SAN MATTEO 2018: le due facce del problema e … la statua di San Vincenzo da Ruvo del Monte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Da qualche anno a questa parte c’è un problema, un grosso problema. E’ perfettamente inutile non riconoscerlo con sincerità e con doveroso senso del rispetto nei confronti delle migliaia e migliaia di fedeli che ogni anno accorrono dall’intera città e dai molti paesi del salernitano per seguire l’immensa processione che la sera del 21 settembre attraversa la parte storica e antica di Salerno.

            Il problema c’è e si vede, ecco perché è inutile far finta di nasconderlo; i Santi in processione (San Matteo, San Giuseppe, Sant’Ante, San Gregorio VII, San Fortunato e San Gaio) non sono stati e non sono sufficienti a placare l’ira dei fedeli, sponsorizzati dall’amministrazione comunale, per il mancato ingresso del Santo Patrono nell’atrio interno del palazzo di città come da antica tradizione popolare.

            Lo strappo violento tra Curia – Comune e Città si è prima affacciato e poi materializzato dopo l’arrivo a Salerno dell’Arcivescovo S.E. Luigi Moretti venuto in mezzo a noi con il compito di stroncare il presunto malaffare che, a causa di un’inchiesta giudiziaria, sembrava allignare all’interno delle misteriose stanze dell’immensa Curia salernitana.

            L’Arcivescovo Moretti negli ultimi anni se l’è vista brutta anche a causa di una non buona regia della Curia e dei personaggi-curiali che lo hanno letteralmente assediato fin dal suo arrivo; l’anno scorso era stato addirittura costretto a disertare alcuni degli importanti appuntamenti religiosi a causa di uno stato di salute alquanto compromesso; ora il peggio è passato e l’alto prelato è ritornato alla carica con l’intento di dare la giusta dimensione religiosa ad una festa che è stata e deve rimanere religiosa senza momenti di puro paganesimo o di inchini inquietanti nei confronti di alcuni personaggi camorristi che ancora governano la città.

            Se da un lato la piena religiosità della festa è stata accolta con forte gradimento dalla maggioranza dei salernitani, dall’altro rimane una frangia cospicua di “esaltati” che non ragiona e minaccia fuoco e fiamme.

            Per quest’anno ci si è messo anche il Comune con l’annuncio che il Gonfalone della Città non   si unirà agli altri stendardi in processione da sempre; un annuncio, a mio avviso, poco opportuno che mette in evidenza ancora una volta la rabbiosa e immotivata reazione per la mancata entrata del Patrono in Comune, come se quella mancata entrata fosse una specie di non riconoscimento di un potere politico (quello deluchiano) che con il rito religioso non può e non deve entrarci assolutamente niente.

            In questo senso ha perfettamente ragione Roberto Celano (esponente di spicco di Forza Italia e capo gruppo in Comune) che dai banchi dell’opposizione ha tuonato così:

“”Se fosse confermata la notizia che la G.M. negherebbe l’utilizzo del Gonfalone durante la Processione di San Matteo, ci troveremmo difronte all’ennesimo gravissimo e vergognoso abuso di un’Amministrazione indegna, cui reagiremmo con determinatezza.  Tale decisione assunta da un Sindaco dichiaratamente ateo e da un manipolo di amministratori che continua a prestarsi ed a sostenere  un’indecente capriccio dell’ex Sindaco che ha creato inutili tensioni durante i festeggiamenti civili e religiosi degli ultimi anni, non solo non rispetterebbe la volontà della stragrande maggioranza dei salernitani  legati indissolubilmente al Santo Patrono ed apparrebbe atto indecente e deprecabile ma rappresenterebbe anche un vero e proprio abuso amministrativo. L’articolo 5 del regolamento comunale, prevede, infatti, che il gonfalone debba obbligatoriamente essere presente «nelle cerimonie civili, patriottiche e religiose», tra cui anche la festa patronale.
Difenderemo,  dunque,  in ogni sede le nostre tradizioni, l’amore dei Salernitani per il loro Patrono e il legame stretto tra città e Santo che ripicche e infantilismi non possono erodere
””.

            Quanto sono lontani i tempi del governo temporale della Chiesa di S.E. Gerardo Pierro e di don Comincio Lanzara; sicuramente il grande carisma di don Gerardo e l’attenta regia di don Comincio avrebbero prodotti effetti molto diversi e non avremmo mai assistito alla rivolta dei portatori così come alla minacciata non uscita del Gonfalone cittadino; i due che hanno segnato un’epoca irripetibile della storia religiosa della città sarebbero stati capaci di inventare qualsiasi cosa pur di scongiurare le gravi offese cui abbiamo assistito in questi ultimi anni.

            Forse avrebbero addirittura concesso anche alla statua del novello San Vincenzo da Ruvo del Monte di aggregarsi a quelle dei Santi già in processione, per buona pace di tutti.

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