Ucraina, giorni cruciali

 

 

by Luigi Gravagnuolo 30 Aprile 2024

 

Ricordiamo bene i primi giorni dell’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa due anni fa. Gli aggressori furono sorpresi dalla veemenza della resistenza ucraina. Si aspettavano la resa immediata di Kjev, con tutta evidenza. Ci fu un attimo di sbandamento e l’apertura a trattative di pace, che si tennero tra Bielorussia e Turchia. In quella sede Zelenski’j non accettò mediazioni di sorta, nessuno scambio pace per territori, l’invasore doveva essere respinto nei suoi confini riconosciuti dal diritto internazionale. Si sentivano forti gli Ucraini, oltre che del loro coraggio, anche degli aiuti dell’Occidente. Aiuti che ci furono e che servirono per ricacciare un po’ alla volta e con fatica i Russi al di là del Dnipro.

Fu a quel punto che il Ministro Lavrov ed altre personalità dell’autocrazia russa avvertirono gli Ucraini: ‘Davvero vi fidate degli USA e della NATO? Non vedete come hanno abbandonato a se stessi prima i Vietnamiti e poi gli Afghani, che si erano fidati di loro ed avevano combattuto al loro fianco. Gli Americani provocano guerre, poi, quando non gli convengono più, scappano!’ Questo, grosso modo, il tenore degli avvertimenti.

Ci tornarono in quei giorni a mente le immagini degli Afghani appesi ai carrelli degli aerei a Kabul ad agosto del ‘21. E quelle di Saigon nel ‘75. Maledettamente simili.

Gli Ucraini non si lasciarono fuorviare dalle allusioni di Lavrov e continuarono a battersi palmo per palmo. Lo stanno facendo ancora ma, dopo i successi e le riconquiste dell’estate ‘23, dall’autunno ad oggi stanno subendo colpi terribili. Intendiamoci, oltre che qualche villaggio prima distrutto e poi preso dai Russi e i bombardamenti alle centrali energetiche ed alle infrastrutture dei trasporti, non è che l’orso stia ottenendo chissà quali risultati strategici. Ma le truppe di Kjev sono stanche, senza ricambi adeguati, male armate. Soprattutto male armate.

L’Occidente ha fornito loro armamenti ed addestramento, ma con lentezza addirittura irritante, con parsimonia e, soprattutto, non integrando il munizionamento, che è andato esaurendosi. All’opposto La Russia sta tenendo botta molto bene alle sanzioni economiche, anche grazie al supporto di Cina, Iran e India, dispone di una riserva di soldati – diciamolo pure: di carne da macello – imponente e di una capacità di produzione autonoma di armi molto efficiente. Più di tutto sta incidendo sull’andamento della guerra la supremazia aerea, forse è meglio dire il controllo totale dei cieli da parte dei Russi. Né da terra gli Ucraini sono stati messi nelle condizioni di respingere i quotidiani assalti aerei con sistemi di difesa da terra all’altezza delle necessità. La disponibilità di soldati russi è il quadruplo degli ucraini, per ogni colpo sparato dall’artiglieria ucraina i Russi ne sparano dieci, raccontano gli inviati al fronte. E dal cielo quotidianamente i Russi, servendosi di droni iraniani, lasciano cadere bombe plananti cariche di tonnellate di esplosivo.

Così il fronte ucraino sta barcollando. Dovessero i Russi riuscire a sfondare le linee difensive di Kjev nei prossimi giorni, sarebbe una Caporetto per Zelenski’j ed i suoi.

Soprattutto sarebbe una debacle irrecuperabile per gli USA e per l’Occidente nel suo insieme. Chi si fiderebbe più della protezione degli USA? La Georgia e la Moldavia per prime sarebbero in pericolo. E poi i Paesi Baltici, quelli Scandinavi, la Polonia, in ultima istanza l’Unione Europea, si sentirebbero tutti orfani di protezione. E per gli USA forse sarebbe l’inizio della fine della supremazia nel mondo.

Senza trascurare che hanno il nemico in casa, come le recenti proteste pro-Hamas nei campus americani stanno mettendo in evidenza. E già, perché anche sotto il rispetto della guerra ‘ibrida’ l’Oriente sta sfangando l’Occidente. Qui fake news, ricostruzioni storiche ed evenemenziali farlocche distribuite capillarmente tramite i social e non pochi opinion maker a busta paga delle ambasciate, attivi sui giornali, sulle tivvù e sulle radio. Un fronte interno che scricchiola. Lì assassinii e arresti di chi si permette anche solo di postare dei dubbi, social sotto controllo, nessuna libertà di critica. Il plebiscito di marzo per Putin è stato eloquente. Le autocrazie controllano i propri sudditi con un’efficacia impareggiabile dalle democrazie.

Eppure a tutt’oggi la sproporzione delle forze militari ed economiche tra campo occidentale e l’asse sino-russo-iraniano sarebbe ancora a grande vantaggio per l’Occidente. Sulla carta, in caso di scontro diretto e frontale, non ci sarebbe scampo per Putin, Xi e Raisi messi insieme. Ma di mezzo ci sono le atomiche e l’Occidente giustamente tentenna, persegue la de-escalation. Neanche minaccia. Fino a quando gli USA possono assistere al lento martirio dei propri alleati e al declino della loro leadership senza mettere un punto fermo?

Devono essere state queste considerazioni ad aver indotto finalmente parte dei membri del Congresso USA di fede repubblicana a togliere il veto alla fornitura di nuove armi all’Ucraina e ad Israele; quanto meno per mettersi nelle condizioni di poter negoziare alla pari con l’altro campo. Vedremo ora se i nuovi aiuti arriveranno per tempo a Kjev e se saranno idonei a ribaltare i rapporti di forza sul campo di battaglia. L’impressione è che sia questione di giorni. Se la Russia prende anche Chasiv Yar – vi è molto vicina – saranno molto più complicati non solo un’eventuale controffensiva ucraina, ma finanche la difesa e il freno dell’avanzata russa.

 

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