il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

VESSICCHIO: come Cristo sulla croce !!

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Prima di parlare e/o di scrivere dovremmo tutti metterci d’accordo su un punto: “Quando un soggetto va inchiodato sulla croce”.

Se facciamo un rapido ritorno al passato, per avere una risposta, dobbiamo fermare la nostra attenzione sulla figura di Gesù Cristo; per la stragrande umanità di oggi Cristo disse delle verità assolute, per la maggioranza dei popoli dell’epoca era solo un sobillatore; e fu inchiodato sulla croce tra due ladroni sul Monte Gòlgota.

Ecco, questa è l’immagine che mi è rimbalzata davanti agli occhi dopo aver letto tutte le sciocchezze scritte e le volgarità dette in un’unica direzione e contro il malcapitato Sergio Vessicchio, giornalista agropolese, reo di aver commesso una imperdonabile cazzata ancora più macroscopica di quelle dei suoi detrattori e denigratori. Avevo, comunque, deciso di non scrivere niente ma la sua apparizione sulle poltrone dello strampalato salotto televisivo (Pomeriggio 5) dell’eterna bambina ultrasessantenne Barbara D’Urso (che già di per se è un fenomeno televisivo negativo) mi ha convinto a dire la mia perché il buon Vessicchio di miserevoli cadute di stile ne ha collezionate fin troppe in questa squallida vicenda.

Siamo in periodo Pasquale ma nessuno dei suoi amici del passato (giornalisti, giornalai e gente comune) ha, però, pensato neppure per un momento, prima di aggredirlo e ostracizzarlo dalle tv (Telecolore ?, ogni riferimento non è puramente casuale !!) e dai giornali, alle sette frasi che Cristo (pensando forse di avere anche Lui sbagliato qualcosa almeno nella tempistica !!) pronunciò negli ultimi minuti della sua vita: “Dio perché mi hai abbandonato ? – Padre, perdonali, non sanno quello che fanno – Oggi sarai con me in Paradiso – Donna ecco tuo figlio – Ho sete – Padre, nelle tue mani consegno il tuo spirito – E’ compiuto”.

Se rileggete con molta attenzione le ultime sette frasi di Cristo scoprirete che rappresentano quasi in tutto il “caso Vessicchio” con la sorpresa che le stesse sono state richiamate, per sintesi o per monosillabi, anche dallo stesso malcapitato giornalista nelle varie fasi in cui ha abbozzato qualche insostenibile difesa alla sua uscita pubblica che definire infelice è assai poco.

Io conosco molto poco Sergio Vessicchio, con lui in oltre trent’anni di attività giornalistica avrò scambiato si e no una decina di riflessioni sul calcio quando una ventina di anni fa frequentavo lo stadio Arechi dove ebbi modo di assistere, nella tribuna stampa, anche agli improperi (cornuto, figlio di puttana, ecc. !!) che qualche gentile donzella-giornalista inviava gridando all’indirizzo di arbitri e guardalinee, senza che niente fosse poi accaduto. Da una ventina di anni non ho più avuto il piacere di incontrare Sergio che ho da sempre giudicato, e giudico tuttora, come un giornalista innamorato del suo mestiere e come una persona sempre assolutamente umile, insomma un puro sempre disponibile per tutti quelli che nel corso degli anni lo hanno sfruttato, strattonato, tirato per la giacchetta fino al punto da farlo apparire come un “personaggio assolutamente indispensabile” per giornali e televisioni e per le tante trasmissioni e salotti sul calcio. Negli ultimi anni è stato anche usato come cartina di tornasole nei commenti scritti e parlati finanche sulla squadra di calcio granata (Salernitana, ndr !!) anche se lui è nato e vive ad Agropoli. Come dire, per essere più chiaro, che le trasmissioni sulla Salernitana non cominciavano se non c’era l’immenso super esperto Sergio Vessicchio.

E ora ? ebbene all’improvviso a causa di una “tremenda cavolata” (l’offesa ingiustificabile lanciata contro un guardalinee donna di una partita di categoria inferiore) tutti gli hanno girato le spalle, qualcuno (ogni riferimento a Franco Esposito non è puramente casuale !!) ha addirittura sentenziato la sua esclusione da tutti i programmi televisivi cittadini, manco fosse il centurione romano che inferse l’ultimo colpo di lancia al corpo già martoriato di Cristo.

