SPREAD: la calda estate

Filippo Ispirato

Negli ultimi mesi sempre più spesso si sente parlare, tra le notizie di economia, dello spread, diventato ormai un vocabolo di uso comune anche per non addetti ai lavori.

Lo spread, o differenziale nella traduzione italiana, indica, in parole povere, la differenza tra il rendimento dei titoli di stato tedeschi e quello dei titoli di stato del paese del quale si vuole misurare il livello di rischio di insolvenza. Si prende come riferimento la Germania in quanto è sia un paese tra i più solidi dal punto di vista economico, sia perché è il più grande per estensione territoriale e numero di abitanti dell’Unione Europea ed ha un livello di affidabilità maggiore.

Nel caso del nostro paese, ad esempio, si calcola prendendo in considerazione i titoli di stato Btp (i buoni del tesoro poliennali) decennali e si valuta il loro rendimento in termini di interessi alla loro scadenza: la differenza tra il rendimento del titolo tedesco, Bund, e quello italiano rappresenta lo spread.

La settimana scorsa il differenziale tra i titoli di stato italiani e tedeschi ha raggiunto dei valori molto alti, attorno ai 530 punti base, e hanno tenuto sotto scacco la borsa di Milano ed i mercati finanziari di gran parte dei paesi dell’eurozona, che hanno chiuso con delle performance fortemente negative.

Partendo dal presupposto che maggiore è il rendimento di un investimento, e quindi di un titolo di stato, maggiore sarà il suo livello di rischio, l’ente che emette un titolo obbligazionario solitamente dovrà offrire una remunerazione più alta per attirare degli investimenti qualora fosse in difficoltà dal punto di vista finanziario o fosse considerato finanziariamente meno affidabile.

In modo speculare quando minore è il rendimento minore è il rischio di insolvenza dell’ente emittente le obbligazioni e il rischio, per chi investe, di perdere il capitale.

Altro fattore che va ad influenzare il livello dello spread è però anche la forte speculazione che viene fatta sui mercati da parte di grandi investitori istituzionali che generalmente vendono i titoli di stato che posseggono in portafoglio a prezzi relativamente alti. Una volta venduti in grandi quantità il loro prezzo, per una legge di mercato, scende; una volta raggiunto un prezzo relativamente più basso possono essere acquistati avendo prodotto degli utili grazie alla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto. In questo caso si creano profitti semplicemente attraverso la speculazione senza aver investito in nessun tipo di attività.

Seppur un aumento dello spread può rappresentare anche per i piccoli risparmiatori una buona occasione per acquistare dei titoli con rendimenti più elevati, per un governo che emette dei titoli significa doversi indebitare a costi più elevati dovendo pagare dei tassi di interesse più alti, come sta capitando per Italia e Spagna alle prese con spread rispettivamente attorno ai 450 e 550 punti base.

 

 

One thought on “SPREAD: la calda estate

  1. Spiegazione puntuale e facilmente fruibile anche per i non addetti ai lavori. Complimenti.

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