Coltivare cannabis per scopi terapeutici: non è reato, lo scrive il giudice Lombardo

Giuseppe Amorelli

(avvocato-scrittore)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AREZZO – Prevale il senso dell’umanità, il diritto alla vita, nella sentenza del G.I.P. del Tribunale di Arezzo, Dr.Fabio Lombardo. La sentenza che assolve Walter De Bendetto per aver coltivato cannabis per scopi terapeutici e per averne assunto una quantità superiore a quella consentita dalla legge. Una sentenza che tiene conto delle sofferenze di un uomo che coltiva e assume marijuana per lenire dolori struggenti che flagellano il suo misero corpo affetto da un dolorosa forma di artrite reumatoide che lo costringe a letto. Una sentenza che riconcilia l’uomo con la giustizia perché soffrire non è giusto. Il Dr.Fabio Lombardo, dotato di una grande umanità e preparazione scientifica ha espletato le sue funzioni per la prima volta presso il tribunale di Vallo della Lucania, prima in sede civile poi in quella penale. Lasciando un ricordo indelebile del suo passaggio. Come d’altronde altri suoi “colleghi” che nel presidio Giudiziario di vallo della Lucania, ha svolto il loro ufficio di magistrato Un particolare importante. Il Dr.Lombardo, prima di svolgere le funzioni di magistrato ebbe, come egli stesso affermava, la grande e fondante esperienza di avvocato. D’altronde fu Piero Calamandrei a sostenere nell’Elogio dei giudici, scritto da un avvocato, che :”bisognerebbe che ogni giudice per due mesi all’anno facesse l’avvocato. Imparerebbe cosi a comprendere il ruolo dell’avvocato e la sua funzione e reciprocamente si stimerebbero di piu.” Poichè Il segreto della giustizia sta in una sempre maggior umanità e in una sempre maggiore vicinanza umana tra avvocati e giudici nella lotta contro il dolore. Infatti il processo, e non solo quello penale, è di per sé una pena che giudici e avvocati devono abbreviare rendendo giustizia. A buon intenditor poche parole. siamo di fronte ad una sentenza “rivoluzionaria” che si colloca nel nuovo solco che l’attuale ministro della Giustizia la Dr. Marta Cartabia si auspica ovvero: ” la ricerca di una giustizia sociale dal volto umano”. La richiamata sentenza risponde all’esigenza e anche alla necessità di dare effettività ai diritti fondamentali, inviolabili, ovvero a quei diritti che non solo appartengono ad ogni individuo in quanto essere umano ma sono anche riconosciuti nell’ordinamento costituzionale, poichè si basano sul riconoscimento della dignità umana e quindi suscettibili di particolare protezione, può comportare il verificarsi di conflitti tra gli stessi. La composizione di questi conflitti e quindi la determinazione del contenuto dei diritti nei casi concreti, vengono realizzati attraverso il bilanciamento, e la ponderazione dei diritti e dei valori in causa. Il diritto alla salute è un diritto assoluto e primario e quindi inviolabile, il collegamento tra gli art. 2, 3 e 32 della Costituzione è scontato, Nel caso di un conflitto di valori costituzionali, questi devono essere ordinati secondo una gerarchia. Se i valori sono sullo stesso piano di primarietà, è necessario contemperare le relative esigenze. Assoluto e primario e quindi inviolabile è invece il diritto alla salute: Nel caso di conflitto del diritto alla salute con i diritti soggettivi sarà il primo ad apparire gerarchicamente sovraordinato e della coscienza sociale e politica da un lato e dalla dottrina giuridica dall’altro.

Un particolare lode al Dr. Fabio Lombardo

 

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