Il Cilento persegua le vie dell’utopia possibile

 

Nicola Femminella (docente-scrittore)

L’Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento è una istituzione comprensoriale composta da 11 comuni: Agropoli, Capaccio, Cicerale, Giungano, Laureana Cilento, Lustra, Ogliastro, Perdifumo, Prignano Cilento, Rutino e Torchiara. Con delibera della propria Giunta statutaria si è candidata, questa estate, a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2024. La prima data attesa dalle località aspiranti al titolo prestigioso, è quella del 18 gennaio 2022, quando la Giuria nominata dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, esaminate le candidature pervenute, indicherà 10 località finaliste. Queste saranno chiamate a illustrare il proprio progetto e le motivazioni che, a parer loro, possono essere prese in considerazione al fine di  designarle per la vittoria finale. Il tutto terminerà il 15 marzo 2022, allorquando la Giuria comunicherà al Ministro Dario Franceschini il nome della vincitrice a Capitale italiana della cultura per l’anno 2024. La località designata riceverà in premio un milione di euro, per realizzare opere e iniziative, volte ad accrescere, affermare l’immagine della città, per rafforzarne ulteriormente la capacità attrattiva nelle vetrine del turismo internazionale.

Lo stesso percorso intrapreso dall’Unione dei Comuni a Paestum è stato seguito dal comune di Padula, che ha concorso per il titolo del 2022, assegnato poi all’isola di Procida. L’iniziativa, con le meritevoli azioni a sostegno della candidatura, condotte dall’ex sindaco Imparato e dalla sua assessora Chiappardi, anche se non ha tagliato il traguardo finale, è valsa a diffondere l’immagine di Padula e della sua magnifica Certosa in Italia. L’idea posta in campo forse avrebbe ottenuto un migliore epilogo, se Padula avesse presentata la propria candidatura e i contenuti del progetto insieme a Teggiano, gioiello di storia e arte, e a Pertosa-Auletta,  con la sua straordinaria Grotta dell’Angelo. Da tempo sostengo che i paesi del Cilento devono scalare le altitudini impervie dell’evoluzione socio-economica, impegnandosi a stabilire le opportune intese e alleanze, per averla vinta nel programmare il proprio futuro. Lo stanno facendo i rappresentanti degli enti locali sulla direttrice Vallo della Lucania-Capaccio, costruendo aggregazioni che, oltre a favorire lo scambio di idee, utili per costruire piattaforme di progettualità avanzata e persuasiva, accrescono il vigore contrattuale dei nostri territori, marginali rispetto ai centri del potere, dove si formalizzano le direzioni dei flussi finanziari.  Ne ho parlato in articoli precedenti pubblicati su questa testata.

Tornando alla proposta avanzata dall’Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento, leggo una dichiarazione di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente dell’Unione dei Comuni «Abbiamo deciso di candidare l’Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento a Capitale italiana per la Cultura per l’anno 2024 perché rappresenta una delle realtà più straordinarie del Mezzogiorno e dell’intera Penisola. Gli 11 Comuni che la compongono formano, insieme, uno scrigno di bellezze. Sita nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è un comprensorio di eccezionale valenza. Da solo probabilmente nessuno dei Comuni aderenti avrebbe potuto ambire al riconoscimento. Insieme, ognuno con il suo patrimonio può contribuire, affinché l’Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento possa avere la capacità di vincere questa sfida».