Perché questo accanimento ? perché informare pubblicamente l’opinione pubblica che quel giornalista non sarà più ospite della televisione, in cui da svariati anni è stato trattato come un vero personaggio?” si è chiesto ed ha chiesto il noto Luciano Provenza. Mi pregio di rispondergli che il centurione romano, forse, lo fece per pietà; qui invece è stato fatto con assoluta cattiveria senza minimamente chiedersi se era il caso di fermarsi un attimino e ragionare sull’accaduto per offrire anche una via di uscita al Cristo sulla croce (come fece il centurione Clavio) che è stato addirittura subito sospeso (giustamente ?) dal presidente dell’Ordine Regionale dei Giornalisti.

Per inchiodarlo sulla croce (povero Vessicchio …) sono scesi in campo anche Di Maio e Giorgetti che lo hanno definito “troglodita” o Vincenzo De Luca che lo ha chiamato “buzzurro”, per citare solo alcuni di quelli che senza neppure conoscere bene la vicenda, pur di apparire custodi intoccabili della parità di genere, non hanno esitato neppure un secondo prima di abbandonarlo a se stesso quando ormai aveva dichiarato di riconoscere il suo errore ed aveva chiesto umilmente scusa. Una fretta eccessiva che fa molto pensare e fa, come ha detto lo stesso Sergio, credere nel fatto che tutti si sono subito barricati dietro un volgare falso moralismo.

Soltanto l’avvocato Luciano Provenza, ripeto, nel contesto del suo intervento pubblicato da le Cronache il 30 marzo scorso ha con molta obiettività segnalato che Vessicchio è stato preso al bersaglio, come sparare sulla Croce Rossa, anche da giornalisti ed emittenti che da anni lo utilizzavano a loro piacimento; ma Vessicchio non può essere difeso solo da Provenza, devono scendere in campo i “suoi amici” almeno per dargli la possibilità di un contraddittorio. Neppure le Cronache che ha ospitato l’articolo può esimersi dal dare un proprio convinto commento all’intera vicenda.

La colpa vera e seria di Vessicchio è quella di: non aver capito dopo decenni di assidua frequentazione che il mondo dei giornalisti salernitani è infido e insidioso, con tradimenti e pugnalate alle spalle; costituito da piccole caste ben identificate che aspettano ansiose “la pizza e la birra” che di tanto in tanto elargisce il kaimano (De Luca Vincenzo, ndr !!)  attraverso editori per nulla editori, alcuni dei quali soltanto piccoli e modesti affaristi di giornata .

A tutti, colleghi e non di Vessicchio, dopo aver riflettuto sulle ultime frasi di Cristo  consiglierei di leggere con molta attenzione l’approfondimento di Massimo Gramellini apparso sul Corriere della Sera dal titolo “Il Vessicchio in me” il 26 marzo 2019. Tra le righe del suo breve intervento Gramellini scrive: “Sarebbe facile prendere le distanze da Vessicchio. Facile e auto assolutorio. Lui è il simbolo spudorato di qualcosa che riguarda anche me. Quel diavoletto sempre pronto a spuntare, appena qualche donna pretende di spiegare il fuorigioco, o un maschio si illumina parlando di pannolini … verrebbe da parafrasare Giorgio Gaber: non mi preoccupa Vessicchio in sé, ma Vessicchio che è in me”.

E per dirla fino in fondo, vorrei tanto che tutte le donzelle (femministe e non) che si sono scatenate contro il povero Cristo di Vessicchio si indignassero oltre ogni dire alla visione quotidiana delle immagini vergognose e più che sessiste che Mediaset e Rai mandano in onda nei preserali e serali di successo con ragazze che sventolano tette, culi e atteggiamenti provocatori in una sorta di orrido mercato di merce umana; ma anche per le parolacce indirizzate da Giancarlo Magalli contro Adriana Volpe (definita “bestia”) nel corso della trasmissione “Non è l’arena” della domenica di Pasqua. Altro che parità di genere.

1 Commento

  1. Il bello di Aldo Bianchini:
    Affrontare ogni argomento volando alto, scavando tra le cause
    ed analizzando le motivazioni, motore di ogni azione. Grande…

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