Caimangate/70: il suo Crescent, le vetrate e la sfida ai magistrati !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Ormai sono tantissime le cose di Vincenzo De Luca che mi spaventano. Lo dico, ovviamente, più per lui che per me stesso. L’ambizione di quest’uomo non ha più limiti e rasenta davvero la farsa se non proprio il parossismo. In tutto questo c’è qualcosa che non va, che non mi convince; bisognerebbe che uno di quelli che gli stanno intorno cercassero o almeno tentassero di riportarlo verso una dimensione più umana e meno faraonicamente apodittica. Più che agli altri, un appello lo rivolgerei direttamente ai figli di De Luca, sono loro i primi e sono loro gli unici in questo memento che potrebbero indurre l’illustre genitore a rientrare in una dimensione più terrena. Tutto questo finirà, sta scritto nelle cose terrene, e sarebbe giusto che per tempo il sindaco si avviasse su un sentiero più pacato e comprensibile senza bisogno di evocare scenari apocalittici ed oligarchici. Sfidare fino in fondo tutto e tutti non è mai stato, storicamente parlando, molto produttivo. L’altra sera, in Piazza Portanova (la piazza dello storico <<Vincenzo m’è pate a me>>, ha toccato forse l’apogeo della sua enfasi quasi dittatoriale salendo sul piedistallo per guardare dall’alto sia la folla che lo osannava, sia il nuovo plastico del Crescent per il quale qualcuno ora chiede conti e ragioni. La frase che mi ha colpito di più <<il mio Crescent>> da l’esatta dimensione di quello che sto scrivendo. Dunque siamo arrivati all’apoteosi auto celebrativa, il Crescent non è più di nessuno, è soltanto suo. La postura e la maschera deluchiana, almeno quella andata in scena l’altra sera, è quasi come quella del mitico Cheope, faraone d’Egitto, che 2560 prima di Cristo fece edificare la <<sua piramide>> e subito dopo ridusse al rango di schiavo l’architetto che l’aveva disegnata (Hemiunu, il più grande dell’epoca) ideando finanche la <<camera del Re>>, per far capire a tutti che solo lui, Cheope, poteva fare e disfare a piacimento l’ardito e ambizioso progetto. Anche Ricardo Bofil, l’altra sera assente, è uscito con le ossa rotte sotto l’incalzare delle novità (saranno vere ?) che De Luca ha annunciato per il <<suo Crescent>> in barba al progettista. E giù applausi a scena aperta, troppi gli adulatori disposti a beffeggiare chiunque pur di far ringalluzzire il proprio duce e di proiettarlo sempre di più allo sbaraglio; manco quello vero, Benito Mussolini, ebbe mai l’ardire di dire che un’opera pubblica era sua. L’altra sera, devo confessare, il sindaco caimano ha agito prima di fioretto e poi ha affondato la sciabola; è stato molto abile nel trascinare prima la folla con le farsesche similitudini tra Rio de Janeiro e Salerno (forse per via del Crocifisso di San Salvatore, o per il fantomatico albergo a sette stelle, chissà !!) e poi ha affondato la sciabolata sia contro gli ambientalisti che la Soprintendenza ed anche la magistratura. E’ arrivato a sostenere, il sindaco, che le vetrate del Crescent (soprattutto quelle a piano terra) consentiranno la visione senza ostacoli della divina costiera senza interrompere la naturale congiunzione tra il mare e il centro storico. Incredibile, ma lui se l’è giocata come una carta importantissima nella battaglia che tra poco si aprirà intorno al tavolo tecnico ministeriale dove si dovrà discutere dell’annunciato parere negativo della Soprintendenza sulla compatibilità ambientale della mastodontica costruzione. Una trovata che sulla carta appare assolutamente geniale e convincente almeno per la plebe. Anche Cheope per rispondere ad un suo avversario che lo accusava di aver oscurato il sole con la <<sua piramide>> disse che bastava spostarsi di qualche metro per rivedere i raggi infuocati del sole; allora non c’erano i cristalli e le vetrate. Forse è stato a causa del caldo, della stanchezza per l’attesa e della folla inneggiante, ma l’altra sera per un attimo ho creduto che dal palco De Luca potesse arringare la gente e spronarla ad una <<marcia sul Crescent>> per violare i sigilli a furor di popolo e far ripartire i lavori. Fortunatamente, anche per lui, non siamo ancora giunti a questo punto e le note della Cavalleria Rusticana di Mascagni hanno bloccato ogni altro tentativo insurrezionale contro tutto e tutti. Il <<quinquennium deluchianum>> è ormai lontanissimo.

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