Don Nunzio: è stato il giorno di Mons. Scarano

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Avevo titolato l’ultimo articolo dedicato, in ordine di tempo, al “caso giudiziario Scarano” scrivendo che l’udienza del 4 giugno sarebbe passata alla storia come “ il giorno della Cascone ”, è stato invece “ il giorno di Mons. Nunzio Scarano ”.

L’udienza in questione è stata celebrata in sede civile e riguardava il procedimento pendente contro la dott.ssa Tiziana Cascone intentato a seguito dell’opposizione avanzata da Mons. Scarano avverso il decreto ingiuntivo del 2015 promosso dalla Cascone per il recupero di parcelle professionali (la Cascone è stata la commercialista di Don Nunzio) che la stessa interessata ha dovuto ridimensionare, essendo venuti meno i presupposti di legge a tal fine, a più riprese producendo una totale paralisi per i vari tentativi di esecuzione dello stesso decreto.

Doveva essere un’udienza fondamentale ed è stata un’udienza fondamentale; l’atmosfera che si respirava nei moderni, angusti e striminziti locali dove (per grazia di qualche urbanista intellettuale) si celebrano le udienze era pesante e si poteva tagliare a fette; la curiosità l’ha fatta da padrona per assistere all’ingresso dell’alto prelato che è arrivato scortato dal suo avvocato Valentina Buonadonna che ha fatto di tutto, con molta prudenza, eleganza e signorilità per non far pesare sul suo importante assistito il momento giudiziariamente molto importante e, soprattutto, la curiosità dei numerosi presenti.

Imperturbabile, passo leggero e calcolatamente svelto, busto eretto, viso asciutto e sguardo sereno ed impenetrabile, una maschera ieratica perfetta; così mi è apparso Mons. Nunzio Scarano per tutta la durata della sua permanenza in tribunale. Imperturbabile, impenetrabile ma anche sobrio; mai un attimo di ostentata arroganza o superiorità nei confronti degli altri; sereno ed umile quel tanto che basta per vincere, se non stravincere, un duello che si va consumando da alcuni anni, fin dal momento in cui la Cascone (come recitano le cronache giornalistiche) è diventata, forse suo malgrado, la principale accusatrice di quello che per decenni era stato, invece, il suo mentore in tanti momenti positivi e costruttivi di un’amicizia che veniva da molto lontano.

Forse pensando a tutto questo la dott.ssa Tiziana Cascone , quando è entrata in tribunale accompagnata dai suoi legali, mi è apparsa subito molto tesa, emotivamente provata, anche se decisa comunque ad andare fino in fondo. Ha preferito scegliere la via del silenzio, soprattutto quando Mons. Scarano ha reso la sua deposizione dimostrando ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, tutta la sua capacità di guardare al prossimo come a se stesso, manifestando il suo immenso amore verso gli altri e la sua capacità di perdonare senza conservare il minimo disappunto che potrebbe dare la stura a residui rancorosi che non fanno parte della vita e dell’azione

di un uomo di Chiesa qual è stato ed è tuttora Don Nunzio Scarano .

L’udienza, condotta con grande capacità professionale dalla dott.ssa Stefania Picece (un giudice civile che con inusitata umiltà non si scompone se deve rintracciare, raccogliere e spostare i fascicoli-faldoni delle udienze ), si è svolta in un clima assolutamente pacato e distensivo; merito da ascrivere innanzitutto all’aplomb composto-severo e coinvolgente di Don Nunzio e poi al grande equilibrio con cui l’avvocato Valentina Buonadonna ha saputo assistere legalmente, anche in questa fase, il suo importante cliente.

