Crescent: Miccio, i “non ricordo” e la procedura 2014

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Qualche giorno fa (credo il 10 dicembre scorso) l’ex soprintendente Gennaro Miccio è stato interrogato, quale teste a carico, nel processo contro Vincenzo De Luca ed altri 21 imputati. Il presidente della corte, Vincenzo Siani, noto per la sua ponderatezza, non so come ha fatto a non perdere le staffe di fronte ad un importante funzionario dello Stato (appunto l’ing. Miccio) che ha fatto sfoggio di “forse”, di “non lo so”, di “per prassi”, di “all’epoca non ero io a decidere”; eppure era entrato in aula nella veste di “teste a carico” prodotto dalla pubblica accusa (Rocco Alfano e Guglielmo Valenti) che è rimasta addirittura annichilita di fronte al dietro front dell’ex soprintendente rispetto alle dichiarazioni verosimilmente rese nelle mani dei PM nel corso delle indagini preliminari che proprio in forza di quelle dichiarazioni lo avevano citato come teste dell’accusa. Un bel ginepraio, non c’è che dire, se solo ci si sofferma sul fatto che un “pubblico funzionario” non dovrebbe mai e poi mai essere titubante di fronte all’autorità giudiziaria che lo interroga, ovvero un pubblico funzionario non dovrebbe mai esporsi alla figuraccia di passare per uno che non ricorda neppure gli atti del suo ufficio. Anche perché, se vogliamo dirla tutta, l’ing. Gennaro Miccio fa bene a dire che “all’epoca non ero io a decidere” ma non deve dimenticare che all’epoca lui era titolato a scrivere ed a proporre soluzioni dei problemi anche in difformità con le ipotesi dell’allora soprintendente. Ma la questione potrebbe, ovviamente, non finire con il semplice interrogatorio improduttivo reso dal Miccio perché nelle stesse ore che lui veniva interrogato in tribunale l’Arma dei Carabinieri ha acquisito (fonte La Gazzetta e il Comitato No Crescent) tutte le carte sulla famosa procedura 2014 relativi a tutti gli atti sottoscritti per il Comune dall’arch. Maria Maddalena Cantisani (responsabile del servizio di trasformazioni edilizie del Comune di Salerno ed attuale compagna del governatore De Luca) e il soprintendente ing. Gennaro Miccio; atti che riguardano l’allora nuova procedura paesaggistica e portati direttamente sul tavolo di concertazione (che in realtà non c’è mai stato) tra Comune, Soprintendenza, Italia Nostra e Comitato No Crescent che doveva dipanare la complicata matassa prodotta dal “preavviso di provvedimento di parere negativo” in merito al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica utile per la continuazione della costruzione del Crescent. Il giorno previsto per il tavolo di concertazione accadde, però, una cosa stranissima per l’assenza del Comune che pretendeva il rinvio nel pomeriggio per evitare, forse, lo scontro frontale con Italia Nostra e con il Comitato No Crescent. Insomma il tavolo saltò e qualche giorno dopo il soprintendente Miccio, con una incredibile virata, rilasciò parere favorevole con poche prescrizioni anche se in precedenza non solo aveva emesso il “preavviso di provvedimento di parere negativo” per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica ma aveva anche precisato di non conoscere l’esistenza del progetto PUA (Piano Urbanistico Attuativo) cui il Comune faceva riferimento per ottenere l’autorizzazione paesaggistica. Insomma una Soprintendenza che non conosce o non viene preavvertita dell’esistenza di un PUA non so a cosa possa servire in una città molto particolare come quella di Salerno. Comunque, tutti gli atti sequestrati dai Carabinieri presso il Comune e presso la Soprintendenza saranno catapultati direttamente nel processo Crescent che, badate bene, vede alla sbarra non solo l’ex sindaco De Luca ma anche alcuni tra i suoi fedelissimi: Giuseppe Zampino (ex soprintendente di Salerno), Luigi Carmelo Della Greca (dirigente Comune), Giovanni Villani (dirigente Soprintendenza), Eva Avossa (già vice sindaco ed attuale assessore alla scuola), Gerardo Calabrese (assessore comunale), Luca Cascone (già assessore comunale e attuale presidente della commissione regionale ai trasporti), Luciano Conforti (all’epoca assessore comunale), Domenico De Maio (assessore urbanistica ed ai trsporti e mobilità), Augusto De Pascale (delegato protezione civile e all’epoca assessore), Ermanno Guerra (assessore comunale), Aniello Fiorte (all’epoca assessore), Vincenzo Maraio (già assessore comunale e attuale componente l’ufficio di direzione della presidenza della giunta regionale ), Francesco Picarone (già assessore comunale e attuale presidente della commissione bilancio regionale), e numerosi altri personaggi tra tecnici, imprenditori e dipendenti comunali. Ma, al di là del processo che si avvia alle conclusione con le udienze già fissate per il 19 gennaio, 4 e 23 febbraio 2016, varrebbe la pena di chiedersi come mai l’allora soprintendente Gennaro Miccio per un caso così importante non abbia pensato e ritenuto di utilizzare la notoria intransigenza professionale della funzionaria architetto Eleonora Scirè, detta Nora. Ed ancora perché decise di affidare l’incarico all’architetto Fausto Martino che era stato assessore comunale all’urbanistica per dieci anni e che da tempo aveva abbandonato le truppe cammellate deluchiane, ben sapendo (come accadde !!) che la sua nomina avrebbe scatenato l’ira del Comune con una presa di posizione durissima e senza precedenti dell’allora vice sindaco Eva Avossa. Le risposte, se di risposte si può parlare, le indicherò nella prossima puntata.

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