Mons. PIERRO: il dibattito si allarga

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Continua la mini inchiesta sulla vita e sulle opere del compianto Mons. Gerardo Pierro, arcivescovo della diocesi Salerno-Acerno-Campagna dal 1992 al 2010, con un dibattito che comincia ad allargarsi ed esce dall’iniziale dialogo a due tra me e l’anonimo “Altrove”.

Dopo l’ultimo articolo pubblicato il 13.05.25 su questo giornale è arrivato un commento riservato sul mio whats-app da parte di un personaggio molto noto nel mondo della politica salernitana di cui per la citata riservatezza posso soltanto indicare le iniziali del suo nome e cognome “Bo.Em.”:

Commento B.E. del 14 maggio 25: “Questo altrove è sicuramente del gregge … La questione di fondo è che la fede cristiana e cattolica non è una fede iniziatica e misterica che non si può capire e viceversa è la fede di chi è sempre disposto a dare ragione della propria speranza perché il mistero nascosto in Dio (come in qualunque religione) si è rivelato in Cristo che attraverso l’incarnazione cancella la distanza tra sacro e profano poiché grazie a questa incarnazione tutto è sacro, tutto è redento. I testi di Bonheffer sono chiarissimi su questo. … Basta leggere l’Etica … Questa è la ragione della mia distanza teologica dal Gregge non dalle persone che mi sono care …  Il tentativo teologico del Gregge dal mio punto di vista è eretico poiché ripristina la separazione tra sacro e profano rimettendo dio in una posizione di isolamento inaccessibile … Viceversa l’incarnazione se non è un fatto folcloristico accaduto 2000 anni fa è il gesto con cui Dio entra nella storia e si fa storia …  Nell’Eucaristia   celebriamo un Dio che si fa carne qui e ora, si incarna per ricucire la separazione qui e ora, perché ciò che è abbandonato e disperso possa essere ricondotto all’ unità … E oggi, come sempre, l’appello alla conversione è l’appello alla riconciliazione, alla responsabilità del singolo cui è chiesto di vivere per amore e con amore e non per interesse e con violenza/potere/dominio”.

Quasi nelle stesse ore dell’arrivo del commento di B.E. è stata postata ufficialmente sul giornale l’ulteriore precisazione di “Altrove” che, ovviamente, non conosceva il contenuto del commento sopra pubblicato.

Post di Altrove del 16 maggio 2025:  “Leggo con attenzione quanto scritto, e anche con gratitudine: ogni dialogo – se resta tale – è un’occasione per cercare la verità. Eppure sento il dovere di precisare che quanto da me scritto in precedenza non può essere usato come conferma indiretta dell’esistenza di “veleni” o “segreti”. La mia non era una smentita né una conferma: era una testimonianza. E, come ogni testimonianza, nasce da uno sguardo interno, vissuto … Non ho mai negato che vi siano state tensioni nella Diocesi di Salerno, soprattutto negli anni più complessi del ministero episcopale di Mons. Gerardo Pierro. Sarebbe scorretto far finta che tutto sia sempre stato sereno. Quelle tensioni hanno riguardato anche il rapporto tra parte del clero e la Curia, e hanno lasciato un segno. Ma l’intento del mio intervento non era certo quello di occultarle, bensì – semmai – di ricordare che dentro quelle fratture c’erano persone reali, credenti autentici, anime impegnate in una ricerca di senso e fedeltà … In particolare, Don Franco Fedullo non è stato uomo di strategie. È stato un uomo di convinzioni. Ha difeso ciò in cui credeva con dignità e coerenza, senza mai cedere all’odio, né al compromesso. E ciò che ha sostenuto è stato oggetto di riflessione e discernimento anche da parte di alte figure ecclesiali, tra cui Superbo, che ha seguito con attenzione e paterna sollecitudine alcuni snodi delicati della vita della Diocesi … A chi conosce i fatti, è noto che organi ecclesiali di grande rilevanza hanno valutato e accompagnato il cammino di quegli anni. Non si è trattato, dunque, di un “non detto” da riempire di suggestioni giornalistiche, ma di un processo ecclesiale reale, che ha coinvolto coscienze, relazioni e discernimenti non sempre semplici … Io non possiedo tutta la verità. E non intendo negare a nessuno il diritto di interrogare il passato, di ricostruirlo, persino di criticarlo. Ma mi permetto di dire che la verità non è solo ciò che appare nei documenti o nelle nomine, ma anche ciò che si custodisce nei silenzi fedeli, negli atti nascosti, nelle rinunce non rivendicate … Chi ha vissuto quegli anni non può non ricordare il peso umano e spirituale che alcune scelte hanno avuto su sacerdoti, laici, e intere comunità. E non si può ridurre tutto a un gioco di potere. A volte, ciò che sembra conflitto era semplicemente coscienza che non voleva spegnersi. Chi scrive, lo fa, non per coprire, ma per tentare un’altra via: quella della memoria che non giudica, ma ascolta. Che non assolve né condanna, ma prova a custodire ciò che di vero e buono è passato in mezzo a noi. Non si tratta di riscrivere la storia, ma nemmeno di piegarla a una lettura univoca. Se la Chiesa è davvero “madre”, allora dovrà esserlo anche di chi ha vissuto con coraggio certe stagioni difficili, e ha scelto la fedeltà alla coscienza anziché il calcolo della convenienza … Quando tutto sarà raccontato, ciascuno con la sua lente, forse resterà solo questo: il segno lasciato da chi ha continuato a credere, anche quando creder costava”.

Neanche io, naturalmente, non possiedo tutta la verità; cerco di ricostruire soltanto i fatti noti aggiungendoci forse anche in maniera suggestiva il mio pensiero. Quando scrivo della “trimurti” ho una precisa convinzione che presto esternerò per tutti Voi.

 

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