Fonderie Pisano: è morto il capostipite Mario Pisano, 88 anni ad aprile. Funerali domani 27 febbraio ore 15.30 Chiesa di San Paolo del Rione Petrosino; poco prima il feretro sarà portato in fabbrica per il saluto delle maestranze.

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Una tristissima notizia arriva, in queste ore, sulla già lunga e difficile battaglia della Fonderie Pisano nel tentativo di sopravvivere agli attacchi strumentali sia dei politici che delle associazioni pseudo ambientaliste, scese in campo per denunciare presunti danni all’ambiente e chiedere con forza la chiusura dello stabilimento di Fratte.

A tutta questa ondata di sordida opposizione, alla chiusura della produzione delle fonderie ed all’occupazione di oltre cento lavoratori del settore, non ha retto il presidente della spa Mario Pisano (nato l’8 aprile 1930) il cui cuore ha improvvisamente ceduto questa mattina tra la sconcerto e il dolore dei familiari e delle maestranze aziendali.

Proprio in queste ore Mario Pisano doveva presiedere un’importantissima riunione del CdA dell’azienda ed alle prime avvisaglie del malore ha caparbiamente rifiutato il soccorso dell’ambulanza immediatamente chiamata sul posto.

Ottantotto anni spesi quasi esclusivamente nella fabbrica e per la fabbrica nell’intento sicuramente di fare impresa ma anche, se non soprattutto, per assicurare occupazione e benessere alle svariate centinaia di famiglie che dall’attività delle fonderie hanno tratto da oltre cento anni i mezzi necessari per la loro sussistenza.

Negli ultimi tempi l’atteggiamento esteriore e caratteriale, ma anche somatico, del capostipite delle Fonderie Pisano evidenziava tutta l’amarezza, ed anche lo sconcerto, per una brutta storia, esasperata fino agli eccessi, che stava scrivendo la parola fine ad una storia industriale lunga oltre un secolo; una storia per la quale Mario Pisano aveva speso tutte le sue energie e tutte le sue capacità imprenditoriali.

Soltanto per la cronaca è utile ricordare (fonte Wikipedia) che “”le Fonderie Pisano & C. è una società per azioni fondata nella prima metà dell’800 nel Regno delle Due Sicilie. Nasce come iniziativa artigiana, con il fine di realizzare fusioni in ghisa e bronzo per le industrie tessili della zona. Il primo impianto, di tipo artigianale, nacque nel comune di Baronissi. Successivamente nel 1900 l’attività produttiva si trasferisce a Salerno, presso la stazione ferroviaria. Nel 1961 si colloca dove adesso situata attualmente (nella zona nord di Salerno, precisamente nel quartiere Fratte) divenendo una società per azioni (S.p.A.). Le Fonderie sono tra le più importanti in Italia, basti pensare, che quasi tutti i chiusini dei comuni italiani provengono dalle suddette fonderie””.

Avevo incontrato, per la prima volta, Mario Pisano negli anni ’70 quando con il fratello Luigi (detto l’ingegnere) fece decollare definitivamente verso il successo la fabbrica nata tanti decenni prima di loro; mi apparve subito come un galantuomo capace di rispettare il ruolo degli altri (ero ispettore di vigilanza previdenziale) anche nel corso di ispezioni che spesso per le imprese risultano a dir poco fastidiose.

Ma la principale cosa che ha saputo creare e portare avanti, nei vari decenni, è stato quel “senso di appartenenza” che ha coinvolto nella pura salernitanità (non quella inventata fantasiosamente dai politici) non solo i dipendenti ma anche tutti noi che abbiamo avuto la possibilità, calpestando i tombini-chiusini della Pisano in tutte le città italiane, di ricordarci di essere di Salerno con una certa, anche se silenziosa, soddisfazione per le capacità imprenditoriali dei figli di questa nostra città.

A conferma della eccellente lucidità che lo ha accompagnato fino all’ultimo secondo della sua vita c’è il fatto che, come dicevo, proprio oggi doveva presiedere un importante CdA della sua azienda; quasi certamente il dolore intimo vissuto per colpa di queste vicende lo ha segnato in maniera definitiva e senza possibilità di appello.

Tra le maestranze dell’azienda circola, in queste ore, la voce secondo cui è stato proprio lui, Mario, a chiedere ed ottenere che nel contesto del comunicato aziendale, emesso dopo la revoca delle autorizzazioni da parte della Regione, fosse inserito l’appello per i lavoratori: “…In questo momento il pensiero non può non andare principalmente alle maestranze. Nelle prossime ore avvieremo contatti con gli Enti competenti e le organizzazioni sindacali per verificare i percorsi attivabili in relazione agli ammortizzatori sociali ai quali è possibile fare ricorso…”.

Lo spegnimento dei forni avvenuto qualche giorno fa ha, molto verosimilmente, segnato e chiuso la sua esistenza terrena; ma sono certo che da lassù continuerà a “vegliare sulla sua fabbrica”.

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