Papa Francesco: Un’omelia di solito non può andare oltre i dieci minuti perché la gente, dopo otto minuti, perde l’attenzione a patto che sia molto interessante.

 

dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

 

Papa Francesco in Slovacchia

Il Papa avverte sacerdoti e vescovi,pensate bene come preparare l’omelia, come farla, perché ci sia un contatto con la gente e prendano ispirazione dal testo biblico.Un’omelia di solito non può andare oltre i dieci minuti perché la gente, dopo otto minuti, perde l’attenzione a patto che sia molto interessante”, ha detto  Papa Francesco, parlando “a braccio”, ai vescovi e al clero della Slovacchia nella Cattedrale di San Martino, a Bratislava.Ha invitato i sacerdoti presenti nella cattedrale di Bratislava a non pronunciare omelie di 40/50 minuti. “Pensiamo i poveri fedeli che devono ascoltare omelie lunghe 40- 50 minuti, su argomenti che non capiscono: per favore pensate ai fedeli. Papa Bergoglio : “Permettetemi una malignità: l’applauso l’hanno iniziato le suore che sono vittime delle nostre omelie”.Il Pontefice ha toccato  un argomento che gli sta  a cuore:’’ Sì, l’omelia non è un sacramento, come pretendevano alcuni protestanti, ma è un sacramentale! Non è una predica di Quaresima, no, è un’altra cosa. È nel cuore dell’Eucaristia”.   ‘’Per favore, sacerdoti e vescovi  pensate bene come preparare l’omelia, come farla, perché ci sia un contatto con la gente e prendano ispirazione dal testo biblico”.    “Un’omelia, di solito  non deve andare oltre i dieci minuti, perché la gente dopo otto minuti perde l’attenzione, a patto che sia molto interessante. Ma il tempo dovrebbe essere 10-15 minuti, non di più”.   “Un professore che ho avuto di omiletica  diceva che un’omelia deve avere coerenza interna: un’idea, un’immagine e un affetto; che la gente se ne vada con un’idea, un’immagine e qualcosa che si è mosso nel cuore”.    “Così, semplice, è l’annuncio del Vangelo!  E così predicava, Gesù che prendeva gli uccelli, che prendeva i campi, che prendeva questo… le cose concrete, ma che la gente capiva. Scusatemi se torno su questo, ma a me preoccupa…”.
Nel discorso  ai vescovi e ai sacerdoti slovacchi, il Papa si è concesso un altro inciso ‘a braccio’ toccando il tema della Chiesa che dev’essere “segno di libertà e di accoglienza” e dell’annuncio del Vangelo che “sia liberante, mai opprimente”. “Sono sicuro che questo mai si saprà da dove viene . Vi dico una cosa che è successa tempo fa. La lettera di un Vescovo, parlando di un Nunzio. Diceva: ‘Mah, noi siamo stati 400 anni sotto i turchi e abbiamo sofferto. Poi 50 sotto il comunismo e abbiamo sofferto. Ma i sette anni con questo Nunzio sono stati peggiori delle altre due cose!’. A volte mi domando: quanta gente può dire lo stesso del vescovo che ha o del parroco? Quanta gente? No, senza libertà, senza paternità le cose non vanno.

 

 

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