GIORNALISMO: gli uffici stampa dei “non giornalisti”

Aldo Bianchini
SALERNO – Nel corso di questi ultimi anni ho più volte trattato lo spinoso problema degli “uffici stampa” e della loro distribuzione sul territorio in maniera disomogenea e non super partes. Ma ho parlato anche della mania di moderare e/o presentare i vari convegni e le tantissime manifestazioni che si sviluppano in tutta la provincia, una mania che sembra aver catturato imprenditori, politici, scrittori, organizzatori ecc. e che appare sempre più diretta nel senso che spesso, sempre più spesso, va di scena il fenomeno dell’autoreferenzialità nella moderazione e/o nella conduzione-presentazione dei vari eventi.
Se per la distribuzione degli uffici stampa da parte delle amministrazioni locali ma anche da parte di tutte quelle associazioni che godono di contributi pubblici il fenomeno potrebbe essere facilmente regolato imponendo che nella rendicontazione delle singole manifestazioni ci sia la voce “comunicazione” e che la stessa sia stata assegnata, a turno, a giornalisti regolarmente iscritti all’ordine, pena la sospensione del pagamento del contributo; molto diverso è per gli autonomi (cioè senza contributo pubblico) che imperversano in ogni luogo.
Difatti sempre più spesso in maniera ufficiale sulle locandine che annunciano gli eventi compaiono nomi di moderatori o di conduttori che non possiedono il tesserino di giornalista e, quindi, non sono iscritti all’ordine professionale nazionale. Gli stessi, per carità, possono anche essere molto più bravi dei giornalisti (e tante volte lo sono !!) ma rimane il fatto deprecabile che un iscritto all’ordine debba essere tenuto a debita distanza perché un personaggio qualsiasi si offre volontariamente o a chiamata personale e diretta per surrogare un compito non suo alla faccia di chi è giornalista iscritto e paga le relative tasse annuali.
In questo l’ordine nazionale e quelli regionali dovrebbero essere molto più attenti e dovrebbero disciplinare, con precise regole da imporre almeno nei casi in cui esiste un contributo pubblico, la scelta dei giornalisti iscritti secondo una tabella di rotazione che non leda gli interessi di nessuno. Bisognerebbe, altresì, fissare una quota-media (anche molto bassa dalla quale partire nelle successive trattative a titolo privato tra il giornalista e gli organizzatori) che spetta al giornalista per un ufficio stampa oppure per la semplice conduzione di un convegno.
Questo aspetto molto deteriore del fenomeno dovrebbe riguardare anche le tante Associazioni di Giornalisti che pullulano sull’intero territorio nazionale ed in particolare su quello salernitano. Mi sono sempre chiesto quale sia la ragione di esistere delle associazioni, ormai ridotte a mero strumento personale di rappresentanza, se non vengono difesi i diritti primari di ogni singolo giornalista.
Se non si fa almeno questo allora sì che è doveroso cancellare l’ordine nazionale come da più parti è stato tentato di fare in passato e come sicuramente accadrà anche in futuro.
Basterebbero poche norme ma ben scritte ed applicate per evitare la scandalosa guerra intestina per l’accaparramento degli uffici stampa e/o delle singole manifestazioni; parlo di Salerno, ma il fenomeno è diffuso in ogni angolo della provincia, dove più uffici stampa e più eventi sono concentrati nelle mani di pochissimi giornalisti che, come fossero unti dal Signore, la fanno da padroni in un ambito molto difficile che spesso crea sordide dipendenze a discapito della libertà e dell’autonomia del giornalista e, quindi, della corretta informazione.

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