il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Il Sud: terra di giovani emigranti

Prof. Nicola Femminella

Prof. Nicola Femminella

Un recente studio della Banca d’Italia dichiara che il nostro Bel Paese troverà una strada assai dissestata per riprendere il cammino dopo la grave crisi dovuta al Covid e alle conseguenti, gravi lacerazioni del tessuto economico. La ripresa nel

In Italia avrà il fiato corto rispetto agli altri in Europa, anche perché ricompare amplificato il divario tra il centro nord e il Meridione, permeando di sé l’ormai secolare questione meridionale. Le maggiori asperità sono dovute anche alla dinamiche che determinano la qualità del lavoro segnato da assunzioni non stabili, sospese agli esili fili del part-time e dei contratti a tempo. Il fenomeno procura sconforto ed è soverchiante nel Mezzogiorno. Dalle nostre parti, quindi, non solo cade dal cielo lavoro marginale ma quello che c’è si veste di sofferente precarietà.

Non a caso ricompaiono sulla scena “i Cavalieri con la valigia di cartone”, questa volta con in tasca la laurea, il diploma e l’aereo al posto del bastimento. E la distribuzione dei dicasteri decisa da Draghi tra le regioni settentrionali e quelle del Mezzogiorno sembra che non sia andata nella direzione giusta.

Spero che le risorse del Ricovery Fund ci riservino qualche riguardo in più e non compaiano le affermazioni di Letizia Moratti che vuole l’assegnazione dei vaccini in base al PIL delle Regioni. A tal proposito, però, devono i nostri parlamentari, i governatori delle regioni, la stampa e i mezzi di comunicazione, noi tutti far valere le giuste ragioni e renderle credibili, corredandole di proposte e progetti convincenti. In Francia tutti i progetti sono redatti e prontamente esecutivi per utilizzare il NextgenerationEU, addirittura con l’indicazione dei tempi entro i quali saranno portati a termine i lavori previsti. Non è più tempo di lamentazioni e di balbettii verbali. Si devono redigere progetti e piani di lavoro che abbiano la forza di produrre trasformazioni a medio termine e che siano meritevoli di ricevere i finanziamenti disponibili, dimostrando non solo quali obiettivi si perseguono, ma come si raggiungono, in quali tempi, con quale impegno e responsabilità. Progetti che ripropongano, dalla progettazione all’inaugurazione dell’opera, l’iter segnato dalla costruzione del ponte Morandi a Genova e non quello della strada Calore, di cui conosciamo la miserevole storia iniziata nel 1984.

 

Nel II sec. a.C. fu costruita la via Annia che collegava Capua a Reggio Calabria, per inserire la parte meridionale dell’Italia, compreso il Vallo di Diano, nel sistema viario europeo dell’impero romano. Dopo oltre 2000 anni, invece, continua ad essere avvolta da oscurità impenetrabili il tratto ferroviario Sicignano degli Alburni-Lagonegro, per oltre 30 anni confinato nei ricordi vacui dei più anziani e all’improvviso, in questi giorni, eletto a segmento, tappa intermedia del progetto presentato da Rfi, che prevede da Battipaglia l’estensione dell’alta velocità fino a Praia a Mare, passando per il Vallo di Diano e il Lagonegrese. La notizia si è diffusa rapidamente, anche se da molti ritenuta non credibile per le cocenti delusioni patite nel passato. È una telenovela che scorre sui social, dove già la fabula e l’intreccio della narrazione la rendono fonte di polemiche e divisioni che puntualmente compaiono quando si discute di assetto del territorio. È oltremodo utile che i nostri rappresentanti politici si siano mobilitati in tutti i livelli delle istituzioni e dell’associazionismo per sostenere il disegno e accelerarne il percorso burocratico, se l’amministratrice delegata di Rfi Vera Fiorani onora il suo nome con la notizia che ci ha dato. Devono continuare a farlo senza alcuna pausa, intervenendo in forma dialogica con gli estensori del progetto e con il governo, ma mettendo da parte ogni contrasto dovuto alla difesa cieca dei campanili, che ha nel corso dei tempi trascorsi sempre leso l’evoluzione socio economica delle nostre comunità. Dobbiamo imparare, come già detto in altra occasione, a considerare il Cilento nella sua interezza storica e geografica e non spezzettato e diviso in entità minori. Disuniti e guidati da falsi e beceri interessi localistici, fondati artatamente su diversità e presunti ragioni usate come lacere bandiere, assumiamo miopie e immobilismi paralizzanti – la diversità delle nostre terre è ricchezza e non causa di orizzonti diversi. Dal 1998 il Cilento e il Vallo di Diano sono inseriti nell’unica, vasta area naturalistica del Parco del Cilento, Vallo di Diano, Alburni, eletta Patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco; uniti costituirono la Lucania occidentale dal V sec. al II a.C.

