Il Ponte di Caiazzano: un disastro che divide tutto e tutti.

 

da Salvatore Memoli (avvocato – giornalista – scrittore)

=== (nella foto la grande sceneggiata del luglio 2023 con il finto taglio del nastro e con Franco Alfieri in testa)

L’acqua del Tanagro scorre lenta, da tempi lontani, attraversando terreni ubertosi che la mano nodosa dei contadini cura da sempre. I corsi d’acqua nel Vallo di Diano sono stati sempre una benedizione per tutti, per una rigogliosa agricoltura che dalla zootecnia al sostegno degli orti, pieni di grazia di Dio, hanno sostenuto l’economia semplice del posto. Il Tanagro è certamente il fiume più gallonato del Vallo di Diano. Conserva le memorie di anni di storia che si sovrappongono nei tempi che passano.
I corsi d’acqua del territorio attraversano campi e centri abitati, di una valle piena di storia e di memorie che attraversano  le vicende umane di tutti. S’ingrossano facilmente fino alla minaccia per i raccolti, più volte si sono trasformati in tragedie per l’integrità dei territori. Caiazzano ha una sua particolarità, pur nella quotidianità della sua storia, la sua triste vicenda  si riannoda con l’inquietante gestione amministrativa della Provincia che deve provvedere al recupero del ponte e che non riesce a riunire e mettere a sistema le diverse competenze istituzionali. La località si trova in mezzo a due fenomeni prodigiosi per le attenzioni mediatiche e per le presenze di turismo. Da una parte la Certosa di Padula e dall’altra la Valle delle Orchidee di Sassano, nel pieno del Parco del Cilento. Gli occhi possono sognare di riunire un territorio con le sue bellezze naturali e le sue invitanti architetture di un patrimonio religioso che ha attraversato i secoli.
Certo i turisti possono anche non passare sul Ponte del Caiazzano ma non si riesce ad immaginare una vita locale dinamica se un pezzo di territorio si interrompe per anni, anzi si barrica dietro l’inefficienza delle istituzioni e le limitazioni degli strumenti.  Ricostruire un ponte  serve a rivitalizzare popolazioni laboriose di persone operose che hanno bisogno di vivere.
All’inizio sembrava che tutto si sarebbe risolto subito e che la concordia politica e l’efficienza delle arti avrebbe consentito di riutilizzare un antico asse viario, oggi strada Provinciale 51, che pure consente a migliaia di persone di spostarsi per le quotidiane attività che trasformano in economia di base il frutto di un lavoro che il tempo non ha mai cambiato. Tra Sassano e Padula si arriva a circa diecimila abitanti ma l’incidenza del traffico che usa il Ponte di Caiazzano si calcola in modo da coinvolgere tutti gli interessi che s’incrociano da una parte e dall’altra dell’asse viario, moltiplicandosi con le variabili degli interessi quotidiani di strati diversi della dinamica popolazione del Vallo di Diano. Oggi tutti subiscono un torto di proporzioni indescrivibili con aggravio di costi e intensificazione dei flussi viari destinati a girare mezzo Vallo di Diano.
Un anno, due, alcuni anni,siamo quasi a quattro anni di fermo della viabilitâ e di moltiplicazione delle chiacchiere, hanno dimostrato che questa gente ha avuto una tolleranza che ha sfidato la proverbiale sopportazione. I danni si sommano e sono tali da essere registrati e da far scattare una class action contro chi usa le variabili di aggiornamenti come arma per gettare nella palude qualsiasi passo in avanti.
A che servono le promesse di risoluzione, le prospettazioni di interventi di macchinari prodigiosi che potrebbero risolvere i problemi e che invece diventano un miraggio in un deserto demotivante?
A chi possiamo guardare in faccia per esprimere il disappunto di un ritardo che cristallizza una condizione di marginalità tecnica e politica che scarica su una porzione di popolazione il peso di tanta incapacità?
La vicenda del Ponte di Caiazzano divide gli animi quanto un territorio tenuto ostaggio di problemi strutturali, politici, di efficienza tecnica e amministrativa.
La strada Provinciale 51 é morta! La sua morte trascina con sé tutto e tutti, soprattutto le speranze di un popolo che merita maggiore rispetto.
Ho deciso di parlarne come testimonianza di vicinanza ad un territorio a cui sono legato da vivissimi sentimenti e ricordi, per il quale si deve sentire vergogna ed indignazione. Meno male che esiste un vasto schieramento di persone ed associazioni che si spende ogni giorno per mantenere in vita la drammaticità di questo ” problema Caiazzano”.
La ferita di questa incomprensibile paralisi infrastrutturale tocca tutto il Vallo di Diano. Non ci sono giustificazioni che possano placare gli animi dei residenti che sentono il voltafaccia delle istituzioni interessate e non condividono i rinvii della ripresa dei lavori.
Problema che solleva gli animi e rinverdisce l’amarezza di una distanza come periferia dai centri di potere decisionale.
Potrà il Presidente della Provincia arch. Vincenzo Napoli farsi carico di questa priorità?

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *