INTERCETTAZIONI: chi è Antonino Ingroia ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Una cosa in particolare mi ha colpito, e mi accompagna da diversi anni, in merito alla vicenda umana, personale e professionale di Antonio Ingroia, classe 1959, valentissimo magistrato della Procura di Palermo. Perché il suo maestro, Paolo Borsellino, lo tenne fuori (almeno così sembra!!) dalle indagini che stava svolgendo sul misterioso intreccio “Stato-Mafia” che da qualche tempo infiamma la politica e le istituzioni del nostro Paese. E’ una domanda che probabilmente cadrà nel dimenticatoio senza un’appropriata risposta. Sta di fatto, però, che la storia scritta e quella cinematografica ci hanno rimandato l’immagine di un giovane e promettente procuratore antimafia, palermitano di nascita e di crescita, che anela ad entrare nei più reconditi segreti del suo maestro ma che da quest’ultimo viene tenuto fuori quasi in maniera scostante, tanto che il giovane allievo evidenzia anche dai tratti somatici un suo malcelato stato di imbarazzo e di delusione nei riguardi del capo che, invece, preferiva affidare i suoi segreti alla famigerata “agenda rossa” che qualcuno prelevò dal luogo della strage di Via D’Amelio facendola sparire nel nulla. E su questo nulla, probabilmente, l’attento, diligente e impavido allievo ha costruito la sua storia, il suo mito ed anche la sua fortuna di questi ultimi vent’anni. Mi sono sempre chiesto in questo lungo lasso di tempo: “Ma Ingroia che cosa sa ?”. La risposta è nulla, molto verosimilmente nulla, anche se in tanti sostengono che sappia qualcosa che non vuole o non può dire. A quest’ultima ipotesi ci credo sinceramente poco, per me Ingroia non sa niente di quello che, forse, neppure Paolo Borsellino sapeva in maniera chiara ed incontrovertibile e che per questo (forse solo per questo!!) non ritenne di coinvolgere anche il suo allievo prediletto. Ma chi è, dunque, Antonio Ingroia, detto Antonino ? E’ un personaggio chiave del nostro tempo e del nostro sistema giudiziario, sistema che regala ai procuratori un potere immenso, compreso quello di lanciare “messaggi trasversali” verso tutti, presidente della Repubblica compreso. Ed il “buon Napolitano” ne sta facendo le spese. Ingroia è un personaggio che rispetto al suo maestro ha un valore aggiunto, lui ha avuto la possibilità di scrivere molto e di teorizzare altrettanto, il maestro riuscì a scrivere soltanto qualcosa sulla sua fidatissima agenda. Ho letto un paio di libri scritti da Antonino Ingroia, attentamente, ne ho ricavato la convinzione di trovarmi di fronte ad un abilissimo scrittore che, svolazzando tra molti teoremi fantascientifici e pochi dati reali, riesce a mettere in piedi e con grande abilità letteraria fatti e misfatti che contraddistinguono il pensiero dell’italiano medio. Insomma Ingroia è un grande comunicatore che cerca di fare della sua penna un’arma micidiale da utilizzare in una battaglia giudiziario-politica senza alcun tipo di freno. I suoi scritti, le sue parole colpiscono l’immaginario collettivo della gente comune che vuole questo tipo di racconti fantasiosi in danno soprattutto dei potenti, che crede convintamente alla promiscuità stato-mafia, che guarda agli uomini di un certo spessore come agli anelli di congiunzione tra la politica, gli affari e la malavita organizzata. Tutte cose che, ovviamente e giustamente, in un qualsiasi Tribunale della Repubblica si sciolgono come neve al sole. Per alcuni tratti i libri di Ingroia mi hanno riportato alla mente il libro dei libri, quello scritto da Nando Dalla Chiesa, figlio del più famoso generale Carlo Alberto (ucciso proprio a Palermo il 3 settembre 1982 dalla mafia), che ricostruisce la storia del padre e di buona parte dell’Italia con una spregiudicata fantasia letteraria da far invidia ai migliori storici degli ultimi secoli. In quel libro di Dalla Chiesa non trovai una parola non condivisibile pur rendendomi conto che molto difficilmente quelle parole avrebbero trovato la giusta sedimentazione nella storia reale. Ecco la stessa cosa accade per Antonino Ingroia che continua a scrivere, continua a produrre favole metropolitane che tanto piacciono alla gente e che tanto piacciono anche alle case editrici che non badano a spese pur di assicurarsi l’esclusività della sua penna. Nel frattempo, tra botte e risposte con le massime istituzioni dello stato, la verità su quei tragici fatti del ’92 si allontana sempre di più nella notte dei tempi.

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