Torna il Fritz Festival, il festival che “senza scuorno” parla della nostra provincia mettendo al bando il provincialismo.

 

di Antonella Inglese

SALA CONSILINA – Immaginate un cantante di grido, un neomelodico o l’ultimo vincitore di Sanremo Giovani magari, aggiungete un palazzetto o un palco su un enorme prato incorniciato dalle luminarie della festa patronale, e per ultimo un pizzico di mondano, di kitsch, ma sì, anche di tamarro! Immaginate tutto questo e dimenticatelo se potete, perché il festival di cui voglio parlarvi è l’esatto opposto.

Nelle giornate del 29 e 30 Luglio, l’associazione “Amico Fritz” torna con la seconda edizione del FRITZ – UN FESTIVAL SENZA SCUORNO, con il Patrocinio del Comune di Sala Consilina e del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Anche quest’anno, l’Arena Cappuccini a Sala Consilina sarà animata da un festival culturale e musicale che ha per tema l’IDENTITÀ.

“L’amico Fritz”, da cui prende nome l’omonima associazione costituita da Alberto Pepe, Luca Cestaro e Valeria Valenzano, al secolo era il titolo di un’opera di Pietro Mascagni ed è da qui che diventò espressione entrata nel linguaggio comune per indicare l’amico di tutti, quello con cui si fa coppia fissa, che offre da bere a chiunque. Oggi diremmo “un tipo alternativo”, sì, ma figlio della periferia non della metropoli, che ascolta musica indie, un po’ naïf, che gironzola tra i baretti in cui si gioca a carte sotto l’ombrellone firmato “Algida” (un’immagine idilliaca presa più volte da spunto dagli ideatori del festival) e che, anche per porre rimedio alla calura estiva, preferisce dissetarsi con vino e percoche, piuttosto che con uno spritz con ghiaccio.

Ma per capire meglio l’originalità di questo festival ho voluto chiederlo direttamente a Valera Valenzano, Strategic Planner, che insieme a Luca Cestaro e Alberto Pepe, Art Director Freelance che, tra gli altri, si occupa anche dell’organizzazione del Meeting del Mare, ha dato vita a questo evento unico nel suo genere.

Valeria, che tipo è Fritz e chi sono i suoi ideatori?

Fritz è un personaggio di provincia, è un’attitudine, è un modo di vedere le cose. A Fritz piace conoscere, sapere, viaggiare, vedere. È un cittadino del mondo che torna a “casa” e decide di fare qualcosa per la propria comunità, di portare tutto quello che ha appreso in giro e metterlo a disposizione degli altri. I suoi ideatori sono esattamente come lui, degli “amici fritz”, ragazzi che sono andati in giro per studiare, lavorare, imparare e che a un certo punto si sono detti: “ Perché non fare qualcosa anche a casa nostra?”. Così, abbiamo deciso di organizzare l’evento a cui avremmo sempre voluto partecipare, di metterci a dialogare con tutte le generazioni, dai più piccini agli anziani, di fare la nostra parte nella comunità, sperando di dare un contributo per creare maggiore coesione sociale e senso di collaborazione.

Cos’è per voi lo “scuorno” di chi vive in provincia e in che modo il Fritz Festival lo mette al bando?

La provincia spesso viene criticata. Lo stesso termine “provinciale” viene usato in senso dispregiativo e generalmente si rivolge a vedute piccole, a persone grette o poco educate. Vogliamo ribaltare questo stereotipo partendo da questo pregiudizio. È vero, in provincia spesso i rapporti sono disintermediati, ma chi ha detto che questo è un male? Vogliamo parlare della provincia, dei suoi pregi e dei suoi difetti senza peli sulla lingua e smetterla di creare contrasto e opposizioni con le città e le altre province, promuovendo una logica di comunicazione, scambio e arricchimento.

Cosa prevede il programma di questa seconda edizione e come è stata arricchita rispetto alla precedente?

Il programma è fitto ed eterogeneo, per due ragioni: la prima è che crediamo che un festival che si possa ritenere tale abbia la necessità e il dovere di impiegare diversi linguaggi e approfondire il proprio sguardo sul futuro e sul presente; la seconda è riferita al fatto che ci proponiamo in maniera trasversale e intergenerazionale a una comunità intera senza discriminazioni, dando spazio ai giovani quanto ascolto agli anziani perché entrambi fonti di ricchezza per la nostra terra. Quindi, da un lato idee nuove e fresche, menti sveglie e creative da incoraggiare e favorire, dall’altro esperienze e conoscenze teoriche e pratiche di un mondo antico che per noi è un patrimonio da non perdere nell’ansia di guardare solo al futuro.

