il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Piazzetta Ambrosoli: degrado continuo !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – In passato ho già scritto della “Piazzetta Giorgio Ambrosoli”, nata dal nulla a Torrione (di fronte a La Carnale), per ricordare la figura storica dell’avvocato milanese barbaramente ucciso da un sicario soltanto perché nominato liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Un’operazione di maquillage urbano davvero degna di nota se non fosse accaduto ciò che accade molto spesso a Salerno: abbandono totale e manutentivo delle opere create anche con una certa lungimiranza amministrativa.

Quando fu inaugurata, ovviamente da Vincenzo De Luca, in pompa magna e con la plebe osannante, venne presentata come il simbolo del recupero ambientale e urbanistico di una parte del Quartiere Torrione abbandonato a se stesso da troppi anni. Per fare la piazza fu abbattuto il ponte della ferrovia che oggi sarebbe stato utilissimo per il porto commerciale e fu messo a dimora un prestigioso albero che qualcuno, astutamente e nottetempo, pensò bene di rovinare per sempre tagliandogli la linfa vitale.

La piazzetta non piacque a tutti, e ci fu uno scontro durissimo tra l’allora semplice consigliera comunale, oggi assessore, Gaetana Falcone (che abita nel palazzo prospiciente la piazzetta) e il sindaco De Luca, e la consigliera scaricò tutte le responsabilità di quello che appariva, anche ai non addetti ai lavori, come una forzatura urbanistica per favorire forse alcuni privati. La battaglia fu aspra e senza esclusione di colpi.

Sul terrazzo che si affaccia sulla piazzetta una ditta privata previo regolari permessi innalzò dei gazebo (del tipo stand) per avviare un’attività di bar-ristorazione che ha funzionato soltanto per un paio di anni, o poco più.

La situazione di oggi evidenzia uno stato di assoluto degrado; le foto mettono bene in evidenza anche l’aspetto igienico poco gradevole del posto; per non dire delle intelaiature dei preesistenti gazebo che sono ancora lì, arrugginite, a fare bella mostra dello scempio ambientale in pieno centro cittadino.

Perché l’assessora alle pari opportunità del Comune di Salerno Gaetana Falcone non interviene con il piglio che ha caratterizzato gli inizi della sua carriera politica per restuire al sito la dignità che merita; oltretutto l’assessora abita ancora in quel palazzo.

L’ingegnere Gaetano Perillo in data 19 dicembre 2016 a commento di un mio precedente articolo scrisse testualmente: “Il degrado in cui versa la piazzetta Ambrosoli non fa onore ai responsabili della cosa pubblica che dovrebbero preoccuparsi di mantenere alto il decoro delle aree cittadine, specialmente dopo che le stesse sono state oggetto di trasformazione e restyling mirati a migliorarne aspetto e funzioni. Ricordo come era quella zona. Peccato che vicende successive abbiano creato i tanti problemi denunciati ora e quasi fanno rimpiangere l’assetto precedente. In particolare sembra di capire che si recrimina anche per l’avvenuto abbattimento del ponte della ferrovia che oggi sarebbe stato “utilissimo per il porto commerciale”. Ritengo invece che forse questo intervento sia stato l’unico più determinante e coerente con il previsto sviluppo successivo di tutta la fascia urbana dal Grand Hotel alla Piazza della Libertà, facendo definitivamente sparire ogni velleità di ripristinare quell’inutile e anacronistico raccordo ferroviario col porto che si sviluppava sul lungomare e del quale si sono lasciati ancora in situ i binari, “a futura memoria”!! Sono sempre del parere che sarebbe stato molto più importante interrogarsi con lungimiranza e spirito costruttivo su come sostituire quel collegamento, sia pure improduttivamente praticabile, con una infrastruttura veramente valida e indispensabile allo scalo. L’argomento però è sempre latitante!!”.

1 Commento

  1. La citazione, cortesemente fatta dal Direttore dr. Bianchini, del mio commento al suo precedente articolo, dove denunciava lo stato di degrado in cui versava – e ancora versa – la piazzetta Ambrosoli, mi induce a rinnovare la mia concordanza sul tema.
    Non è accettabile che quel luogo – ma questo vale per tutte le situazioni similari – continui ad essere tenuto in uno stato di abbandono e che persista l’inerzia e la noncuranza di chi, investito di poteri decisionali, non tiene fede ai propri doveri di amministratore attento e responsabile.
    C’è tuttavia un punto sul quale non posso esimermi dal ribadire il mio dissenso. Riguarda uno degli interventi eseguito allorché si procedette alla trasformazione della piazzetta e cioè l’abbattimento del ponte che, sovrastando la via Torrione, collegava la ferrovia con il porto commerciale tramite un raccordo a binario unico esteso per tutto il lungomare.
    Quando lo scalo marittimo, prima del suo allargamento e potenziamento, aveva una attività limitata quasi esclusivamente a navi di piccolo cabotaggio, la necessità di trasferimento da e per la ferrovia non era particolarmente invasiva. I pochi vagoni in transito sul lungomare venivano gestiti senza traumi per la vita cittadina. In un certo senso costituivano una attrazione per i più piccini, che li osservavano con infantile curiosità. Diversa sarebbe stata invece la situazione in relazione agli aumentati volumi di merci gestiti dal porto nelle aumentate dimensioni progressivamente da esso assunte per i lavori via via eseguiti.
    La permanenza in piena attività di quel tipo di trasporto avrebbe dirottato buona parte dei carichi ora trasferiti coi tir sui vagoni ferroviari. È facile prevedere che quelle teorie di grossi autoveicoli che ora si vedono percorrere lentamente il viadotto Gatto sarebbero state sostituite da lunghi convogli ferroviari in transito cadenzato sul binario del lungomare. Stento a credere che un tale assetto, per una serie di ragioni facilmente intuibili, poteva ancora essere sostenibile.
    Purtroppo nelle condizioni date la situazione sta diventando irreversibile e non si vede all’orizzonte, non dico il consolidarsi, ma neppure il tentativo di un approccio concreto alla necessità di dotare il porto commerciale anche di una opzione di trasporto su ferro.
    La oggettiva difficoltà orografica ha portato sempre e comunque a privilegiare la modalità di trasporto su gomma evitando ricerche di soluzioni per l’altra opzione. Ma ora il trend va verso il multimodale e tante altre strutture portuali già sono attrezzate in tal senso e si presentano sul mercato con chance fortemente competitive.
    Ma anche lontani dal mare sono avvertite analoghe esigenze. Ad esempio, a proposito del sistema da realizzare per la viabilità a servizio del costruendo nuovo stadio della Roma, dal Politecnico di Torino sono arrivate precise indicazioni e il Direttore Bruno Della Chiara ha dichiarato “andare incontro a una offerta stradale senza quella ferroviaria è impossibile”. Solo così cioè si eviteranno grossi problemi per gli afflussi e i deflussi degli spettatori. Per i porti è ugualmente imperativa la diversificazione delle infrastrutture adibite alla movimentazione delle merci. Chi non è attrezzato in tal senso non può aspirare ad entrare in un novero di elite.

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