Casula non è’ solo

Il 4 ottobre – dalle 9.30 – si terrà la prima udienza del processo a carico dello scultore Gelsomino Casula assurdamente accusato, a Castelcivita, il 7 settembre di avere propositi incendiari. Seguiva arresto e carcere per una settimana dopo di che il 58enne veniva inviato agli arresti domiliari nella sua casa di Altavilla Silentina. Noi che lo conosciamo testimoniamo che tutto ciò è lontano anni luce dall’uomo e dall’artista che noi abbiamo frequentato. L’iniziativa si terrà in silenzio e senza cartelli… L’obiettivo è anche quello di far sentire a Gelsomino che non è solo…

 

 

appello redatto da Maurizio Del Bufalo

 

Gelsomino Casula, a dispetto del suo nome, è un uomo forte e determinato, un artista che sa cambiare il profilo della pietra con la forza delle sue mani, perché ama dire a tutti che per “fare arte” basta ascoltare il creato, assecondare le forme della natura, anche se queste forme nascono dalla pietra più aspra e dura. Scultore, pittore, artista nel senso più puro del termine, nato 58 anni fa ad Uta, piccolo centro della Sardegna campidanese, Gelsomino ha scelto da molti anni di vivere ad Altavilla Silentina, in provincia di Salerno, a diretto contatto con campi e boschi, e dalla natura ha appreso a raccontare le storie degli uomini e delle loro vite. Le sue sculture, a volte monumentali, potete trovarle nelle piazze e negli angoli dei nostri paesi e raccontano il percorso di un uomo alla continua ricerca del divino, attraverso le forme del creato. Decine di bambini e di adulti hanno incominciato a tenere in mano la mazzuola e lo scalpello sotto la sua guida, per apprendere come ritrovare nella pietra i segni del tempo e aggiungere il segno dell’uomo, per comunicare e per esprimere il bisogno di tornare ad una vita arcaica che ormai sta scomparendo, quando l’uomo non aveva che la pietra per comunicare con gli altri simili. Gelsomino sa esprimersi solo così, col suo lavoro e con la pietra, i pennelli, i colori. Oggi Gelsomino ha perso la parola e la libertà perché è costretto agli arresti domiciliari per effetto di una grave accusa di cui non esistono prove, una parola che ci ha lasciati sgomenti: incendio doloso. Per chi come noi lo conosce e ne apprezza l’amore per ogni cosa che sia viva, questa accusa suona come uno schiaffo in pieno viso ad un uomo onesto e discreto da cui abbiamo appreso ad ascoltare anche il rumore del vento, a rispettare tutto ciò che è vita. “L’uomo di Uta” che ci ha insegnato il valore dell’ecologia e il rifiuto verso ogni aggressione al patrimonio naturale, sia essa ideologica o chimica, oggi rischia una grave pena che sembra quasi un paradosso, inammissibile per chi sa di che pasta egli è fatto. Pur fiduciosi nel corso della giustizia, noi, suoi amici e compagni di vita, chiediamo ai magistrati e alle forze dell’ordine che esamineranno il suo caso, di guardare all’insegnamento che Gelsomino ha seminato in questi anni, prima di considerare ogni accusa e ogni prova a suo carico che, siamo certi, sarà valutata con attenzione e  rispetto. Noi sappiamo per certo che Gelsomino non avrebbe mai compiuto un gesto così vile e grave, e che questa accusa è quanto di più assurdo potesse colpirlo. Vogliamo dirlo a tutti ad alta voce e chiedere una firma che aiuti la giustizia ad essere più giusta e restituisca Gelsomino alla libertà che merita un artista vero, un uomo innocente.

 

 

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