REFERENDUM: mi vergogno di votare

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Non lo nascondo, mi vergogno di andare a votare e non ci andrò. Perché tolti i due primi referenduim della storia repubblicana (scelta tra monarchia e repubblica – divorzio), chiari e non equivoci, c’è stato un susseguirsi di quesiti referendari senza senso ed alcuni da scemenza pura; complicatissimi sul piano dell’interpretazione degli stessi quesiti che spesso rappresentano soltanto sproloqui politico-sindacali e nulla più.

Le votazioni referendarie del 7 e 8 giugno prossimi sono, se possibile, i più complicati della storia (dal 1946 ad oggi in Italia si sono svolti 78 referendum nazionali, di cui 72 referendum abrogativi, un referendum istituzionale, un referendum di indirizzo e 4 referendum costituzionali) per i cinque i quesiti referendari di cui la Corte Costituzionale ha dichiarato l’ammissibilità e sui quali siamo chiamati ad esprimerci con il voto nei giorni 8 e 9 giugno. Dalle 7 alle 23 la domenica e dalle 7 alle 15 il lunedì.

Mi ha dato fastidio, a pelle, il quarto quesito referendario che recita così:

  • «Volete voi l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” come modificato dall’art. 16 del decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106, dall’art. 32 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modifiche dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, nonché dall’art. 13 del decreto legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito con modifiche dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, limitatamente alle parole “Le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”?».

Siamo nel Paese di Pulcinella; uno profluvio di parole senza senso semplicemente per chiedere se il popolo vuole nuove regole contro il fenomeno degli infortuni sul lavoro che miete vittime e feriti ogni giorno per centinaia di migliaia di eventi ogni anno.

E mi sono chiesto se è davvero necessario consultare il popolo, e perdere tempo e denaro, per capire che c’è realmente bisogno di nuove regole come da oggi si dice soltanto a chiacchiere.

Una trappola per le allodole che maschera battaglie politico-sindacali che niente c’entrano con la sacralità della vera essenza referendaria. Per questo non andrò a votare.

 

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