VASSALLO: nemo propheta in patria


Aldo Bianchini
POLLICA – E’ di nuovo polemica sulla quinta ricorrenza della morte di Angelo Vassallo, barbaramente ucciso nella tarda serata del 5 settembre 2010. Cinque anni non sono stati sufficienti ad indurre tutti a più miti consigli, soprattutto il fratello Dario che con il Cilento e con la stessa Pollica ha ben poco da spartire. Invece di prendersela con una Procura della Repubblica che in cinque anni non è riuscita a scoprire un bel niente, il fratello Dario se la prende con la Pro Loco di Pioppi che continua ad organizzare “la sagra del pesce” proprio nei giorni del penoso anniversario. Fanno benissimo, a mio avviso, i responsabili di quella Pro Loco a non farsi minimamente condizionare dall’atteggiamento di Dario Vassallo che a volte, in questi ultimi cinque anni, ha assunto il colore e il sapore della sfida contro tutto e contro tutti, soprattutto se cilentani. Oltretutto, dicono bene quelli della Pro Loco, la festa del pesce era stata proprio da Angelo (il cosiddetto “sindaco pescatore”) sottratta al suo inevitabile declino e rilanciata fortemente negli anni precedenti il suo assassinio; una sagra che, quindi, potrebbe essere annoverata tra i tanti modi per ricordare la figura di un uomo che sicuramente ha dato tanto al Cilento e che altrettanto sicuramente non era ben visto da tutti i sindaci della zona e, soprattutto, del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni; ma non era ben visto da una grossa fetta del Partito Democratico e, stando alle cronache dell’epoca, non era neppure tanto simpatico a Vincenzo De Luca; tanto che qualcuno gli aveva appioppato il nomignolo di “un De Luca di borgata”. Di questo, di tutto questo Dario Vassallo deve prendere atto e deve farsene una ragione per meglio calibrare la sua giusta azione pro-Angelo nel ricordo della gente e di un intero Paese che anche per quest’anno si sta preparando con molte e variegate manifestazioni per onorare la memoria dell’ex sindaco di Pollica. Non ultima quella del consigliere regionale IdV Franco Moxedano di convocare una riunione monotematica del consiglio per il giorno 5 settembre prossimo. Ma in questi giorni si parla anche delle indagini giudiziarie e da più parti si continua a sussurrare in merito alla presunte responsabilità dirette e personali di Bruno Humberto Damiani (detto “il brasiliano”) che, sempre a mio avviso, non c’entra assolutamente niente con il delitto e che ha fatto parte e fa parte di quel filone sbagliato delle indagini che fin dal primo momento, dopo averle sottratte al suo giudice naturale Alfredo Greco (anche amico di Vassallo), furono incanalate su strade e piste sbagliate. Tra le tante cose ricordo, con una certa impressione, la dichiarazione apodittica di Franco Roberti (allora capo della Procura di Salerno ed attuale procuratore nazionale antimafia) quando nell’ambito di una commemorazione disse: “Andrò via da Salerno soltanto quando avrò assicurato alla giustizia l’assassino di Vassallo”. Ecco, è su questi temi che Dario Vassallo dovrebbe concentrare di più e meglio la sua giusta e sacrosanta azione pro-Angelo senza fissarsi sull’eventuale responsabilità di Damiani che, è bene ricordare a tutti, la sera del 13 agosto 2010 fu addirittura preso a calci nel sedere da Angelo Vassallo nella piazza principale di Acciaroli perché sorpreso a spacciare. Figurarsi se un simile personaggio, certamente figura di scarso peso nella malavita organizzata del “clan Papacchione” ed altri, sia stato poi capace di attentare alla vita del sindaco pescatore. Alla prossima.

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