E’ iniziato il Semestre bianco, per l’art.88 della Costituzione , il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. I padri costituenti temevano un Capo dello Stato autoritario.

 

Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

Roma, palazzo del Quirinale (3 agosto 2021) –  Da oggi  è iniziato il   semestre bianco ,previsto dall’articolo 88 della  Costituzione, Il Presidente della Repubblica non può  sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Negli ultimi sei mesi del suo mandato, che dura sette anni, il Presidente della Repubblica non può sciogliere anticipatamente le Camere. Lo stabilisce l’articolo 88 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura”. Il potere di scioglimento delle Camere è  uno dei poteri  del Capo dello Stato, che non può esercitarlo negli ultimi sei mesi prima di cessare il suo mandato. I padri costituenti temevano che un Presidente autoritario avrebbe potuto sciogliere le Camere per farne eleggere di più compiacenti e sperare in un secondo mandato. Nel 1991 per evitare quello che fu definito un “ingorgo istituzionale” per la coincidenza della fine della legislatura con la fine del mandato presidenziale di Francesco Cossiga, si modificò l’articolo 88, aggiungendo all’ultima frase le parole “salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura”. Il semestre finale del settennato  limita ,onfatti,il Capo dello Stato  della possibilità di sciogliere le Camere. Si tratta di un’arma  forte, incisiva, sulle forze politiche e parlamentari . Ma questo non significa un ridimensionamento dell’attività e dei poteri complessivi del Capo dello Stato. Il Presidente  della Repubblica può rinviare alle Camere i provvedimenti, senza promulgarli, almeno in un primo passaggio, e  può inviare messaggi al Parlamento, può arrivare alle dimissioni anticipate per rompere situazioni di paralisi istituzionale. L’ultima fase del mandato presidenziale rappresenta  un ipotetico depotenziamento della forza del Presidente della Repubblica. Semestre bianco ma non troppo , all’orizzonte non c’è solo  la corsa al Quirinale  ma c’è una fase emergenziale che ancora non appare affatto definita nelle proiezioni dei contagi e dell’impatto economico e sociale sul Paese,Recovery Plan e  riforme necessarie per attivare i progetti e accedere ai fondi del next generation. Per i prossimi sei  mesi e fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato, non sarà possibile indire elezioni anticipate.Tale regola fu inserita per evitare che il Presidente uscente potesse procedere a nuove elezioni per avvantaggiare una maggioranza politica favorevole alla sua rielezione,il 3 agosto 2021, segna l’inizio del semestre bianco per il Presidente della Repubblica  Sergio Mattarella, eletto il 31 gennaio 2015, ciò perché il mandato del Presidente della Repubblica, come stabilito dalla legge, dura sette anni. Il 28 luglio 2021, Il Presidente  della Repubblica ,in occasione della cerimonia di consegna del ‘’Ventaglio’’da parte della dell’Associazione Stampa parlamentare nel suo importante  intervento  di risposta al Presidente dell’associazione  Stampa Di Fonzo,tra l’altro, disse :‘’Il suo intervento, così puntuale, ha toccato diversi punti di grande interesse. Ne raccoglierò alcuni, quelli su cui posso esprimermi, evitando argomenti strettamente politici, cui devo rimanere rigorosamente estraneo’’. La pandemia ha imposto grandi sacrifici in tanti ambiti. Ovunque gravi. Sottolineo quelli della scuola. Ne abbiamo registrato danni culturali e umani, sofferenze psicologiche diffuse che impongono di reagire con prontezza e con determinazione. Occorre tornare a una vita scolastica ordinata e colmare le lacune che si sono formate. Il regolare andamento del prossimo anno scolastico deve essere una priorità assoluta. Gli insegnanti, le famiglie, tutti devono avvertire questa responsabilità, questo dovere, e corrispondervi con i loro comportamenti. Auspico fortemente che prevalga il senso di comunità, un senso di responsabilità collettiva. La libertà è condizione irrinunziabile ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo.Se la legge non dispone