Pasquale Mauri: the day after tomorrow

Aldo Bianchini

SALERNO – Forse qualcuno leggendo il titolo di questo si chiederà cosa “c’azzecca” il famoso film del 2004 (L’alba del giorno dopo) del grande regista Roland Emmerich. Ci azzecca e come, è la mia risposta. Ci sarebbe voluto proprio un grande regista come Emmerich per costruire, come nel film di fantascienza, le poderose accuse a carico di Pasquale Mauri, sindaco di Angri, che è stato assolto con “formula piena perché il fatto non sussiste” (insieme a Maria Piccoli responsabile della Soget e all’ex ragioniere del comune Gerardo La Mura). Una formula, quella che il fatto non sussiste, che non mi piace affatto, soprattutto quando arriva al termine di una inchiesta giudiziaria devastante, dopo anni dal suo inizio e dopo avere, per niente, sfasciato letteralmente le vite di intere famiglie. La giustizia deve ritornare a fare giustizia per non ingenerare dubbi e perplessità di natura politica e di parte sulla sua legittima azione giudiziaria. La giustizia, insomma, per essere tale non può uscirsene per il rotto della cuffia con una semplice enunciazione di principio: il fatto non sussiste.  Chi legge questo articolo, senza aver letto quello che ho scritto il 6 settembre 2012 (sempre su questo stesso giornale) dal titolo “Mauri/Soget: un caso inquietante e il “beraldo-pensiero” potrà  facilmente e superficialmente commentare che “è facile parlare come parlo io  dopo l’assoluzione”, un po’ come hanno fatto nello specifico tutti i giornali e le tv locali. Se invece il lettore più attento avrà la bontà di andare a leggere l’articolo del 2012 capirà che molto probabilmente sono stato l’unico giornalista ad avanzare serissimi dubbi sulla vicenda che sembrava dovesse travolgere Pasquale Mauri e la sua famiglia. All’epoca di quell’articolo non conoscevo assolutamente Pasquale Mauri, l’ho conosciuto soltanto qualche giorno fa, esattamente la mattina del 24 novembre 2014 nel contesto di una conferenza stampa organizzata a Salerno dalla segreteria provinciale dell’UdC in Via Francesco Paolo Volpe. L’articolo del 2012, è bene precisare, fu commentato da diversi lettori (Poseidon, Giann-Andrea, Salerno 12 e Paolo Pozzuoli), tutti ovviamente e debitamente anonimi, alcuni dei quali (non tutti per fortuna !!) si divertirono ad attaccarmi brutalmente additandomi come difensore di politici corrotti per indicibili tornaconti personali; da quegli anonimi sciacalli vorrei adesso delle risposte pubbliche e senza nascondersi dietro le ombre del web. Soprattutto al gioviale “Giann-Andrea” vorrei dire che le carte (aveva ragione !!) non le avevo lette e non le ho lette; a me basta l’esperienza, quella giusta e necessaria per capire soltanto con il fiuto quando un’inchiesta giudiziaria puzza di bruciato a mille miglia di distanza. I lettori di oggi potranno tranquillamente andare a rileggere tutti i commenti che, seppure molto sgradevoli, ho fatto pubblicare per quel senso di democrazia e di partecipazione che da sempre ha animato la mia azione giornalistica; in definitiva faccio il giornalista per fare giornalismo, e non altro. Ma c’è di più; e questo di più non sono andato certamente a dirlo ai miei detrattori e neppure allo stesso Mauri. In seguito alla pubblicazione di quell’articolo il pm Roberto Lenza ha avviato una indagine giudiziaria sulla mia persona in riferimento al contenuto di quello stesso articolo; un’indagine ancora non chiara e tutta ancora da definire. Ma le perplessità che a volte la magistratura attira su se stessa sono, naturalmente, motivate; non le invento io le perplessità, ne parlano tutti, e tutti dicono che quando la magistratura ti punta o punta un’amministrazione pubblica è difficile uscire dal “postribolo della gogna mediatica” perché poi l’azione giudiziaria viene subito affiancata da quella forse più devastante dei mass media. Il tutto sarà pure un luogo comune, ma è quello che tutti dicono su un pezzo dello stato che vanta comunque esempi nobilissimi di professionalità e di abnegazione.  Faccio rapidamente un esempio partendo dal quotidiano più letto nella nostra provincia che è “Il Mattino”. Tutti sapevano che la sentenza per Mauri sarebbe arrivata il giorno 13 novembre 2014; ebbene se avete tempo e bontà rileggete con me i titoli principali pubblicati in quattro giorni dal 12 al 15 novembre 2014: il 12 novembre “Soget, indagati Mauri e tutta la giunta”, il 13 novembre “Soget, per Mauri il giorno della verità”, il 14 novembre “Caso Soget, Mauri assolto con formula piena” e infine il 15 novembre “Angri, dopo l’assoluzione di Mauri la maggioranza si ricompatta”. Capisco l’esigenza della cronaca quotidiana ma prima di scrivere sarebbe necessario anche riflettere un poco ed evitare, per quanto possibile, di seminare con titoli a tutta pagina ulteriori “amenità giudiziarie” e per non cadere nella trappola del totale vassallaggio nei confronti della varie procure. Alla prossima, verosimilmente per celebrare una nuova assoluzione anche se il “the day after tomorrow” può già essere alquanto sufficiente per consentire a Pasquale Mauri di respirare aria pura a pieni polmoni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *