CHIESA: quella che vorrei … fortunatamente per gran parte esiste

 

Aldo Bianchini

Mons. Padre Antonio Maria De Luca, vescovo di Teggiano-Policastro

SALERNO – Ritorno sull’argomento che oggi, più che mai, tiene banco nel mondo della  chiesa cattolica ricompresa nel territorio di competenza della Diocesi di Teggiano-Policastro che fa capo al Vescovo S.E. padre Antonio Maria De Luca per ricordare a tutti i lettori che ho chiuso l’ultimo articolo (pubblicato il 23 settembre 2019 su questo stesso giornale) con un appello diretto al sostituto procuratore di Lagonegro che ha in carico il fascicolo d’indagine (un fascicolo esiste in quanto il Tropiano ha dovuto nominare come difensore l’avv. Alessandro Carrazza; dall’altra parte, invece, la Curia ha dato incarico difensivo al noto penalista avv. Renivaldo La Greca), ma anche al capo della chiesa di Teggiano-Policastro a fare immediata e definitiva chiarezza su un argomento così delicato (presenza filmata di almeno un bambino nei presunti festini) tenuto conto dell’allarme sociale che la diffusione di quella sporca e velenosa lettera anonima ha creato in tutto il territorio della Diocesi.

Così non è stato; da più parti, però, è stato detto che quando è in corso un’indagine così riservata nessuno può parlare e spiegare alla popolazione in allarme; prendo per buona la spiegazione, anche se so benissimo che tutto quello che nelle Procure è segreto diventa facilmente di pubblico dominio appena qualche ora dopo.

Mi rendo, però, altresì conto che la posizione del Vescovo è quella più delicata in tutta la vicenda in quanto deve saper disciplinare il suo sacrosanto diritto di sapere con quello altrettanto sacrosanto del perdono che un “uomo di Chiesa” deve saper distribuire ai suoi fedeli. E il Vescovo di Teggiano-Policastro più di una volta, nel corso del suo mandato, ha dato prova di saperlo fare senza tentennamenti.

La notizia centrale di questo articolo è l’interrogatorio subito nella Procura di Lagonegro dall’indagato Rocco Tropiano (difeso dall’avv. Alessandro Carrazza); un interrogatorio che i bene informati dicono essere durato almeno sei ore e che, in realtà, si sarebbe risolto con un nulla di fatto anche perché l’interrogato avrebbe portato all’attenta PM soltanto chiacchiere e nessuna prova conclamata relativamente all’autore o agli autori della lettera anonima (quella del maggio 2019), alla presenza di un bambino ed alle insidiose e vigliacche notizie diffuse (non si sa ancora da chi !!) in giro tra i presbiteri ed i fedeli normali di una curia che, comunque, è in subbuglio. La stessa storia subdola dei telefonini di alcuni rappresentanti della Diocesi sembra essere miseramente naufragata; è vero ci sono stati dei cambi di recapiti telefonici ma chi l’ha fatto ha sapientemente tenute con se e spente le vecchie utenze. Così come sarebbe stata cancellata la brutta storia della presunta raccolta di soldi.

Il caso, quindi, grazie al perentorio silenzio del Vescovo ed all’indagine a tutto campo portata avanti dalla Procura della Repubblica, sembra essersi molto ridimensionato se non addirittura spento nella sua parte scandalosa che secondo le voci malefiche vedeva implicati alcuni sacerdoti della Diocesi in fatti e misfatti che dovrebbero rimanere sempre lontanissimi dal messaggio cristiano che la Chiesa, in genere, dovrebbe sempre promanare verso il mondo laico.

Tribunale e Procura della Repubblica di Lagonegro

Quando però accadono questi fatti rimane sempre il dubbio che qualcosa possa essersi davvero verificato; ed è su questo dubbio che il Vescovo ha il dovere di intervenire per dirimerli definitivamente; mentre all’Autorità Giudiziaria rimane il compito di scoprire e semmai punire tutti quelli che hanno contribuito alla diffusione di notizie, lettere e messaggi che, alla luce delle indiscrezioni giudiziarie, sembrano essere destituite di ogni fondamento.

Anche il mondo del giornalismo ha il dovere di contribuire a fare chiarezza nel rispetto della verità (a cominciare dalla testata giornalistica televisiva Italia/2 che per prima svelò l’esistenza della lettera anonima); anche io personalmente, qualora mi venisse richiesto, sono pronto a spiegare alle competenti Autorità i vari passaggi della contorta vicenda per capire chi ha deliberatamente immesso sul mercato delle fake-news che hanno probabilmente infangato il clero di una diocesi che, invece, si distingue per operosità e solidarietà.

Gli inquirenti, comunque, farebbero molto bene a tenere sempre ben presente nella loro osservazione il contenuto (anche dal punto di vista letterale) della lettera anonima (da me definita squallida in un precedente articolo) messa in circolazione durante il mese di maggio del 2019; quel contenuto sembra essere stato scritto da uno o più soggetti esperti nelle cose di Chiesa. E questa, di per se, è già una traccia molto importante.

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