GIORDANO: la straziante lettera del sindaco prigioniero “Signor Presidente mi vergogno della mia onestà”

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Dopo l’arresto di Giordano (31.05.93) tutto il mese di giugno registrò una valanga di articoli sui giornali e di speciali televisivi. Il giorno clou fu il 19 di giugno 93 quando fu resa pubblica la lettera di Giordano al Tribunale del Riesame; niente da fare, i giudici erano sordi, muti e ciechi.

Roma – 2 giugno 1993: <<Trincerone, un dono alla Cogefar … il colosso dell’edilizia italiana poi passato alla Fiat>>.

Il Giornale di Napoli – 2 giugno 1993: <<Salerno, peggio del terremoto, anche Nobili tra i 19 inquisiti per gli appalti … Tutte le persone arrestate sono in isolamento, in attesa del primo colloquio con il Pm Michelangelo Russo e il giudice per le indagini preliminari Vittorio Perillo, che ha firmato i provvedimenti restrittivi richiesti dal sostituto procuratore del pool “Mani pulite”>>.

Il Mattino – 2 giugno 1993: <<La giunta 87-90 è sprofondata nel Trincerone>>.

Il Giornale di Napoli – 2 giugno 1993: <<Un giornalista intervista Vincenzo de Luca seduto alla scrivania dove, fino a un mese prima, sedeva il sindaco Vincenzo Giordano. Appare tranquillo mentre risponde al telefono, “”Il nostro interesse è che da oggi tutto sia il più trasparente possibile. Questa indagine deve andare fino in fondo. Ho fiducia che gli indagati possano dimostrare la propria innocenza. L’opera dei magistrati ha il nostro pieno consenso””>>.

Il Mattino – 5 giugno 1993: <<Lavori fermi al trincerone. Finora è costato 25 miliardi … Oggi la Cogefar è una delle imprese-simbolo del fiume di tangenti corso fra imprenditori e politici … >>

Roma – 10 giugno 1993: <<E ora Giordano denuncia il giudice Michelangelo Russo>>.

Il Giornale di Napoli – 12 giugno 1993: <<Tra i giudici ormai è guerra: l’ombra del CSM sul caso Russo>>.

Roma – 19 giugno 1993: <<”Mi vergogno della mia onestà>>

Testo della lettera indirizzata da Vincenzo Giordano ai giudici del Tribunale della Libertà tratta da “La grande muraglia”(di Gaetano Troisi): <<Signor Presidente, sono assente dall’udienza non per mancanza di rispetto a lei e agli altri membri della Corte, ma perché, sgomento per quanto accadutomi, debilitato per lo sciopero della fame, ho preferito evitare il disagio della traduzione e il clamore della pubblicità. Prima della costituzione della commissione di valutazione dei progetti relativi alle grandi opere dichiarai che gli amministratori dovevano interferire il meno possibile e che io mi sarei sempre adeguato alle valutazioni tecniche specie se unanimi. …. Signor Presidente, esprimo, da cittadino onesto, plauso per il lavoro dei magistrati che hanno scoperchiato la pentola della corruzione che si è diffusa come una metastasi. Un ruolo importante, forse determinante per il cambiamento, che spero si concretizzi al più presto, quello svolto dai Magistrati. Bisogna però avere la sensibilità di non fare di ogni erba un fascio. Se così fosse un cittadino come me che vive esclusivamente con uno stipendio che oggi sfiora i 2 milioni, dovrebbe pentirsi di essersi comportato onestamente. Scusandomi per l’ardire porgo a Lei ed alla Corte deferenti ossequi. F.to: Vincenzo Giordano>>.

Credo che riproporre il racconto della lettera aperta di Vincenzo Giordano sia il modo migliore per ricordare quei momenti drammatici della tangentopoli salernitana e, soprattutto, la figura di un galantuomo quale Egli era.

 

Ma è proprio nella drammaticità di quei giorni che Vincenzo De Luca costruisce il suo capolavoro politico. Da sindaco in carica, e da grande comunicatore quale era ed è, capisce che la gente è assetata di giustizialismo contro i vecchi potenti e brama l’arrivo di un nuovo e unico leader e parte all’attacco: “”Siamo in una situazione in cui anche mantenere una posizione di puro servizio per la città rischia di essere visto, o strumentalizzato, come ottusa volontà di potere””.

E partì il vero inattaccabile “sistema di potere politico” che governa ancora dopo trent’anni.

 

 

 

One thought on “GIORDANO: la straziante lettera del sindaco prigioniero “Signor Presidente mi vergogno della mia onestà”

  1. Michelangelo Russo resterà fermo a difendere se stesso:
    “Da magistrato dico che la giustizia non ha sbagliato. Chi vuol conoscere la differenza tra un progetto esecutivo e un progetto di massima deve andarsi a leggere la sentenza della Cassazione che pur confermando l’impianto accusatorio si concluse per la prescrizione che nel frattempo era maturata.(…) Sotto il profilo umano e politico Giordano non debba essere sottovalutato. Ma sia chiaro: una intitolazione di una strada o piazza a Vincenzo Giordano non deve essere un risarcimento alla memoria, bensì un riconoscimento all’importante attività politica».

    Limpido il giudizio del celebre penalista Paolo Carbone: ”Giordano è stato un sindaco efficiente che ha pagato un prezzo molto alto. Un uomo di coerenza che ha prodotto tanto per la città. Ogni riconoscimento mi trova favorevole”.

    Amaro e icastico il commento di un lettore: “Praticamente è stato sbattuto in galera perchè non aveva capito la differenza tra un progetto esecutivo e di massima, e per questo distrutto come politico e come uomo”.

    Precisato che Vincenzo Giordano era un vero grande uomo, e di specchiata rettitudine (ciò che al potere del giudice non era parso significativo), resta ancora forte l’umiliante amarezza inflitta della reclusione.

    arnaldo amabile

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