Non solo Giorgia: il corto circuito di un Paese

Angela D’Alto

 

SALERNO – Negli anni ‘80, alle scuole elementari, avevamo due libri: il sussidiario e il libro di letture. Il mio si chiamava ‘dai, racconta!’. I più ordinati lo foderavano con una plastica trasparente, a volte colorata. Alcuni erano spesso anneriti , altri avevano le orecchie. E ogni orecchio segnava il ricordo di una lettura, di un giorno , di una emozione.

Leggevamo in classe, a turno, portando il segno col dito, e quando la maestra interrompeva per dire ‘continua tu’, il prescelto continuava , a volte sciolto , altre incerto, questo rito collettivo.

 

‘…Filastrocca per tutti i bambini,

per gli italiani e gli abissini,

per i russi e per gli inglesi,

gli americani ed i francesi,

per quelli neri come il carbone,

per quelli rossi come il mattone,

per quelli gialli che stanno in Cina,

dove è sera se qui è mattina…’

 

Chiedevamo chi fossero gli abissini, pensavamo ai russi e agli americani. Chissà come sono i bambini americani. Di certo più avanti di noi. E la Cina? Ma davvero quando da noi è sera, lì è già mattina?

 

…’per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci, e dormono dentro un sacco di stracci,

per quelli che stanno nella foresta

dove le scimmie fan sempre festa,

per quelli che stanno di qua o di là,

in campagna od in città…’

 

Ma davvero ci sono bimbi che vivono nei ghiacci? E negli stracci? E perché ? Ma non possiamo fare qualcosa? E sono grandi le città ? Ma quanto più del nostro paese? Io una volta sono stata a Napoli, maestra!

Siamo cresciuti credendo che il razzismo fosse sbagliato, e che fosse finito. Anche Rodari ce lo aveva raccontato sul libro di lettura, e i libri di scuola erano una cosa seria, a cui credere. Poi è arrivata l’Europa, ed era una cosa bella. Ancora più bella. Eravamo piccoli per capire, ma quella bandiera azzurra piena di stelle era questione di pace o di guerra, come amava ripetere Helmut Kohl.

Ci raccontava di Spinelli e Colorni e Pertini, del loro sogno a Ventotene, e di come fosse diventato realtà. Intanto crollava il muro di Berlino, e si festeggiava la fine di un altro regime, l’unità della Germania, la libertà di un popolo. Mai più guerre, mai più razzismo, mai più regimi. Lo credevamo davvero. E in effetti questa Europa, che non è certamente la migliore possibile, ha consentito al nostro continente di vivere 74 anni di pace, il periodo più lungo della storia.

Ma qualcosa si è inceppato: in Italia, la repubblica dei partiti è crollata, le democrazie occidentali sono entrate progressivamente in crisi, la globalizzazione ha creato opportunità infinite ma ha anche destabilizzato, gli schemi sono saltati, la rabbia è esplosa. E quando la rabbia esplode, quando gli schemi saltano, quando la politica è incapace di governare le transizioni, viene fuori il peggio. Di tutti.

 

Non è colpa di Giorgia Meloni se questo Paese è diventato così. Lei, come altri, o ancora come le migliaia di haters che ogni giorno riversano il proprio odio sui social con la schiuma alla bocca, su qualsiasi argomento, sono solo l’epifenomeno di un grumo esplosivo di disillusione, cattiva informazione, stanchezza, rabbia, abbandono. Ne sono, più probabilmente, un effetto. Per poi trasformarsi a loro volta in causa. Un cortocircuito terribile.

Non è la Meloni o Salvini che le forze di sinistra e moderate dovranno sconfiggere, ma qualcosa di molto più profondo. E onestamente, non mi pare che lo abbiano capito. E se lo hanno capito ,non mi pare che abbiano individuato la strada da seguire. ‘Calati, juncu, ca passa la chiena’ recita un proverbio siciliano. E così stiamo abbassati, tristemente, in attesa che questa piena passi. Perché passerà.

Lo diceva Rodari. E i libri di scuola sono una cosa seria…

 

…per i bambini di tutto il mondo

che fanno un grande girotondo,

con le mani nelle mani,

sui paralleli e sui meridiani.

 

2 thoughts on “Non solo Giorgia: il corto circuito di un Paese

  1. Che talento! Leggere cose così in un giornale nemmeno nazionale è più unico che raro. Complimenti all’autrice e al giornale

  2. Mi sono già complimentato con Angela su WhatsApp, ma mi sembra giustissimo apprezzare il giornale e il suo direttore per l’apertura a tematiche che sembrano ormai fuori mercato per la pigrizia dei media nazionali nel rincorrere le notizie, anche le peggiori, che più alimentano le vendite o l’auditel.

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