Dall’interrogatorio formale del sacerdote è venuto fuori, ad esempio, che:

  • La Cascone ha ricevuto gli incarichi professionali direttamente dalle due società Prima Luce e Nuen nelle quali lo Scarano era soltanto un socio e mai legale rappresentante;
  • La commercialista non avrebbe mai richiesto formalmente alcun pagamento di crediti professionali alle due società di cui al punto precedente (tanto dovrà chiarirlo anche il legale rappresentante), salvo un pagamento la cui consistenza è sconosciuta allo Scarano anche nelle sue motivazioni;
  • Il rapporto professionale personale tra la Cascone e Mons. Scarano si è limitato alla preparazione della dichiarazione dei redditi fino al 2013 concordando che tale compito fosse a titolo gratuito, in considerazione anche dell’esiguità delle stesse;
  • Per tutto ciò che riguarda i suoi crediti nei confronti delle due società la Cascone dovrà, quindi, vedersela con il legale rappresentante delle predette;
  • Che i rapporti di amicizia tra i due contendenti erano consolidati dai molti anni della loro frequentazione, con intrattenimenti e cene a casa del prelato dove la Cascone e il suo compagno venivano spesso ospitati;
  • Per il contratto di mutuo del 2010 don Nunzio è stato seguito direttamente dalla Banca Unicredit e del quale, forse, ne aveva parlato con la commercialista;
  • In merito alla presunta ampia e continuativa attività di consulenza don Nunzio ha chiarito l’inconsistenza dell’attività svolta e che le trasferte romane erano dettate soprattutto da esigenze personali della Cascone;
  • L’atto di acquisto dell’immobile di Via Romualdo Guarna (attuale abitazione di Mons. Scarano) fu stipulato dinanzi al notaio e che ovviamente sempre per il rapporto di consolidata amicizia ne aveva parlato con la commercialista;
  • Nel 2010 conferiva alla Cascone procura generale, dinanzi al notaio Frauenfelder, per gli atti e per tutte le quote riferibili alla Soc. Prima Luce ed Effegi srl, ma sempre a titolo assolutamente gratuito.

 

Nel corso di tutto il conciso interrogatorio formale Mons. Nunzio Scarano ha spesso guardato negli occhi il giudice Stefania Picece per trasmetterle, forse, quella sua serenità interiore; una serenità che fa parte dell’essere sacerdote da sempre disponibile in tutto e con tutto se stesso verso il prossimo.

Nel contesto dell’udienza è stata anche sentita la dott.ssa Sara Paganini , teste di parte Scarano, che ha stigmatizzato il difficile rapporto umano-professionale e personale con la Cascone per tutto l’arco di tempo della collaborazione lavorativa con la stessa.

In particolare la Paganini ha evidenziato, nel ruolo di praticante, che i rapporti tra la Cascone e Don Nunzio erano improntati all’amicizia ed alla fiducia e che proprio in forza di questo duplice legame la Cascone non ha mai emesso (o almeno la Paganini non le ha mai viste !!) fatture a carico di Mons. Scarano.

In pratica la dott.ssa Paganini ha cercato, con le sue risposte alle domande della giudice Picece, di evidenziare come il raggiungimento della verità per questa querelle civile (pagamento o meno della parcelle professionali emesse a carico di Don Nunzio) possa essere difondamentale importanza per la giusta risoluzione anche della causa in sede penale. Infatti se si riesce a capire qual è stato il ruolo svolto in tutta la vicenda dalla Cascone, da Mimmo Scarano, da Giovanni Fiorillo e da altri la verità si avvicinerà moltissimo; un ruolo che partendo da un conflittodi natura civilistica è sfociato in una serie vorticosa e vertiginosa di probabili reati da valutare in sede penale, come realmente potrebbe essere accaduto nella fattispecie.

Infine la Paganini ha affondato il colpo a sorpresa evidenziando come i suoi rapporti attuali con la Cascone siano di indifferenza, sia sul piano lavorativo che professionale, nonostante suo zio (don Nunzio Scarano, ndr !!) si fosse sempre prodigato in favore della predetta in maniera quasi familiare anche per un’assistenza personale da parte di un avvocato rotale del Vaticano.

Alla prossima.

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