diversamente si può dire e pensare: ” In casa mia il vaccino non entra”. Ma questo non si può dire per ambienti comuni, non si può dire per gli spazi condivisi, dove le altre persone hanno il diritto che nessuno vi porti un alto pericolo di contagio; perché preferiscono dire:” in casa mia non entra il virus”.Sull’altro versante, sappiamo che, dall’Unione Europea, sono in procinto di giungere le prime risorse del programma Next Generation.Gli interventi e le riforme programmate devono adesso diventare realtà. Non possiamo fallire: è una prova che riguarda tutto il Paese, senza distinzioni. Quando si pongono in essere interventi di così ampia portata, destinati a incidere in profondità e con effetti duraturi, occorre praticare una grande capacità di ascolto e di mediazione. Ma poi bisogna essere in grado di assumere decisioni chiare ed efficaci, rispettando gli impegni assunti.    Prendo a prestito, a questo riguardo, le parole della risoluzione che il Parlamento Europeo ha dedicato alla relazione della Commissione sullo Stato di diritto, in cui viene definita centrale “la protezione della libertà e del pluralismo dei media” e “la sicurezza dei giornalisti “.    Va assicurata la massima attenzione alla proposta annunciata dalla Commissione Europea di un provvedimento normativo per la libertà dei mezzi di espressione, così come l’annuncio della presentazione, il prossimo autunno, di una Direttiva per la protezione dei giornalisti contro le azioni “bavaglio” dirette a far tacere, o a scoraggiare, le voci dei media.  Alla cornice di sicurezza entro cui devono poter operare i giornalisti, in virtù della loro specifica funzione, si aggiunge l’esigenza di agire affinché il processo di ristrutturazione e di riorganizzazione del comparto industriale dei media non veda indebolirsi il loro contributo alla vita democratica del Paese. La riforma recente dell’Ordine ha consolidato l’autonomia della professione giornalistica, ribadendone il carattere di professione intellettuale. Questo significa che non ci sono scorciatoie in virtù delle quali tutti siano “caballeros” secondo quanto viene attribuito a Carlo V nella sua visita ad Alghero.Garantire rigore e autonomia significa prendere atto che ai giornalisti iscritti all’Ordine e, dunque, chiamati a operare nell’ambito di specifiche regole deontologiche, vanno applicate doverosamente garanzie eguali a quelle di altre categorie di lavoratori, a partire dall’ambito previdenziale, nel quale è ragionevole che valga, per la prestazione pensionistica, la garanzia pubblica assicurata a tutti i lavoratori dipendenti.Nell’occasione dell’incontro con i “quirinalisti” e con l’Associazione della Stampa Parlamentare, desidero esprimere il mio ringraziamento per aver seguito con puntualità, in questi quasi sette anni, il percorso comune, e per avermi prospettato, nel tempo, significative sollecitazioni. Vorrei aggiungere una considerazione di tono più leggero. In ogni ambito circola il virus – un altro virus – dell’autoreferenzialità, della configurazione del proprio ruolo come centrale nella vita sociale. Questo rischio è molto presente notoriamente nella politica: personalmente rammento continuamente a me stesso di tenerlo lontano.Mi permetto di segnalarlo anche al mondo del giornalismo, dove affiora, talvolta, l’assioma che un’affermazione non smentita va intesa come confermata, così che una falsa notizia può essere spacciata per vera perché non risulta smentita.Nell’ormai innumerevole elenco esistente di testate stampate, radiotelevisive e online, di siti, di canali social, si tratta di una pretesa davvero piuttosto stravagante.Ad esempio, vista la diffusa abitudine di trincerarsi dietro il Quirinale fantasiosamente quando si vuole opporre un rifiuto o di evocarlo quando si avanza qualche richiesta, il Presidente della Repubblica sarebbe costretto a un esercizio davvero arduo e preminente: smentire tutte le fake news, fabbricate, sovente, con esercizi particolarmente acrobatici.Faccio appello, dunque, alla professionalità dei giornalisti e alla loro etica professionale.’’

 

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