Nel pomeriggio ci saranno Laboratori per bambini, realizzati in collaborazione con Staveco, con lo scopo di avvicinare all’artigianato e laboratori artistici, insieme a tornei di bocce e di carte a cura della Bocciofila valdianese e del Club Napoli di Sala Consilina; nella prima serata incontri culturali a cura di Angelo Mastrandrea, giornalista e scrittore, per approfondire identità locale e globale con tanti ospiti valdianesi e non. Per l’apertura di ciascuna serata è previsto, inoltre, uno spettacolo di stand up comedy: i due ospiti saranno Mauro Fratini e Emanuele Pantano, tra i più bravi della scena italiana. Durante la sera i concerti, con La Municipàl e i Tropea, il 29, Dimartino e Jesse The Faccio, il 30. Ad aprire The Raunchies e Spina, a chiudere Cervello/dj set.

Per chiudere due domande “senza scuorno”. La prima: perché la scelta di valorizzare i paesi del Vallo di Diano attraverso un oggetto a rischio estinzione come il francobollo?

Uno dei progetti portati avanti quest’anno è il progetto grafico 15 ARTISTI X 15 PAESI che ha visto coinvolti quindici illustratori diversi per rappresentare in dei francobolli i quindici centri del Vallo di Diano. Le illustrazioni sono state pubblicate sui social e saranno esposte nelle due giornate in una mostra collettiva. È difficile rispondere in maniera razionale forse è più semplice motivare la scelta con a nostra passione per le cose antiche e lontane che però sono ancora efficaci se attualizzate. Questo progetto opera in questo senso, i francobolli stessi come oggetti grazie all’intervento degli illustratori che hanno aderito si trovano ad essere rivalutati e “rinfrescati” da un’idea giovane e fresca.

Per finire, quanto è rischiosa e provocatoria la scelta di portare su un palco valdianese artisti di indubbio valore ma sconosciuti ai più?

La nostra line up che anche se piccola per noi è davvero di molto valore. Sicuramente altre scelte artistiche ci avrebbero garantito maggior successo e tranquillità di riuscita dell’evento, ma questo festival nasce totalmente da un altro spirito. Per noi quello che conta è costruire un evento di qualità in linea con la nostra idea di cultura sul territorio, ma soprattutto in linea con i tempi e con quello che succede nel mondo perché, anche se parliamo della provincia, sappiamo guardarci attorno e non vogliamo essere fuori da quello che accade, come purtroppo, invece, spesso capita all’entroterra meridionale. In generale, anche lo scorso anno la nostra scelta artistica poteva essere considerata di nicchia ma la risposta del territorio è stata ottima. Molti non conoscevano gli artisti ma li hanno ascoltati con attenzione e interesse e da allora hanno iniziato a seguirli. Questo significa che la sensibilità c’è, va solo sollecitata.

Parlare con gli amici del Fritz mi ha dato lo spunto per una riflessione su quali atteggiamenti possano essere definiti veramente provinciali e permeati dallo “scuorno”. Tutte le volte che rispondiamo alla domanda “da dove vieni?” con la prima città sopra i 100mila abitanti nel raggio di 100km; tutte le volte che parliamo in italiano con la nonna perché siamo davanti ai nostri coinquilini; tutte le volte che imitiamo goffamente i modi di chi vive e cresce in città, adottando l’accento o lo slang del posto in cui si è trapiantati, per poi tornare a casa e scatenarci al matrimonio del cugino di secondo grado al ritmo di “Iuccitè a mamma”, siamo provinciali “senza scuorno”! Già Casa Surace ha contribuito a non farci più provare scuorno per i pranzi pantagruelici e per le fabbriche di conserva di pomodori a cielo aperto, esaltando il sud e soprattutto le piccole realtà con usi e tradizioni che le distinguono, ma Fritz e i suoi amici ci offrono anche la possibilità di non abbandonarci ai cliché e, anzi, di sfatarli.

Insomma, il Fritz Festival è un evento più unico che raro nella provincia salernitana, un evento che ci comunica senza mezzi termini che nascere e vivere in provincia non equivale ad essere provinciali.

 

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