GIUSTIZIA: dalle ambulanze di Alfieri al Crescent e Piazza della Libertà … prevale la giustizia soggettiva del TAR

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho sempre saputo che esistono due linee di giustizia riconosciute in maniera piuttosto ufficiale: la giustizia commutativa e quella distributiva.

Per meglio spiegarmi:

  • La  giustizia commutativa è affidata ai giudici che hanno il compito precipuo di trasformare in pena il dettato della legge;
  • La giustizia distributiva è affidata, invece, alla classe politica che dopo attento esame delle condizioni socio-economiche-occupazionali di una comunità, di una regione o di una nazione distribuisce i decreti e le leggi in maniera uniforme ed in modo da garantire a tutti una sostanziale parità nello “stato sociale”.

Fatte le giuste e doverose differenziazioni non ho mai capito perché la politica non può addentrarsi nella cosiddetta “giustizia commutativa”, mentre la magistratura, e per essa uno stuolo molto corposo di magistrati, può a suo piaci mento scorazzare nella “giustizia distributiva” con invasioni di campo che molto spesso rasentano l’assoluta illiceità del tentativo; e nessuno dice o fa niente.

Non ne parliamo quando, poi, sulla scena della giustizia arrivano anche le altre facce del problema: giustizia interpretativa, giustizia, soggettiva e giustizia oggettiva. A questo punto davvero non si capisce più niente; anche perché le varie ordinanze (soprattutto quelle emesse dai Tribunali Amministrativi – TAR che contengono elucubrazioni di altissimo profilo filosofico ma di nessun effetto giuridico e giudiziario) rasentano davvero l’astrattismo di una filosofia esplicativa che nel mondo della giustizia non dovrebbe mai fare neppure capolino.

Ma lascio subito queste mie considerazioni per non entrare, anche io nel vortice delle varie e devianti forme di interpretazione della giustizia; essa va categoricamente applicata dai magistrati ed in questa direzione dovrebbe incamminarsi qualsiasi riforma generale a cominciare dal CSM (Consiglio Superiore della Giustizia) per spegnere ogni velleità politica e di potere di una classe, altamente professionale, che ha perso il senso ed il lume del compito per il quale è nata.

In questi giorni hanno fatto scalpore due sentenze del TAR (sezione di Salerno) che si è letteralmente sbizzarrito nel precisare che il Crescent e Piazza della Libertàaccrescono l’identità di Salerno” e che il blocco stabilito dall’ASL delle cosiddette “ambulanze di Alfieri” (il caso dei festeggiamenti post elettorali con quattro ambulanze della Croce Azzurra in corteo) “non reca un pregiudizio grave ed irreparabile alla salute pubblica”.

Crescent e Piazza della Libertà: A Salerno la maggioranza dei residenti credo sia fermamente convinta che, nonostante la bella facciata, il Crescent ha comunque deturpato il paesaggio (se per paesaggio consideriamo il preesistente incantevole sguardo che il turista rivolgeva dal mare vero la città) e che Piazza della Libertà in costruzione da oltre dieci anni ha comunque sottratto al cuore pulsante della city diverse centinaia di posti per il parcheggio delle autovetture causando disguidi e dispendio di energie e di denaro. E’ chiaro che qualcuno deve pur decidere se accogliere o meno i ricorsi della associazioni ambientaliste (fosse per loro non si farebbe mai nessuna opera innovativa e moderna !!), ma è pur vero che chi decide potrebbe e dovrebbe utilizzare espressioni in sentenza che non ricalchino le tipiche esternazioni deluchiane del tipo “accrescono l’identità di Salerno” per non correre il rischio di far intravedere in quella sentenza (che probabilmente è anche giusta) degli aspetti politici da tenere sempre molto lontano dal contesto giudiziario, sia esso penale, civile o amministrativo.

Croce Azzurra – Agropoli: Le polemiche seguite allo strombazzamento in corteo post-elettorale di Capaccio, per festeggiare la vittoria di Franco Alfieri (sempre tra i massimi consiglieri di De Luca), portarono nei giorni successivi al 10 di giugno (giorno del ballottaggio) ad una revoca del servizio sanitario affidato dalla ASL alla croce Azzurra di Agropoli (facente capo a Roberto Squecco); una revoca adottata forse frettolosamente dal direttore generale della ASL che inciampò nella sospensiva disposta sempre dal TAR in data 18 giugno 2019. A distanza di poco più di un mese lo stesso TAR (ma questa volta con un collegio diverso: presidente Maria Abbruzzese, a latere Paolo Severini e Roberta Mazzulla) hanno invece stabilito, con una serie di ragionamenti ai limiti del filologico e del comprensibile che la revoca della convenzione sanitaria a copertura di un territorio che Tocca Capaccio, Paestum, Agropoli, Santa Maria di Castellabbate ed Acerno (paesi ad alta densità turistica) “non reca un pregiudizio grave ed irreparabile per gli invocati nocumenti per la salute pubblica asseritamente derivanti dalla sospensione del servizio affidato in convenzione, per un verso, sono stati nettamente smentiti dall’ASL di Salerno … e impiegando per lo svolgimento delle proprie attività esclusivamente personale volontario, escluda la sussistenza di qualsivoglia pregiudizio diretto ed immediato, sia di natura economica che patrimoniale”.

Sentenza politica anche questa ? non lo so; so per certo che io personalmente non ho mai creduto nell’assoluta assenza di qualsiasi ritorno economico in favore del mondo del volontariato; e all’indomani della sentenza (che analizzerò al dettaglio in seguito) va subito invocato il Signore Dio affinchè tuteli tutte quelle popolazioni interessate dalla riorganizzazione asserita nel controricorso dalla ASL che, comunque, ha mosso da Salerno l’unica ambulanza salvavita per sbatterla nelle zone cilentane procurando due disagi: la scopertura di Salerno e la non corretta copertura della zona tutelata da Croce Azzurra (strade impervie, zone di montagna, ecc.).

C’è da sperare, quindi, che davvero non accada nulla di irreparabile; è bene, però, che tutti ricordino il contenuto di questo articolo; sicuramente avremo occasione di riparlarne.

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