, scrive: “Il loro lavoro è stato davvero encomiabile. Dopo intense ricerche in ogni utile archivio, hanno selezionato 23 cittadini/e, o abitanti della Provincia, in funzione delle loro straordinarie scelte di vita e hanno ricostruito le loro azioni uniche e preziose. Sono persone vissute nel rispetto di principi ispiratori di una straordinaria personalità individuale poi divenuta concreto elemento di rinnovamento della coscienza collettiva della Comunità. Eppure, sono stati dimenticati. Adesso, però, si possono conoscere e, in verità, vale la pena di farlo, visitando la Mostra entro la fine anno.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *