POLITICA E OPINIONE PUBBLICA: UN RAPPORTO MALATO

Da Angela D’Alto

 

SALERNO –  L’avvento dei social network ha rivoluzionato non solo il modo di fare informazione ma anche il formarsi dell’opinione pubblica e la percezione della realtà. Se, infatti, la televisione resta il media privilegiato dalla maggior parte degli italiani, è altrettanto vero che Facebook, Twitter, Youtube e i vari blog offrono uno spaccato della società e consentono alle classi dirigenti di sondare e capire gli umori della gente.

Non è un caso che nelle diverse campagne elettorali Facebook sia diventato uno strumento imprescindibile e i “mi piace” un misuratore di popolarità e condivisione.

Ma se oggi volessimo, partendo dal web per giungere ai più tradizionali sondaggi, aprire una finestra sul nostro Paese per capire che cosa vogliono davvero gli italiani, ci troveremmo di fronte un’imbarazzante realtà, riassumibile nel paradosso del “tutto e il contrario di tutto”, enunciato attraverso una serie di luoghi comuni divenuti dei veri e propri tormentoni.

Il primo tormentone dell’opinione pubblica italiana è, manco a dirlo, la Costituzione. E difatti, il concetto di incostituzionalità viene brandito a destra e manca, spesso in modo del tutto inappropriato e a proposito di qualunque argomento. E così tutto diviene incostituzionale:da una legge a una candidatura, da un comportamento a una nomina, come se la costituzione fosse un manuale delle giovani marmotte che tutto prevede e tutto risolve. Naturalmente, la vulgata nazionale considera la nostra Costituzione la più bella del mondo, e come tale intoccabile. Salvo poi protestare ed indignarsi per gli effetti prodotti dall’applicazione della Costituzione stessa. Un esempio su tutti, la nomina del Presidente del Consiglio, meccanismo per molti ancora oscuro, che tutti immaginano e bramano espressione diretta della volontà popolare ma che, proprio in virtù della nostra costituzione, avviene attraverso la designazione del Capo dello Stato e il successivo voto delle Camere. E così, D’Alema, Monti, Renzi, le cui nomine hanno seguito quest’iter previsto dalla bellissima Costituzione,sono spesso nell’opinione pubblica dei parcheggiatori abusivi. Dunque, la Costituzione non si tocca, ma fa anche schifo.

Altro tormentone, la riduzione della spesa pubblica. L’Italia spende troppo. E però, appena qualsiasi governo mette mano a una qualunque riforma che tagli un qualunque settore, si parla di macelleria sociale. Perciò, vogliamo tagliare la spesa, ma anche continuare a spendere.

Ancora, quante volte al giorno ascoltiamo il mantra sulla fine della politica e dei partiti? Tutti a rimpiangere i tempi in cui la politica era quella con la P maiuscola,e i partiti una cosa seria. E giù a tweettare frasi di Moro, De Gasperi e Berlinguer, e a postare foto di Pertini con la pipa. Però, il finanziamento pubblico ai partiti è considerato una vergogna da abolire, le cene di autofinanziamento una aberrazione,e chi ha la tessera e frequenta una sezione è uno schiavo asservito al padrone. Insomma, i partiti ci piacevano tanto, ma che vadano anche a morire ammazzati.

Come dimenticare, poi, il tema della leadership? In Italia, si è detto, mancano veri leader politici. Poi, quando qualcuno esercita una leadership forte, bene o male, a torto o a ragione, è comunque un dittatore.E difatti, prima che diventasse Segretario del PD e Presidente del Consiglio, Renzi era l’unica speranza per la sinistra e per il Paese, e la vecchia nomenclatura catto comunista cattiva e bieca, interessata a mantenere il proprio potere, lo osteggiava ingiustamente. Ora Renzi è Mr Bean, Ebetino, figlio di Berlusconi, male assoluto e usurpatore della democrazia. Quindi, viva i leader, ma anche a morte i leader.

Anche temi più legati al nostro vivere quotidiano diventano oggetto di quest’atteggiamento bipolare. Basti pensare, ad esempio, alla necessità che tutti manifestano di vivere in un Paese con infrastrutture migliori, in cui i telefonini prendano ovunque, internet sia velocissimo e accessibile, i treni più rapidi. E però, guai a parlare di opere pubbliche ( denaro e appalti uguale mafia) , di antenne (cancerogene), di fibra ottica (sventramento delle strade), di T.A.V. (sventramento delle montagne, disastro ambientale, morte di foche monache, lontre, aironi cinerini, gotta, colera e peste bubbonica).

Anche i temi di politica europea non sono esenti dalla schizofrenia dell’opinione pubblica.

Tutti lamentano (altro mantra) l’assenza di un’Europa politica, e però nessuno è realmente disposto a rinunciare a quote di sovranità nazionale. Tutti esaltano la Germania virtuosa ed efficiente, salvo poi ritenerla responsabile di tenere sotto il proprio giogo l’Italia e l’Europa. E se la Germania col suo governo decisionista e forte è cattiva e nemica, il nostro governo nazionale,però,è inaffidabile e debole, e quelli che si lamentano dell’atteggiamento di subalternità a cui i tedeschi avrebbero ridotto l’Italia sono gli stessi che sparano a palle incatenate contro il governo italiano,a cui non metterebbero in mano nemmeno un soldo bucato.

Quest’atteggiamento, variamente declinato, è ben lungi dall’essere figlio di una qualsiasi forma di relativismo, e va catalogato alla voce pressappochismo. Gli argomenti, anche i più complessi, vengono trattati frettolosamente, attraverso categorie di pensiero rozze e segmentate, che inevitabilmente portano a risposte e soluzioni grossolane, che come tali possono appunto rappresentare tutto e il contrario di tutto, il bianco e il nero indifferentemente. “Gli uomini hanno bisogno di punti d’appoggio, vogliono la certezza a ogni costo, anche a spese della verità. Poichè la certezza è corroborante, e loro non possono farne a meno anche quando sanno che è menzognera, non ci sarà scrupolo capace di trattenerli dallo sforzo di procurarsela”, sosteneva Emil Cioran.  In questo meccanismo perverso, infatti, l’importante, non è la ricerca di soluzioni, ma la detenzione di risposte. Che poi le risposte siano spesso in totale contraddizione, è assolutamente irrilevante. Per questo, attualmente, sarebbe un grosso errore per la politica scegliere interpretando gli umori della gente. Troppo contraddittori, mutevoli, aleatori, e con un unico minimo comune denominatore: l’insoddisfazione. Causata, però, spesso, da motivi diametralmente opposti tra loro, e quindi a cui è impossibile dare risposte soddisfacenti.

Una classe dirigente vera dovrebbe, mai come ora, prescindere dall’effimero mondo dei sondaggi, dei “like”, delle condivisioni, e dalla imperante schizofrenia individuale e collettiva che si è impadronita dell’opinione pubblica. Finite le ideologie e il pensiero forte, terminata l’epoca delle grandi narrazioni, la politica rischia di finire vittima, essa stessa, della ricerca del consenso semplice e delle risposte semplicistiche.

Se il popolo vira verso la demagogia, tocca ad una classe dirigente degna di questo nome tenere dritta la barra dell’onestà intellettuale,della qualità del pensiero,dello studio e dell’elaborazione, non abbandonandosi al populismo e alla umanissima tentazione della ricerca di certezze ad ogni costo, anche se menzognere.

5 thoughts on “POLITICA E OPINIONE PUBBLICA: UN RAPPORTO MALATO

  1. Complimenti ad Angela D’Alto.
    Uno specchio chiarissimo dell’Italia di oggi ,pretese ma dare il meno possibile,si guarda il vicino che sta meglio ma non fare come il vicino. Vivendo all’estero e quando vengo in Italia mi dicono e ma voi state bene la Svizzera é ordinata e tutto funziona! Quando vuoi far quanti sacrifici e come il popolo accetta e da una mano alle istituzioni e si attiene di più alle leggi ci storcono il naso ,dicendo ma siete in dittatura? Ognuno pensa egoisticamente ,quello che fai tu non è fatto bene ma solo perché lo fai tu e non io o noi! Non si vuol rinunciare a niente ma vorremmo tutto , ma da dove viene é come non interessa. Un articolo reale che ci dovrebbe far pensare un po a tutti , e chiederci cosa faccio io? Ancora complimenti.

    1. Devo confessare che ho trascurato un poco la sana lettura di questo “foglio libero”,e devo dire che ho fatto male,mi ero perso un bel articolo,che mi meraviglio,non abbia ricevuto commenti. Non penso sia la persona più indicata,sicuramente sarebbe il Direttore,ma mi sento di fare i migliori complimenti alla corrispondente. La mancanza di commenti su un argomento così pregnante,purtroppo,è la prova provata che siamo “irrimediabilmente persi dietro a tutto………..internet,in tutte le sue salse e fruizioni,televisione, Facebook, Twitter, Youtube , ma non parliamo più …….cinguettiamo, tagghiamo e ci rincoglioniamo ogni giorno che passa sempre di più.Anche adesso sto “bloggando” , ma questo passa il convento ,e meno male, che questo convento è aconfessionale……..aperto a tutti (grazie al Direttore), se no i vaneggiamenti “casalleggiani” sarebbero già realtà. Meno male. Illustre redattrice è tutto vero quello da Lei scritto…sottoscrivo……..viviamo in mondo simil – Orwelliano, ma non basta, oltre quello che ci fanno credere o lasciano credere, i manipolatori e proprietari dell’informazione, non siamo padroni di nulla, dico nulla, tranne che di scrivere su questo blog , gentilmente messo al servizio del libero scambio delle idee dal signor Direttore. Anche sullo sedicente stato Islamico ( da condannare senza se e senza ma), si scrivono un sacco di fesserie…..non sul fatto che siano un manipolo di fanatici tagliagole, fuori dal tempo e dalla storia…….ma chi li ha creati? Chi li ha foraggiati? Chi ha dato vita al “Golem” che poi gli è scappato dal controllo con tutte le nefandezze e dolori incommensurabili? Chi c’è lo dirà? NESSUNO.
      Ma visto che merita un commenta che possa risultare stimolante ad un altre brillante intervento e tenuto conto che oggi è il “giorno della memoria” mi permette, che alle Sue sacrosante cose, possa aggiungere una considerazione , che non so se condividerà .Io ci provo.
      Hai mai letto i principi della propaganda nazista? Se si faccia finta di niente, altrimenti eccoli :

      1. Principio della semplificazione e del nemico unico.
      È necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E soprattutto identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.
      2. Principio del metodo del contagio.
      Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.
      3. Principio della trasposizione.
      Caricare sull’avversario i propri errori e difetti. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.
      4. Principio dell’esagerazione e del travisamento.
      Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.
      5. Principio della volgarizzazione.
      Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare.
      6. Principio di orchestrazione.
      La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma parlando sempre della stessa cosa. Senza dubbi o incertezze.
      7. Principio del continuo rinnovamento.
      Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
      8. Principio della verosimiglianza.
      Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso informazioni frammentarie.
      9. Principio del silenziamento. 
      Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.
      10. Principio della trasfusione.
      Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.
      11. Principio dell’unanimità.
      Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di.
      Le ricordano niente? Non ci vede un parallelismo sull’attuale stato pietoso dell’informazione pubblica, oltre chiaramente le condivisibili cose che Lei ha evidenziato,ribadisco nel Suo ottimo articolo? Non si sente preoccupata?
      Ormai non sembra esserci limite al limite.Dalla bufala del Natale vietato a Rozzano ai presunti black block che avrebbero calpestato il memoriale delle vittime parigine, dalla retorica dei gufi a quella delle ruspe. La comunicazione politica contemporanea ha portato ad un imbarbarimento del discorso pubblico simile a quello operato dalla propaganda nazista. Sembra che molti politici, con l’aiuto dei media, attingano direttamente dai principi di Joseph Goebbels.Senza differenza: di casacca: bianca,rossa,nera e fatto più grave ( non mi reputi un saputellospocchioso, cerco solodi illustrare il mio modesto pensiero), senza saperlo………navigando a vista nella più grassa ignoranza.
       Joseph Goebbels, l’uomo della propaganda nazista, potrà sembrare forte ed esagerato. Eppure, sempre più contenuti della comunicazione politico-sociale contemporanea, in Italia ma non solo, sembrano seguire pedissequamente i dettami del ministro della Propaganda del Terzo Reich.
      Notizie travisate, ingigantite, se non addirittura inventate per alimentare la costruzione del nemico – sia esso l’immigrato, il musulmano, il laico, l’omosessuale, l’attivista del centro sociale – sono ormai all’ordine del giorno e l’attendibilità dei mezzi di comunicazione è, da un lato, messa alla prova dalla pubblica piazza dei social network, dove la ricerca accurata e verificata pare avere lo stesso peso della bufala, ma anche, dall’altro, dal fianco che sempre più spesso testate considerate un tempo autorevoli prestano alle veline dei potenti di turno.
      La narrazione della realtà impostata in modo manicheo, del resto, è proposta o facilitata anche dalle tecniche comunicative dei principali leader politici. In Italia un grosso ruolo in questo senso ce l’hanno i due Mattei attualmente in voga, Renzi e Salvini.
      Il primo non ha esitato a definire “gufi” tutti coloro che osavano avanzargli una critica nel merito o sul metodo dei suoi provvedimenti. Il presidente del Consiglio e segretario Pd ha tentato (e forse è anche riuscito?) ad accorpare tutti i dissidenti in un’unica categoria e con un unico attributo: remare contro l’uscita dell’Italia dalla crisi e dalle difficoltà. Come se la sua ricetta fosse l’unica possibile.
      Salvini, per contro, ha trovato il simbolismo della “ruspa”, strumento che rimanda a mestieri classi popolari e ad effetto distruttivo, come perno della sua comunicazione politica. Sotto le ruspe leghiste finiranno, nei suoi auspici, sia i campi rom che i centri sociali.
      Sembra inverosimile che oggi,sia pure sotto mentite spoglie ,sia tornato in voga il metodo comunicativo stile Goebbels e i suoi meccanismi.
      Se si analizza la comunicazione politico-sociale contemporanea secondo i dettami della propaganda nazista, si provano i brividi e non perché fa freddo. A rillegerLa con interesse e piacere. A presto.

  2. Complimenti ad Angela per la lucida analisi.
    Complimenti a “il quotidiano di Salerno” per la nuova e prestigiosa collaboratrice.

  3. Complimenti al Direttore e complimenti alla giovanissima nuova collaboratrice del “quotidiano di Salerno”.
    Nell’articolo si notano l’entusiasmo e la giusta presunzione, peccato di gioventù, di chi intraprende una nuova avventura fresca di studi e di aspettative.
    Passano in secondo piano perciò sia le inesattezze, per esempio sulle procedure costituzionali di formazione del governo (Il presidente della repubblica non designa, ma incarica) alla luce, per di più, dell’introduzione del premio di maggioranza e della presentazione di schieramenti concorrenti sulla base di programmi di governo sui quali si chiede il voto degli elettori, sia gli accenni un po’ semplicistici sull’Europa. La scelta delle categorie è utile ai fini dell’articolo, ma resta fine a se stessa se non si considera che i sondaggi sono commissionati e le domande fissate dai sondaggisti e dai loro committenti La sferzata polemica sull’antipolitica senza menzionare le polemiche sulla casta e sul cosiddetto poltronismo è in effetti un po’ debole.
    Il pressappochismo è della gente o di chi detiene le leve del comando nella politica e nell’informazione? Si tratta di un pressappochismo voluto e cercato, che non si può imputare alle persone che lo subiscono come fonte di verità. In questo momento storico mancano gli approfondimenti culturali e sono lontani i tempi in cui il servizio pubblico era anche fonte di formazione continua, di istruzione e di approfondimento. Mancano i contraddittori in tv e mancano, purtroppo, giornalisti liberi e indipendenti (il Direttore del quotidiano di salerno è ormai una mosca bianca) che sappiano indagare tra le pieghe del potere. Quanto di ciò che succede è voluto da chi detiene il potere? La domanda dovrebbe essere questa.
    Si tratta di peccati di entusiasmo e di gioventù.
    Mi hanno però lasciata perplessa due passaggi, sulla leadership e sull’autonomia delle classi dirigenti. La leadership si esercita se è prestigiosa ed autorevole, altrimenti è solo un comandare senza nessun obiettivo che non sia il potere. Il passaggio finale sulle classi dirigenti lascia intendere che c’è chi comanda e chi si deve adeguare. Non è il popolo che vira verso la demagogia ma sono le classi dirigenti che hanno assunto un profilo populista che è per sua natura espressione di una fase degenerativa della democrazia. La politica è colpevole, non la vittima, della ricerca del consenso semplice e delle risposte semplicistiche.
    La conseguenza dell’assunto del popolo che vira verso la demagogia è la giustificazione di un governo di pochi eletti che sono in grado di elevarsi sulla mandria e stabilire ciò che è giusto per tutti.
    Considerata l’inesperienza e la giovane età è un ottimo articolo che si limita ad una descrizione a due dimensioni senza provare ad andare in profondità, anche se la citazione non casuale del grande Cioran è indice di ottima cultura. A chi si avvicina alla politica per interesse o a fini professionali consiglio sempre la lettura del saggio di Steven Lukes (uno dei più grandi sociologi contemporanei, docente all’Università di New York) “il potere – una visione radicale”. Una giovane entusiasta e capace come l’autrice dell’articolo se lo divorerà, ne sono sicura, e se deciderà in futuro di cimentarsi nella tenzone politica, le tornerà utilissimo.
    Rinnovo i complimenti al Direttore Aldo Bianchini e alla neo corrispondente, giovanissima penna di valore

  4. Troppo severa l’ottima commentatrice Maria Giovanna.Precisina.Sentiremo sicuramente parlare di Angela D’Alto. Sicuramente avrà riportato qualche imperfezione “infornativa”. Ma lo stile, la capacità espressiva, il vigore intelletuale presenti nell’articolo, la proiettano , a pieno titolo, tra le più belle sorprese di questo piccolo-grande foglio “libero”, frutto di serietà professionale e tanto,ma dico,tanto sacrificio del Direttore che lo cura.
    Insieme alla “piacevole scoperta” della D’Alto,non trascurei, nemmeno i “brividi” del commentatore Mauro.
    Personalmente mi li ha trasmessi.Ancora brava ad Angela, e chiaramente al Direttore che permette certe scoperte.

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