Don Nunzio: le bugie mediatiche !!

Aldo Bianchini

SALERNO – L’udienza del cosiddetto “processo Scarano” che si è celebrata venerdì 8 novembre 2019 dinanzi alla Seconda Sezione Penale del Tribunale di Salerno è da considerare una udienza “chiave” se non proprio risolutiva dell’intero processo.

Quando, però, si scrive di cronaca giudiziaria bisogna sempre farlo con molta cautela dopo aver studiato attentamente gli atti; capisco che la stampa in genere ha tempi molto più rapide dei miei ma così come si usa fare c’è il rischio di prendere non solo della cappelle clamorose ma di fuorviare e massificare il pensiero della gente comune che ama, comunque, seguire l’andamento dei processi, almeno di quelli più importanti e clamorosi come quello sopra indicato che vede al centro la figura del sacerdote Mons. Nunzio Vincenzo Scarano che da Salerno era approdato ai massimi vertici dell’ APSA (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica) con sede nel Vaticano ma operante in tutto il mondo.

Ebbene nel commentare l’udienza di venerdì 8 novembre in merito all’assenza in aula dei f.lli D’Amico (potente famiglia di armatori) il quotidiano “lacitta.it” (dopo aver descritto la posizione dei D’Amico ed aver indicato e spiegato con molta superficialità  la loro assenza e la conseguente accettazione da parte del PM di commutare la loro presenza con l’acquisizione delle deposizioni già rese per altro processo a Roma) nell’edizione del 9 novembre 2019 ha inserito qualle ahce scondo il redattore doveva essere la chicca del processo:

·        L’ex banchiere dello Ior è imputato in diversi processi penali che sono pendenti dinanzi ai tribunali di Salerno e Roma

Questa letteralmente e integralmente la frase inserita in calce all’articolo; una frase ed un termine “banchiere” molto sibillino che lascia pensare a due possibili soluzioni: che l’articolista non sappia distinguere tra banchiere e bancario (ammesso che Mons. Scarano sia mai stato banchiere o bancario), o che l’articolista (cosa che credo di più) abbia usato il termine “banchiere” (la cui analisi etimologica sfugge ai più !!) per rafforzare nell’immaginario collettivo il pensiero di uno Scarano immensamente potente e in grado di fare e disfare anche del patrimonio della Santa Sede Apostolica di Roma, dell’Italia e del Mondo.

In entrambi i casi si tratterebbe, comunque, di una distorsione e di una subdola manovra nei confronti di un uomo e di un sacerdote che sta combattendo per il ripristino della verità e pper la sua stessa sopravvivenza.

Ma l’articolista de “lacitta.it” (che al momento è anonimo) confonde anche un’altra cosa essenziale e cioè la distanza siderale che esiste, per fatti e competenze, tra l’APSA e lao IOR.

Per la cronaca e per la verità, Mons. Nunzio Vincenzo Scarano non è mai stato un banchiere e neppure un bancario (se non per un breve periodo quando non era ancora sacerdote, ma è stato sicuramente un dirigente responsabile della contabilità analitica del patrimonio dell’APSA, cioè di tutto ciò che entrava e usciva doveva passare a rassegna contabile sui computer in uso a Mons. Scarano per la necessaria vidimazione.

Per questa ragione la commissione Promontory incaricata dal Papa di verificare l’esattezza dei conti dell’Apsa e delle operazioni fatte da don Nunzio ha riconosciuto la liceità di tutto (l’articolista andasse a leggere il tutto a pag. 134, capitolo “Diavoli nei sacri palazzi” del libro “Giudizio Universale” di Gianluigi Nuzzi); e questo farebbero bene a leggerlo anche i giudici di Salerno e la stessa PM del processo Scarano. Altro che cercare ancora oggi tutti i possibili e insostenibili appigli per descrivere diabolicamente l’immagine umana di un sacerdote che fatto solo beneficienza nel corso della sua ecclesiale.

Ma di tutto questo cercherò di scrivere nell’articolo che dedicherò sostanzialmente all’udienza dell’ 8 novembre 2019 che, a mio avviso, passerà alla storia del processo Scarano come l’inizio della verità.

 

 

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