Conosco Franco Alfieri da quando era molto giovane e ne ho seguito la carriera politica, segnata da frequenti, significativi successi. È solerte, molto attivo ed è animato da una forte passione per l’attività politica, vissuta con spirito di servizio a favore  delle comunità, alle quali si è rivolto sin qui, per chiedere il sostegno e i voti. In cambio si rende disponibile in ogni occasione e pronto ad ascoltare le istanze dei cittadini e a interpretarne le giuste aspirazioni. Pone al primo posto l’amore per il territorio, per il quale non si risparmia, ed è determinato nell’inseguire risultati concreti con numerosi progetti, che inoltra alle istituzioni eroganti finanziamenti. Ne apprezzo in particolare la capacità di aggregare i comuni gravitanti intorno a Paestum e Agropoli, convinto che sia la strada retta e conveniente per lo sviluppo del Cilento. Lo ha fatto in questa occasione, lo ha fatto quando ha immaginato di organizzare nel 2022 una importante mostra del libro insieme ad altri comuni cilentani, da Paestum a San Giovanni a Piro. Lo ha fatto in altre direzioni e per altri obiettivi, volti allo sviluppo delle comunità tra le quali vive e opera. Un esempio che gli altri amministratori nei comprensori nel Cilento farebbero bene a seguire, fino a raggiungere, aggiungo io, l’unità dell’intero Cilento, perché questa parte della regione Campania possa utilizzare le risorse e le vocazioni di gran valore che possiede. Nel Vallo di Diano già negli ultimi anni del secolo scorso si era ipotizzata la “Città Vallo”, formata da tutti i comuni che si affacciano sulla vallata, per razionalizzare i servizi ordinari, predisporre progetti capaci di imporsi all’attenzione di osservatori nazionali, formare un’amministrazione unica, più capace di immaginare e creare condizioni di vita sociali ed economiche, rispondenti ai bisogni delle comunità. Il piano redatto dall’architetto Paolo Portoghesi ancora affascina studiosi e gente comune; rimane nei libri destinati agli esperti dell’argomento, che ipotizzano modelli urbanistici innovativi. Ma, da noi le buone idee si impantanano in acque melmose e spesso non vedono la luce. Ne ho verificato personalmente la ricorrenza, quanto ho visto naufragare la possibilità di realizzare nel Vallo di Diano un parco dei divertimenti, Dianoland, e quando mi sono prodigato per programmare nel Cilento uno spettacolo di luci e suoni del grande artista e amico Philippe Cotten, che in Francia riesce ad attirare milioni di spettatori con la sua arte inimitabile.

Prof. Nicola Femminella

La strada dell’unione tra più comuni o quella che porti a un Cilento capace di creare un’unica cabina di regia per il proprio sviluppo e di presentarsi ai tavoli di programmazione regionale con una sola voce, di certo ci renderà più forti e maggiormente attrezzati per portare a buon fine le iniziative, di cui abbiamo tutti bisogno. Si apra un dibattito a riguardo, per valutarne l’opportunità e le convenienze, magari con un gruppo sovracomunale di persone autorevoli, ben viste dalle comunità, interessate dall’idea e convinte della sua idoneità. Il Parco del Cilento, Vallo di Diano, Alburni, mettendola a dimora, potrebbe così valorizzare la propria presenza e coltivarla, nutrendo una mission di valore storico e alto profilo socio-economico. È certamente un obiettivo ambizioso e difficile da raggiungere, visti gli individualismi diffusi e prevalenti nelle nostre aree geografiche. E molti lo relegheranno nell’area buia dell’utopia negata. Ma la storia è lì a certificare che in altre epoche, anche lontane, il Cilento era una entità una, coesa e solida, aveva una capitale ed un territorio più esteso. Conobbe affermazioni e conquiste, che restano scolpite nelle pagine scritte dai popoli e di cui si ammirano i bagliori nei musei e nei siti scoperti in molti nostri paesi. Ne ha parlato l’assessore regionale al turismo Andrea Casucci, quando ha incontrato i politici cilentani, e l’ex direttore del Parco di Paestum Gabriel Zuchtriegel. Ci crede fortemente l’on. Michele Cammarano, Presidente delle aree interne della Regione Campania, in cammino verso una meta che, sa bene, ardua e antropologicamente scontrosa, ma radiosa e fortemente remunerativa per i popoli.

 

 

 

 

 

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