VALVA (1°) –  il paese, le sue bellezze, il fantasma del castello, gli scandali e le morti sospette: un’inchiesta giudiziaria farlocca ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Da pochi giorni VALVA (SA) è ritornato, dopo nani di silenzio velato, nel tritacarne mediatico-giudiziario a causa di un’inchiesta iniziata nel 2023 su specifico esposto-denuncia (cosa molto diversa dalla denuncia-querela secca) prodotto come atto dovuto a tutela dell’Ente dall’attuale sindaco Giuseppe Vuocolo (ben trincerato dietro l’esposto-denuncia per non correre rischi di contro querele per falso, calunnie, ecc.) a carico di otto personaggi tra i quali imprenditori e funzionari pubblici per presunti illeciti commessi nei Comuni di Valva (787.000 euro), Ottati (importo 683.775,52 euro), Casaletto Spartano (468.057,71 euro) e Padula (411.166,65 euro).

Sull’esposto-denuncia è stata aperta dalla Procura della Repubblica di Salerno una inchiesta nei confronti delle otto persone individuate come probabili responsabili ed accusate a vario titolo di falso ideologico, turbata libertà degli incanti e truffa aggravata ai danni degli Enti pubblici innanzi citati.

La Procura aveva richiesta l’arresto in carcere per gli otto, ma il GIP ha rigettato la richiesta: fatto questo alquanto significativo per il seguito dell’inchiesta che potrebbe sgonfiarsi da un momento all’altro.

Uno scandalo, nel solco della tanto conclamata tangentopoli, con una dimensione molto ristretta rispetto a quella storia degli anni ’90, ma che tocca, al momento, quattro paesini (della Valle del Sele, della Valle del Calore, del Vallo di Diano e del profondo Cilento) con necessità di eseguire immediati lavori di sistemazione idrogeologica.

Il problema, secondo l’esposto, nasce a Valva dove la ditta sotto inchiesta e con sede legale a Salerno avrebbe acquisito i titoli tecnici necessari per estendere la sua azione lavorativa anche ad Ottati, Casaletto Spartano e Padula il cui coinvolgimento diretto nell’inchiesta è, al momento, soltanto formale in quanto non esisterebbero chiamate di correo per nessuno dei loro sindaci, funzionari e tecnici.

Fin qui la notizia, con varie sfaccettature e sfumature, diffusa dalla Procura della Repubblica e repentinamente pubblicata da tutti i giornali di quasi tutta la provincia di Salerno.

Per entrare di più dentro la notizia bisogna, prima, ricostruire il clima di sospetti e veleni che si respira a Valva fin dentro il Castello del fantasma, residenza privilegiata del mitico e compianto barone Christian von Hausckha Treuenfels, responsabile dello SMOM (Sovrano Militare Ordine di Malta) proprietario dello storico castello; barone che alimentò il mito del “fantasma del castello” correlato anche alle quattro morti sospette di Valva (ivi compresa quella dello stesso barone).

Insomma il piccolo centro agricolo di Valva, nell’alta Valle del Sele, vivrebbe fin dagli anni immediatamente prima del terremoto dell’80 un clima di “diffusa illegalità”, quasi come se tangentopoli non avesse insegnato niente e nessuno.

La presenza dello SMOM è abbastanza indicativa in quanto direttamente immerso, all’epoca del terremoto, nei meandri degli appalti pubblici affidati, quasi tutti, alla COOP rossa SISTEMA pilotta dal proconsole locale delle cooperative rosse “Giovanni Donigaglia” (detto Gambadilegno per via della sua menomazione fisica); solo per l cronaca ricordo a  tutti che Donigaglia è colui il quale agli inizi di maggio del 1993, accompagnato dall’imprenditore Vincenzo Ritonnaro, si incontrò nella sede del PDS di Via Manzo a Salerno con l’allora segretario provinciale per discutere di alcuni sponsoraggi che la Coop. Sistema doveva pagare alla politica di sinistra del tempo.

Il resto nelle successive puntate di questa mini inchiesta giornalistica.

 

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