L’Italia riparte dalle sofferenze della pandemia con la priorità della battaglia per il lavoro.

 

Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

Il motore della ripartenza dall’emergenza,la priorità è il lavoro. Il lavoro è crescita di dignità. L’Italia è una Repubblica democratica  fondata sul lavoro, lo sancisce solennemente l’articolo 1 della nostra costituzione, entrata in vigore il primo gennaio1948. Abbiamo ascoltato  buoni propositi e appelli forti  all’unità negli ultimi mesi  dal Premier Draghi al Presidente della Repubblica  Mattarella sarà quindi il lavoro la priorità appena approvati dalla Commissione Europea i recovery fund.Il lavoro ai giovani,a chi lo ha perso ,a quelle persone e famiglie che vivono in condizioni di difficoltà.  La battaglia per il lavoro è una priorità che deve unire gli sforzi di tutti,lavoratori e imprenditori, istituzioni e forze sociali, mondo delle professioni, della ricerca, della cultura. È questa l’ambizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza .Il piano ,consegnato all’Unione Europea,per bilanciare la crisi economica provocata dalla pandemia da coronavirus. I giornali hanno parlato di  “trattativa” sul PNRR tra Draghi e la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in modo da risolvere alcuni punti che dovrebbero rendere una formalità l’approvazione del piano da parte della Commissione Europea. La  trattativa si sarebbe conclusa grazie a una serie di garanzie che Draghi avrebbe offerto in prima persona. L’Unione Europea vuole controllare che siano usati in maniera appropriata  ogni sei mesi ci sarà un esame degli obiettivi intermedi dei progetti, dal quale dovrebbe dipendere l’erogazione delle successive tranche Il piano non contiene i progetti finanziati, ma solo le voci di spesa da destinare a ciascun settore. In termini percentuali, il 27 per cento dei fondi dovrebbero essere dedicati alla digitalizzazione, il 40 per cento circa agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e oltre il 10 per cento alla coesione sociale.

Il governo Italiano stima che alla fine dei cinque anni l’impatto del Recovery Fund sarà un’espansione del sistema economico italiano pari al 3,6 per cento del

PIL.La voce più ampia del piano riguarda la “rivoluzione verde e transizione ecologica”, a cui il PNRR destina in tutto 68,6 miliardi di euro: seguono la voce “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” (49,2 miliardi), “istruzione e ricerca” (31,9 miliardi), “infrastrutture per una mobilità sostenibile” (31,4 miliardi), “inclusione e coesione” (22,4 miliardi ) e “salute” (18,5).

Il Next Generation Eu è ripartito in diversi programmi di spesa. Il principale è la Recovery and resilience facility ,“Dispositivo per la ripresa e la resilienza”, quello che tutti chiamano  Recovery Fund e che è  la novità dell’azione europea.Il governo italiano ha stimato che i fondi a disposizione entro il 2026 dovrebbero essere 191,5 miliardi dal Recovery Fund e 13 da React-Eu, a questi numeri ha aggiunto anche un piano complementare da 30,6 miliardi, finanziato con debito pubblico italiano, ma che non rientrerà nel recovery plan. Una nuova fase di sviluppo,l’Italia sarà il maggiore beneficiario del piano, perché il più grande tra gli stati maggiormente colpiti dalla crisi ,il calcolo dei benefici  dipende anche dall’andamento del Pil e della disoccupazione nel 2020 e nel 2021, si arriva a più di 235 miliardi. La palla ora passa al Governo e al parlamento italiano per approvare da subito le riforme e dar seguito ai programmi  di investimento. La ricerca,la formazione ,l’ Innovazione digitale e transizione ecologica puntano alla qualità della vita e non alla quantità dei consumi. L’equità tra le persone e le famiglie, la evoluzione sociale, si reggono su una dinamica essenziale, la garanzia dell’opportunità di accesso al lavoro,per poter progettare il proprio futuro, di progredire, di scegliere la propria condizione di vita sia per il lavoro pubblico che autonomo. I ristori e i sostegni a pioggia per i mancati redditi ,durante la pandemia ,non sono stati nemmeno dei pannicelli caldi ,in un paese dove non viene affrontato nemmeno alla lontana il lavoro cosiddetto ‘’ in nero.’’

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