BRAND: Iannicelli si, Pappalardo no !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Tutta colpa degli imbecilli, tutta colpa di Vignelli, tutta colpa di quei “ragazzacci” figli delle “chiancarelle”, tutta colpa di quel maledetto “mondo di FB”, insomma sempre e comunque tutta colpa di tutto, mai uno spiraglio che possa far intravedere almeno una piccola colpa del brand (il logo di Salerno), ideato da Vignelli, che ha scandalizzato e fatto indignare la stragrande maggioranza della città. In fin dei conti che cosa è un logo, niente o quasi di fronte ai problemi concreti, ma può rappresentare la classica “buccia di banana” sulla quale il sindaco Vincenzo De Luca può scivolare alla grande. E tutto per colpa soltanto sua, sarebbe stato sufficiente ammettere l’errore di valutazione e la vicenda si sarebbe immediatamente sgonfiata, i figli delle chiancarelle non si sarebbero indignati e la stragrande maggioranza della città avrebbe capito che ogni tanto una sciocchezza il “sindaco europeo” la può anche fare, del resto è un essere umano come tutti noi. Invece no, non si è arreso neppure davanti a “Striscia” quando all’incauto inviato di Canale/5 ha candidamente dichiarato che “la S può significare anche sua sorella” (volendo forse significare, digrignando i denti, un vaffa in piena regola), ma l’inviato non ha capito che molto verosimilmente il sindaco non scherzava. Era davvero arrabbiato De Luca la mattina di Striscia anche perché nei due giorni precedenti erano accaduti alcuni fatti sconcertanti che, purtroppo, non potrete leggere su nessun altro giornale o sentire in tv. Tocca a me, quindi, svelare  il fattaccio, forte delle mie convinzioni, soltanto delle mie convinzioni, senza dire altro. Insomma tutta l’ironia e la sicurezza mostrata dal sindaco per la vicenda del logo sarebbe stata soltanto apparente ed utile a mascherare la furia che invece covava dentro. Nelle ore precedenti l’arrivo di Striscia a Salerno ci sarebbe stata una sorta di “santa inquisizione” all’interno dell’ufficio stampa del Comune di Salerno con la bruciante radiazione dei due principali pilastri: Ernesto Pappalardo e Peppe Iannicelli, il primo da un annetto e il secondo dal 1994. Provvedimento di revoca della convenzione per il primo, provvedimento di licenziamento vero e proprio per il secondo. Parlo sempre al condizionale. Nelle ore successive sarebbe successa la fine del mondo, De Luca avrebbe sospettato che le indiscrezioni negative sul logo erano uscite dall’ufficio stampa e, quindi, sentitosi tradito avrebbe provveduto alle epurazioni. Nel giro di 24 ore, però, la posizione di Peppe Iannicelli è stata di fatto rivista tanto è vero che era presente al momento della esibizione del logo all’inviato di Striscia. Niente da fare per Ernesto Pappalardo che, almeno per il  momento, esce definitivamente dalla sfera di interesse mediatico del sindaco in maniera burrascosa. Questi i fatti che sarebbero accaduti nel Comune, ad ognuno le rispettive e personali valutazioni. Per quanto mi riguarda posso soltanto esprimere un giudizio sereno su Ernesto Pappalardo che conosco “abbastanza bene” per il fatto che è stato giornalista nella mia redazione di Quarta Rete. Per lui e per la sua assoluta ed indiscussa professionalità, anche in campo economico, spezzerei non una ma dieci lance; non crederò mai che possa aver tradito la fiducia del sindaco di Salerno. Ernesto Pappalardo è un uomo d’onore. Punto. Probabilmente sotto il fattaccio ci saranno altre ragioni, non ultima anche i rapporti con l’industriale Agostino Gallozzi per via delle emergenti difficoltà nella realizzazione del “porticciolo Arechi” tanto sbandierato dal primo cittadino. Per oggi, però, meglio fermarsi qui. Alla prossima.

2 thoughts on “BRAND: Iannicelli si, Pappalardo no !!

  1. Bianchini, approfondisca.
    Consulti in emeroteca o on line gli editoriali del fantomatico Giacomo Acco su “La Città” e si ponga qualche interrogativo su come qualcuno dei suoi colleghi – di cui ha stima – interpreta il mestiere di giornalista.
    Non vorrei toglierle sicurezze, ma magari prima di mettere la mano sul fuoco o di spezzare lance indaghi, chieda, dubiti.
    “Sotto mentite spoglie” o con la copertura di una Società intestata a madre moglie sorella si può continuare a fare due mestieri, ma quando uno di questi è pagato dalla collettività la responsabilità – non solo dal punto di vista etico, che pure conta – è grande.
    Rimane il fatto che con De Luca non si scherza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *