SEA PARK: il processo inutile, la professionalità di Montemurro e le domande ancora sospese !! ovvero quando Cirielli salvò De Luca.

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Secondo alcuni la giustizia ha confezionato un’altra sceneggiata, secondo altri abbiamo assistito ad una bella pagina di giustizia. Io propendo per la seconda ipotesi, cioè in favore della bella pagina di giustizia. Parlo del processo denominato SEA PARK che vede alla sbarra il governatore Vincenzo De Luca, l’ex sindaco Mario De Biase, il massimo consigliere del kaimano (Felice Marotta) e tanti altri personaggi fino alla concorrenza di ben 41persone in tutto; a vario titolo accusati di associazione a delinquere, concussione, corruzione, truffa aggravata, falso e truffa. Per capire se lunedì 14 marzo 2016 dinanzi la 2^ sezione penale del Tribunale di Salerno (presieduta da Vincenzo Siani con a latere Antonio Cantillo ed Ennio Trivelli) sia andata in onda l’ennesima sceneggiata della giustizia, quando tra gli imputati c’è De Luca, bisogna fare un passo indietro e rifare in breve la storia. Le indagini partono circa diciotto anni fa a cura dell’allora pm Filippo Spiezia (ora alla Procura della Suprema Corte di Giustizia europea) e continuate dalla pm Gabriella Nuzzi (ora al tribunale di Latina dopo lo scandalo delle indagini a carico dei magistrati di Catanzaro) che nel dicembre 2005 chiese per ben tre volte l’arresto in carcere di De Luca e di altri, provvedimenti restrittivi bocciati per tre volte dall’allora gip Gaetano Sgroia (oggi al riesame) che ordinò ed ottenne, stante la richiesta della Commissione Parlamentare dei procedimenti d’accusa, anche la distruzione di alcune bobine, contenenti registrazioni telefoniche ed ambientali, perché effettuate senza autorizzazione e quindi inutilizzabili. L’impianto accusatorio fondava le sue radici su un assunto mai provato e che voleva far passare un disegno criminoso tra alcuni politici, alcuni tecnici, alcuni amministratori, alcuni sindacalisti ed alcuni responsabili dell’azienda Ideal Standard; il disegno era volto a far lievitare fraudolentemente i prezzi dei suoli (sia della Ideal Standard che di molti privati) sui quali doveva sorgere il mitico SEA PARK (il parco acquatico di Salerno) che all’epoca era un’altra idea fissa del kaimano. La pm Nuzzi nel corso delle indagini preliminari accusò anche i due procuratori aggiunti dell’epoca (Luciano Santoro e Michelangelo Russo) di essersi abusivamente intrufolati nel suo computer per spiare l’attività investigativa e resocontare i fatti ad alcuni degli imputati. I due alti magistrati furono sottoposti a processo, assolti ma puniti (come avviene spesso nel nostro Paese); il primo inviato alla presidenza del Tribunale di Sala Consilina e il secondo presso la Corte di Appello di Roma. Questi in sintesi i clamorosi fatti che avrebbero potuto, se passavano le richieste di arresto del dicembre 2005, sconvolgere tutto l’assetto politico e di potere della città e della provincia. Ma perché il pm Spieza prima e la pm Nuzzi dopo si intestardirono nella ricerca affannosa delle responsabilità da imputare soprattutto a De Luca, spesso indicato come il “grande manovratore” della maxi truffa ai danni dello stato ? E’ presto detto. Perché il giorno 19 luglio 2001, alle ore 11.35, nel carcere di Opera a Milano il pm antimafia Antonio Centore cominciò l’interrogatorio (l’ultimo !!) del noto presunto camorrista Cosimo D’Andrea (deceduto poi nel carcere di Poggioreale nel dicembre del 2001) che era riconosciuto come l’uomo che aveva condotto per la malavita organizzata salernitana tutti i più grandi affari degli anni d’oro a cavallo di tre decenni (60 – 70 e 80). Alle domande del pm Centore sul SEA PARK ecco cosa rispose Cosimo D’Andrea:

—“”Insospettabili!! I nomi non me li ricordo, perché li vidi su internet l’ultima volta e non me li sono scritti e me li sono dimenticati. Questi qua stanno facendo una delle più grandi iniziative d’Europa, vicino a voi, non ne sapete niente? …. Ma come vicino allo stadio Arechi e voi non sapete niente …..””. Il magistrato risponde che qualcosa aveva letto sul Sea Park ma solo dai giornali e il camorrista ribatte: “”E non avete capito niente…..e avete letto male, quelle sono due cose distinte e separate, queste qua. Per quanto riguarda l’Ideal Standard il Comune ha messo De Luca ieri e oggi. Come si chiama il sindaco? …. De Biasi, benissimo, hanno fatto una convenzione con questa ditta che non da nessuna garanzia né di solvibilità né di onorabilità …… Come lo so ?  stai a sentire mi hanno detto …tu… noi mettiamo in mobilità 180 persone, tu devi riconvertire ….. e fare in modo di dare lavoro a questa gente …. Se tu ci fai questo favore noi ti diamo non so quanti ettari ed ettari vicino allo stadio Arechi, dove tu puoi fare questo grande acquario … che è il più grande d’Europa, significa il più grande d’Europa…debbono affluire 40-50milioni all’anno di spettatori….questo è un finanziamento di 3-400miliardi di lire…””. Il dottor Centore chiede a chi andranno tutti questi soldi e D’Andrea risponde: “”E a chi andranno, dottò, se ci sto io in mezzo vengono una parte, pure una parte a me…””. L’interrogatorio continua, arriviamo alla pagina 115, il magistrato chiede specificamente notizie sui soldi e D’Andrea dice: “”Ha capito ed allora me ne ha parlato a me dice –Cosimo vuoi intervenire in questa vicenda, perché questi soldi non ne tengono così, così, così, mi ha fatto parlare con qualcuno e mi ha spiegato tutto …– e questo è il fatto del Sea Park””. A pag. 117 il dottor Centore affonda e chiede: “E De Luca c’entra qualcosa in tutto questo?”. Laconica la risposta: “”E’ lui, lui in campagna elettorale ha cavalcato il cavallo di questa cosa qua, che avrebbe portato a Salerno questa cosa, è lui che lo fa””. Al che Centore dice: “Va bene d’accordo, approfondiremo separatamente. Poi?”, gli fa eco il camorrista dicendo “”Ci volessimo fermare quasi?””. L’interrogatorio, dopo 118 pagine, finisce con la promessa di continuare in altra data per approfondire specifici argomenti; il verbale viene chiuso ed allo stesso viene allegata la bobina della fonoregistrazione. Poco tempo dopo Cosimo D’Andrea muore. Un interrogatorio inutile, 118 pagine difficilmente utilizzabili a dibattimento per la mancanza di qualsiasi prova oggettiva””—. Tutto questo l’ho già scritto in data 10 febbraio 2012 (su questo stesso giornale) e le conclusioni tratte dal pm Momtemurro in aula qualche giorno fa sembrano avallare in pieno i dubbi che già all’epoca manifestavo sulla credibilità dell’impianto accusatorio. Ma a chi non segue sempre i miei articoli, e può pensare che ogni mattina mi alzo con il pensiero di attaccare De Luca, voglio ricordare che oltre alle perplessità sopra evidenziate ebbi modo di scrivere addirittura in data 23 luglio 2011 un articolo dal titolo “Sea Park e Mcm: processi inutili” nel contesto del quale evidenziavo tutte le sfasature che venivano fuori dalla lunghissima inchiesta.

Non ci dobbiamo meravigliare più di tanto se il pm Vincenzo Montemurro che ha ereditato il caso e che dopo aver sollecitato gli imputati ad avvalersi della prescrizione nel 2012, prescrizioni rifiutate, abbia nella udienza del 14 marzo scorso messo in risalto, con fermezza ed ironia, il vero ed unico buco nero dell’inchiesta: la distruzione delle bobine contenenti le registrazioni telefoniche ed ambientali. E l’ottimo magistrato ha anche affermato un principio importante, cioè che le registrazioni bisogna saperle utilizzare, altrimenti non valgono a niente. Da qui la sua richiesta, inevitabile, di derubricare ed annullare l’accusa di “associazione a delinquere” che tra le tante era quella, forse, più pericolosa. Insomma come si fa, ha fatto intendere anche se non l’ha detto, a fare un processo se manca in assoluto la prova regina, cioè la mitica pistola fumante. Ci avviamo, dunque, verso l’udienza del 19 aprile prossimo quando saranno esaminate le singole posizioni, ma con sullo sfondo una più che probabile assoluzione generalizzata. Rimangono, però, in piedi alcune domande che tutti dovremmo porci, a cominciare dai giudici della seconda sezione penale, per capire di più ed al di là della giustizia cosa sia veramente accaduto per la vicenda Sea Park. 1) Perché il pm antimafia Antonio Centore non forzò e non continuò l’interrogatorio sospeso su richiesta del presunto pentito ?, 2) Perché furono distrutte le bobine delle registrazioni ?, 3) Perché l’on. Edmondo Cirielli con il suo voto fece passare in Commissione Parlamentare la distruzione delle bobine quando finanche il rappresentante del PD le aveva, invece, considerate fondamentali per l’inchiesta ?, 4) Perché soltanto pochi mesi dopo lo stesso Cirielli spinse per realizzare il famoso accordo tra Nicola Cosentino e Vincenzo De Luca per sconfiggere Alfonso Andria nel ballottaggio delle elezioni amministrative del 2006 quando De Luca da deputato si ricandidò a sindaco ?, 5) Perché dopo di allora in tutti i grandi lavori pubblici salernitani sono giunte imprese dall’hinterland napoletano, alcune delle quali riconducibili ai casalesi ? ed infine 5) Perché l’ex assessore all’urbanistica di Salerno, arch. Fausto Martino, in aula smise i panni del grande accusatore e indirizzò le sue dichiarazioni verso la “non colpevolezza” degli imputati ?. Ha detto bene il pm Vincenzo Montemurro che questo è un processo che rischia di durare ancora molti anni, probabilmente perché è basato sul nulla. Alla prossima.

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