PETROSINO: Nino il pronipote … un vero mattatore

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – E’ necessario andare, vedere, ascoltare per crederci. Si, il grande e mitico Joe Petrosino è tornato in carne ed ossa e viene acclamato in tutta Italia e nel Mondo. Tutti lo vogliono, tutti lo invitano, tutti lo seguono attentamente e si rendono conto che non è stato soltanto un grande poliziotto che ha strabiliato l’America dei primi anni del ‘900, è anche un grandissimo attore nell’interpretazione di se stesso.

Bisogna convincersi e credere davvero in una reincarnazione fisica, somatica e dialettica in un gioco di gestualità che restituisce al mitico poliziotto tutto il carisma che manifestava di fronte agli amministratori politici americani, di fronte alle autorità italiane e perché no anche di fronte alla malavita organizzata. La stessa che ritenne necessario farlo fuori, ucciderlo, per eliminare non solo fisicamente ma anche spiritualmente l’italo americano dei bassifondi di New York.

E invece è tornato, si è reincarnato nel pronipote Nino Petrosino Melito che interpreta al meglio tutte le espressioni, tutte le movenze, tutta la gestualità dell’indimenticato antenato.

Nino, un personaggio dei nostri giorni, del nostro tempo, in grado di far rivivere fin quasi alla visione diretta delle scene personali, sentimentali e drammatiche che caratterizzarono la vita, le imprese e la morte del grande Joe, il poliziotto più amato dagli americani e quello più conosciuto nel mondo.

Nino Petrosino Melito è capace di portare a Padula, ogni martedì, decine e decine di visitatori (finanche dal Sud America)  che con grande interesse entrano nella casa museo del poliziotto; Nino non legge, non ricorda a memoria, non si concentra, non ne ha bisogno; si lancia automaticamente, tra gli applausi scroscianti, nella interpretazione a tutto campo fino al punto che chi gli sta di fronte non sa vede il pronipote o il pro zio; nelle descrizioni delle scene Nino si trasfigura, esce anche dalla ritualità per entrare, anche con l’animo, in una interpretazione quasi visiva (per non dire televisiva !!) del racconto. Anche le soste con un Nino irrigidito e fermo nelle sue plastiche posizioni sono tutte da godere, e la gente si entusiasma fino a seguire con gli occhi anche un semplice movimento delle mani e dei piedi.

Qualcuno ogni tanto dalla folla gli grida “sei come Vittorio Gasman”; ogni volta si schernisce sempre, lo sa, si sente davvero un mattatore come il grande attore del cinema italiano. Ma lui probabilmente va anche oltre, perché sulla scena non si ripete mai allo stesso modo e non interpreta un personaggio sconosciuto ma un suo antenato, quello più caro per tutta la famiglia e quello più amato da tutto il mondo della legalità.

E come sempre accade ai personaggi anche il destino di Nino Petrosino Melito è strano, quasi distaccato e proprio lì nel suo paese di nascita, di crescita e di vita non è amato alla follia. Nessuno è profeta in patria, questo è vero, però nel caso di Nino mi sembra ci sia un impercettibile movimento contro la sua persona e la sua figura. Un vero peccato, dall’alto della sua professionale, teatrale e roboante teatralità Nino potrebbe dare ancora di più  di quello che già da al proprio paese ed alle sue bellezze architettoniche, artistiche e paesaggistiche, nonché storiche.

Ma nessuno si rende conto, almeno fino a questo momento, che Nino fa quello che fa innanzitutto e soprattutto perché ci crede profondamente; gli interessi, il giusto riconoscimento, i premi, i titoli vengono sicuramente dopo.

Se oggi il nome e l’opera di legalità del mitico Joe Petrosino è nota in tutto il mondo (come è noto il nome di Padula) lo si deve anche all’impegno di Nino di portare in mezzo alla gente la rivisitazione del grande antenato.

Negli ultimi mesi, come in passato, è tutto un susseguirsi di premi e di riconoscimenti, di inviti presso le varie Università italiane ma anche straniere; da Bari all’Università della Calabria è tutto un susseguirsi di successi, ma soprattutto di folle di migliaia di giovani pronti a seguire le gesta di Nino.

Il mattatore, però, non si adagia sui numerosi successi conquistati ma si aggiorna, sempre e comunque, sulla figura del grande Joe andando alla spasmodica ricerca, tra l’Italia e l’America, di ogni più piccolo elemento, di tutti gli aneddoti possibili, al fine di rinnovare nella successiva recita l’immagine del suo pro zio.

La ciliegina sulla torta, però, al di là delle varie università visitate e travolte, l’ha depositata quando qualche mese fa ha incontrato in America addirittura Leonardo Di Caprio per dargli gli ultimi consigli utili alla perfetta riuscita dell’interpretazione filmica del grande Joe.

One thought on “PETROSINO: Nino il pronipote … un vero mattatore

  1. Articolo scritto con grande chiarezza e onestà. Non è comune ai giornalisti (di moda) rimanere fedeli alla verità preoccupandosi poco dell’eventuale “disturbo” che arrecano alle “mezzecalzette” che si sentono messe in ombra da personaggi tipo Nino Melito Petrosino.
    Si sa, è destino comune dei “profeti in patria”…
    Forse è solo questione di “visus”. Esistono -purtroppo- difetti della vista: miopia, strabismo, presbiopia…
    Bisognerebbe essere fieri e orgogliosi di aprire porte e portoni a tutte quelle persone che -in maggiore o minore misura- diffondono positivamente -nel mondo- il nome di Padula e della Terra del Vallo di Diano e del Cilento. Bisognerebbe tenerseli stretti e sostenerle e supportarle perché uomini come Nino Melito Petrosino sono “ambasciatori” delle peculiarità di Padula, che -diversamente- sarebbero un po come una grande Opera tenuta chiusa (o pressoché in siffatta condizione) in cassaforte e di cui potrebbe disporre e godere solo chi la possiede e pochi altri privilegiati.
    Quindi, tanto di cappello alla Stampa (come, in questo caso, è corretto fare con “Il Quotidiano di Salerno” di Aldo Bianchini) alle Amministrazioni Civiche, alle Associazioni culturali-turistiche-commerciali, agli Enti ed Istituzioni che non si risparmiano in apprezzamenti e coinvolgimenti delle persone che possiedono l’indole di esternare la ricchezza dell’anima che le caratterizza e la predisposizione a diffonderla.

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