Diano esempi virtuosi i presidenti delle sei comunità montane situate nel vasto territorio cilentano, che costituisce la parte meridionale della Campania, inaugurando una stagione di incontri e studi condivisi per una più razionale visione delle azioni da porre a buon fine per i paesi che essi rappresentano. Potrebbero, per esempio, con un atto unico, costituire un ufficio/studi permanente in grado di informare i giovani laureati e diplomati a riguardo di importanti opportunità europee, nazionali, regionali, poco comunicate attraverso i canali ufficiali, ma sussurrate amabilmente “agli amici”. Trattasi di disposizioni per lo più emesse per contenere l’emigrazione giovanile o indurre i nostri giovani a tornare: nella maggior parte sono destinate al sud e alle zone interne, segnate dallo spopolamento. Le nostre rappresentanze e i giovani in cerca di lavoro abbiano come stella polare, da cui non discostare gli occhi, il Piano Sud 2030-Sviluppo e coesione per l’Italia. La legge, avviata da una intuizione lodevole di Fabrizio Barca per le aree interne, ha avuto una fase preliminare di preparazione, prevedendo per taluni comprensori in Italia cospicui finanziamenti, dopo averli inseriti nel macro progetto denominato Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI). Da esso è derivato alla nostra Comunità Montana l’inserimento nell’elenco dei 72 comprensori d’Italia ammessi a farne parte con relativi, significativi finanziamenti, per cui bisogna riconoscere al presidente Accetta, da poco sostituito da Francesco Cavallone, un doveroso riconoscimento per la tenacia con la quale dal 2014 ha perseguito un risultato di somma importanza per il nostro Vallo di Diano.

Il Piano Sud 2030 “Nell’Introduzione – Un Piano per il Sud è un progetto per l’Italia” porta scritto: “I livelli di attività economica nel Mezzogiorno risultano così inchiodati a quelli dei primi anni Duemila: due decenni perduti per lo sviluppo, che hanno innescato dinamiche sociali profonde. La fuoriuscita migratoria di massa, in particolare delle nuove generazioni, anche delle componenti qualificate, è il fenomeno più allarmante per le prospettive future dell’area. Bisogna agire con urgenza e determinazione, affrontare l’emergenza ma all’interno di una strategia: investire nel Sud oggi pensando all’Italia di domani.” Mi risulta che da tempo un gruppo di docenti ordinari dei trasporti delle università della Sicilia e della Calabria, assumendo come faro illuminante Il Piano per il Sud 2030 e il Ricovey Fund abbiano prodotto uno studio dettagliato per un disegno organico di interventi su tre punti: strade, ferrovia e porti, calibrati anche sulle direttive dell’U.E. poste come condizione per l’erogazione dei fondi. I progetti produrranno di sicuro occupazione e concreta modernità sui territori, se condotti a buon fine.

Diamo anche noi lo spazio dovuto ai politici che onorano la fiducia ricevuta, a coloro che mostrano empatia per le proprie origini e competenza nei settori nei quali si colloca il futuro che già si manifesta oggi, e chiediamo loro un atto d’amore per i propri figli e le giovani generazioni. Facciamolo in comunione con gli amici del Golfo di Policastro, gli Alburni, con quelli che gravitano su Vallo della Lucania e avremo una possibilità in più per ottenere rispetto e vedere riconosciuti i nostri diritti. Facciamolo subito perché la parte migliore dei nostri ragazzi prepara il trolley e va via. È una triste storia iniziata nella seconda metà dell’800.

 

1 Commento

  1. L’unione fa la forza: un esempio virtuoso di buona amministrazione quello della Strategia nazionale delle aree interne del Vallo di Diano.Il progetto”Città Montana della Biodiversità e dell’innovazione”, basato sulla valorizzazione dei Comuni del territorio, portato avanti con impegno dal 2014 dalla Comunità Montana Vallo di Diano e che va dato merito per la tenacia in primis all’ex Presidente Arch. Raffaele Accetta e a tutti i Sindaci del Vallo di Diano . “Immaginare il futuro”, un progetto importante, con la partecipazione delle Scuole, delle associazioni culturali, di volontariato, di realtà imprenditoriali, degli ordini professionali, dei giovani e, in generale, di tutti i cittadini, cofinanziato dall’Unione europea e dalla Regione Campania, per rilanciare le piccole realtà interne, ricche di risorse e beni immateriali,con la collaborazione della protezione civile comprensoriale. Una coesione istituzionale, di adeguata distribuzione della qualità dei servizi essenziali, con il coordinamento della Comunità Montana Vallo di Diano, con un ufficio di valutazione ambientale strategica, una centrale unica di committenza, una commissione per la valutazione d’incidenza, servizi sociali e gestione associata dei rifiuti. Condivido l’analisi lucida del Prof. Nicola Femminella relativa alla fuoriuscita migratoria dei giovani,un fenomeno allarmante per le prospettive future del Vallo di Diano. Una buona occasione per i giovani del Sud i “giovani come capitale”, progetti UE e l’erogazione dei fondi Ricovey Fund per scongiurare la partenza dei giovani dal SUD.

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