A dieci anni dalla riforma della geografia giudiziaria del 2012, che ha stabilito la soppressione dei 31 Tribunali e il fenomeno della. desertificazione giudiziaria

da Pietro Cusati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La riforma della geografia giudiziaria migliora i tempi e la qualità  della giustizia.Il Governo italiano ha assunto l’impegno nei confronti di Bruxelles  nell’ambito del PNRR, di ridurre del 40% il tempo medio di durata dei procedimenti civili e del 25% per il penale entro  cinque anni. Non si raggiungono gli obiettivi previsti se non si impegna da subito  il Governo, al fine di contrastare le infiltrazioni criminali e mafiose nell’esecuzione dei progetti previsti dal PNRR, ad avviare in tempi brevi l’analisi degli effetti della riforma della geografia giudiziaria del 2012, che ha stabilito la soppressione dei tribunali minori, e a porre rimedio all’annoso fenomeno della c.d. desertificazione giudiziaria. Il Governo ha preso atto del fatto che la soppressione dei Tribunali  prevista dal decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, aveva determinato conseguenze molto negative, in particolare nei territori più esposti a fenomeni di infiltrazioni criminali. Alla luce di questi reiterati impegni assunti da parte del Governo, la rivisitazione della geografia giudiziaria dovrà essere affrontata da subito , soprattutto con riferimento ai territori più interessati da infiltrazioni  criminali. Il Governo ha detto che avvierà in tempi brevi l’analisi degli effetti della riforma della geografia giudiziaria del 2012. È in questa prospettiva  che deve essere colto il significato delle riforme prospettate con il PNRR anche per la giustizia. All’Italia non si chiedono interventi “tampone” destinati a esaurirsi nell’orizzonte temporale del Piano, ma uno sforzo preordinato ad un miglioramento definitivo. La modernizzazione e l’efficienza del sistema giudiziario incidono direttamente sulla solidità economica del Paese, Banca d’Italia stima che la riduzione della durata dei processi di circa il 15% porti all’ aumento di almeno mezzo punto percentuale del PIL. La maggiore efficienza del sistema giudiziario stimola gli investimenti interni ed esterni e indirettamente migliora le condizioni di finanziamento per famiglie e imprese. L’anno della giustizia 2022 dovrà essere dominato da un orizzonte europeo. Non solo per le attività connesse al PNRR, ma anche per il rilievo di numerose altre iniziative che l’Unione europea sta promuovendo nel settore della giustizia. Sotto questo profilo non si può non rimarcare come l’istituzione della Procura europea – EPPO – e il suo effettivo avvio offrano un nuovo strumento fondamentale per il contrasto ai reati finanziari, alle frodi fiscali, alla corruzione e ad ogni uso illecito di finanziamenti europei, molto spesso veicolo di interessi delle mafie e della criminalità organizzata di varia natura. Di matrice europea altri importanti interventi normativi, approvati per dare attuazione ad impegni assunti nell’ambito dell’Unione europea la normativa in materia di lotta al riciclaggio,quella sulla presunzione di innocenza,quella relativa all’ uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario. Alla  emergenza della pandemia è legata  la riforma delle norme sull’«insolvenza» delle imprese. Occorre  offrire nuovi e più efficaci strumenti agli imprenditori per sanare quelle situazioni di squilibrio economico-patrimoniale che, pur rivelando l’esistenza di una crisi o di uno stato di insolvenza, appaiono reversibili. All’appello manca  la riforma dell’ordinamento giudiziario,  del CSM e la riforma della giustizia tributaria.

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