il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

PONTE TANAGRO: sventola bandiera bianca

 

Aldo Bianchini

Il Ponte Tanagro in agro di Padula, chiuso al traffico dl 1° novembre 2021 per imminente pericolo di crollo

SALERNO – Prendo spunto da un bel manifesto pubblicato di quattro consiglieri di opposizione di Padula “Sul ponte (di Caiazzano) sventola bandiera bianca” per ritornare sull’argomento che riguarda il Ponte Tanagro (in zona Caiazzano di Padula) che è stato chiuso al traffico, per pericolo di crollo, nei primi giorni di novembre del 2021.

Da quel momento sono già passati 159 giorni e niente si è mosso; a quel paese sono finiti “il tavolo tecnico” annunciato dal presidente della Provincie e il “coc” messo in subbuglio dal sindaco di Sassano.

Voglio ritornare su una dichiarazione resa dal presidente Strianese ed accolta come buon auspicio dal sindaco Rubino: “Entro la fine di dicembre (2022 !!) il ponte sarà ripercorribile” (pubblicata da alcuni giornali online locali e dalle televisioni valdianesi).

Fa rabbia pensare che per costruire la Tour Eiffel furono sufficienti 857 giorni, cioè due anni e quattro mesi (e che costruzione !!, alta 330 metri con otto ascensori e una torre delle comunicazioni), oppure per il Ponte Morandi ricostruito addirittura in meno di due anni, e che per un ponticello di periferia sono già passati 159 giorni con un preoccupante silenzio generale negli ultimi mesi.

In Provincia ho appreso, in queste ore, che la previsione del presidente Strianese di riaprire il ponte entro il prossimo dicembre è assolutamente fuorviante perché per quel periodo forse sarà definito soltanto il progetto di massima che poi dovrà essere messo a gara per la presentazione di quello cantierabile da parte della ditta vincitrice dell’appalto.

Il manifesto con cui i consiglieri di opposizione del Comune di Padula hanno denunciato le lentezze dell' A.C. anche per il famoso Ponte Tanagro

Tempi lunghi quindi, ed anche tempi duri per gli abitanti della zona costretti ad un lungo periplo su una stradina provinciale molto dissestata sulla quale sono stati fatti lavoretti (da quattro soldi !!) spazzati subito via dalla pioggia; eppure su quella stradina provinciale abitano il sindaco e un consigliere comunale di Sassano ed anche l’assessore alla Comunità Montana  (che era stata chiamata in soccorso dallo stesso Strianese all’epoca della pubblicitaria visita istituzionale sul ponte).

E con loro dove sono finiti i sindaci degli altri comuni direttamente o indirettamente interessati: Padula, Monte San Giacomo, Sassano, Teggiano e Montesano ?

In un articolo del 10 febbraio scorso avevo indicato la fine dell’anno 2024 per la riapertura del ponte; forse sono stato troppo ottimista.

 

1 Commento

  1. Ho un vago ricordo del ponte sul fiume Tanagro, da quando anni ga passai fa quelle parti in occasione di una visita alla Certosa di San Lorenzo.
    Come risulta dai puntuali resoconti del dr. Bianchini sulle precarie condizioni statiche del ponte, la possibilità che ne venga ripristinata l’agibilità in tempi brevi appare ancora di la da venire. Allo stato dei fatti solo un inguaribile ottimismo potrebbe far ritenere verosimile la fine di dicembre quale termine entro il quale ii ponte diventerà nuovamente percorribile. Visto che siamo ancora allo stadio della progettazione di massima, l’aspirazione ad imitare gli encomiabili tempi di esecuzione ottenuti nella ricostruzione del ponte Morandi a Genova resta solo una ipotesi incompiuta.
    Ancora più eclatante sarebbe il riferimento alla Tour Eiffel. All’epoca, si dovettero superare innumerevoli problemi tecnici per assemblare una struttura metallica dal disegno particolarmente complesso. Ma soprattutto, i promotori del progetto dovettero anche fronteggiare una costante opposizione da parte di numerosi oppositori del progetto: “quella torre deturpava il panorama” dicevano. Tuttavia, costruita in tempi da primato, è diventata presto l’indiscusso simbolo di Parigi e dell’intera Francia.
    Viene in mente, purtroppo in negativo, il confronto con la vicenda Crescent. Impresa ugualmente oggetto di opposizioni di ogni genere, ha visto trascorrere, dal momento della progettazione a cura dell’arch. Bofil fino al suo completamento, un tempo quasi cinque volte superiore a quello impiegato per la costruzione ideata dall’ing. Eiffel.
    Ed è purtroppo solo un esempio dei tanti che caratterizzano il “lento” procedere delle opere pubbliche o private in Italia. Da noi stenta ad essere tenuto nella dovuta considerazione il concetto che l’allungamento dei tempi di realizzazione di un’opera, indipendentemente dalle motivazioni o dagli interessi che possano averlo determinato, rappresenta comunque un oggettivo danno economico e un impatto negativo sulla reputazione di tutti gli attori coinvolti.
    Rientra in tale casistica anche il rinvio ad agire nel momento in cui occorre eseguire, ad esempio, manutenzioni a manufatti vari. Procrastinarle può sembrare un risparmio, finché non si constata che in seguito andrà affrontata una spesa molto più sostenuta per il recupero di una situazione prmai irrimediabilmente degradata.
    Mi riferisco ad esempio al piano di calpestio della tribunetta della spiaggia di Santa Teresa. Si continua a non ripristinare lo strato protettivo delle doghe. Eppure, intervenire per tempo costerebbe x €, se invece si dovesse arrivare al punto di dover completamente rifare il tutto, allora i costi darebbero di parecchi multipli di x €.
    Purtroppo certe mentalità non si cambiano e poi c’è sempre l’alibi della mancanza dei fondi oppure delle altre priorità più pressanti.

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