TANGENTOPOLI: 1° giugno 1993, il giorno dopo l’arresto di Giordano

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La giornata o meglio la serata del 31 maggio del ’93 fu molto lunga e particolarmente impegnativa dal punto di vista giornalistico, soprattutto sul piano organizzativo per seguire tutti gli arresti che si susseguirono in maniera impressionante.

Nella redazione di TV Oggi quella serata inquietante e drammatica iniziò intorno alle ore 18.00 con la prima notizia della consegna spontanea di Aniello Salzano nelle mani del colonnello dei carabinieri Pietro Paolo Elefante e si chiuse subito dopo la mezzanotte, nelle prime ore della notte tra il 31 maggio e il 1° giugno.

La mattina successiva in città si respirava un clima strano e l’eccitazione, eccitante ed immotivata, della catena di arresti sembrava essersi rapidamente trasformata in una fase di incredula riflessione, quasi di pentimento per aver gridato ai presunti scandali e, forse, anche intimorita dalla travolgente azione giudiziaria che aveva colpito tre personaggi politici abbastanza amati dalla gente comune.

Con questi pensieri che mi giravano per la testa arrivai, poco dopo mezzogiorno, nella redazione di Tv Oggi che dirigeva già da qualche tempo e mai e poi mai avrei pensato di trovare sulla mia scrivania una sorpresa veramente brutta e legata all’arresto dell’ex sindaco Giordano per la cui cattura, plateale e irrituale, non avevo fatto presenziare le telecamere della tv, come invece fecero altre emittenti.

LA SORPRESA:

La mattina di martedì 1° giugno 1993 un anonimo poliziotto consegnò in redazione (TV Oggi) una busta gialla, non sigillata, contenente alcune fotografie che ritraevano il sindaco Giordano in mezzo a due poliziotti dinanzi al palazzo di giustizia, esposto come un trofeo ai fotografi ed alle telecamere  della città. Giunsi in redazione dopo mezzogiorno e mi arrabbiai moltissimo per quel gesto insulso.

Decisi di mandare in onda, nel tg delle ore 14.00, le tre fotografie e preparai per iscritto una critica feroce a quel gesto infame che fu letta dall’allora telegiornalista Emanuela Anfuso in apertura di tg.

Nel pomeriggio ricevetti una telefonata che definire minacciosa è poco (non è più il caso, ora, di ricordare nome e cognome del telefonista, anche perché deceduto da qualche anno in giovane età, l’ho comunque scritto anni fa); una telefonata che io respinsi decisamente al mittente.

Anzi non contento (e feci benissimo !!) la mattina successiva, mercoledì 2 giugno 1993, mi recai in Procura per manifestare il mio dissenso rispetto a quel gesto veramente vergognoso ed alla successiva inquietante telefonata.

Il pm Alfredo Greco (ottimo e riflessivo magistrato, molto sensibile ed umano) che era delegato ai rapporti con la stampa apprezzò il mio gesto e, decisamente turbato, convocò nel suo ufficio, in mia presenza, l’autore di quella telefonata e gli sibilò: “Rispetto l’azione giudiziaria, ma non condivido le esagerazioni, tenga presente che Vincenzo Giordano è un galantuomo, così come Bianchini è una persona per bene”. A capo chino e con un saluto d’ordinanza il militare lasciò la stanza.

Quel chiarimento non fu, purtroppo, esaustivo e per molti anni (una ventina) ho portato su di me il peso di una malcelata ostilità di quel personaggio che conoscevo da moltissimi anni in quanto anch’egli residente a Torrione ed oltretutto molto amico di mio fratello Enzo; ostilità raffreddatasi e decisamente scomparsa solo negli ultimi tempi della sua vita grazie all’intervento dell’amico Giuseppe Ientile.

Fortunatamente abbiamo avuto il tempo per rinsaldare i nostri rapporti e più volte gli sono stato anche utile e vicino in alcune vicende che lo riguardavano. Questo, anche questo, fu il prezzo da pagare a quell’assurdo massacro di tangentopoli.

 

 

 

 

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