RAVELLO: Napoleone il comunicatore

Da uff.stampa Roberto Race

RAVELLO – “Da Napoleone ai leader 3.0: qualità e tempi del messaggio politico”: questo il titolo del   dibattito che si terrà a Ravello domenica 5 agosto alle 21 e 30 presso l’Auditorium Lifestyle Lounge Bar, in occasione della presentazione del nuovo libro del giornalista e consulente in comunicazione e public affairs Roberto Race “Napoleone il comunicatore” edito da Egea, la prestigiosa casa editrice dell’Università Bocconi. L’evento fa parte della rassegna eno-letteraria “Pagine di Vino”, l’esclusivo salotto culturale, promosso dall’ATI “Auditorium New Energy”, sulla meravigliosa terrazza panoramica progettata dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer e arricchisce il programma con un nuovo ed interessante contributo che permetterà di scoprire una dimensione non ancora esplorata di uno dei personaggi più controversi ed originali della storia moderna. All’incontro, oltre all’autore, prenderanno parte il giornalista   Bruno Bisogni, l’etnografo digitale e fondatore di Ninja Marketing Alex Giordano, lo storico Luigi Mascilli Migliorini ed il Capo della redazione di Salerno de Il Mattino Gianni Molinari  “Per Napoleone” – si legge nell’introduzione di Roberto Race– “comunicare è una modalità di azione che consente di anticipare le mosse dell’avversario e sbaragliarne gli schieramenti. È altresì uno strumento di rappresentazione, con il quale si inscena un summit come si commissiona un quadro, il cui scopo ultimo è di rafforzare l’immagine vincente conquistata sui campi di battaglia e nell’azione riformatrice interna ed esterna ai confini della Francia”. Nel volume di Race emerge la figura di un propagandista di se stesso che non si limita a tastare gli umori della borghesia o del popolo, come pure facevano i sovrani del passato, ma li soppesa e ne tiene conto, nella consapevolezza che la genesi moderna del suo potere è collegata al consenso di ampi strati sociali. Guru della comunicazione, quindi, ma anche un antesignano del moderno leader d’impresa. Analizzando, infatti, il rapporto che aveva con il proprio esercito è evidente come Napoleone si ponesse allo stesso livello dei suoi soldati, a partire dall’uniforme che indossava, valorizzasse l’abilità dei suoi più stretti collaboratori, impartisse ordini in modo chiaro e diretto, motivasse e spronasse la Grande Armée rendendola partecipe di un comune progetto. E sebbene i libri di storia ci insegnino che a Waterloo il generale abbia combattuto la sua ultima battaglia, i fatti, al contrario, hanno dimostrato come quella dei suoi avversari sia stata, in realtà, una vittoria di Pirro, non solo perché “le idee liberali, le riforme legislative e amministrative, la creazione di nuovi modelli culturali borghesi hanno finito con il superare qualsiasi tentativo di restaurazione e ritorno al passato”, ma soprattutto perché l’uomo Napoleone ha qualcosa che gli ha permesso di superare le barriere del tempo, differenziandolo dagli altri grandi del suo tempo o di epoche successive. Ed è l’unico sconfitto della storia che, col Memoriale di Sant’Elena, abbia riscritto la “sua” storia.

 

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