Ignazio Visco Governatore della Banca d’Italia , divario Nord-Sud: una parte ampia dei giovani non lavora, né è impegnata in attività formative ,vi è un ‘ulteriore arretramento del sistema produttivo meridionale .

 

da Pietro Cusati

Le proiezioni  prefigurano per il Mezzogiorno una contrazione della popolazione in età da lavoro ancora più forte di quella attesa per l’Italia nel suo complesso, riflesso anche di una minore capacità delle regioni meridionali di attrarre i lavoratori stranieri e trattenere i giovani nel territorio. Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco  nel suo intervento  al Convegno ’’Nord –Sud:Sviluppo economico e intervento pubblico ’’,ha sottolineato la gravità del ritardo di sviluppo del mezzogiorno,con evidenti conseguenze per l’intero Paese.  I ritardi strutturali sono ampiamente confermati dalle analisi del Rapporto dei ricercatori della Banca d’Italia. Il sistema produttivo, sottodimensionato rispetto al peso demografico dell’area, è caratterizzato dal prevalere di microimprese, da una specializzazione nei servizi a minore valore aggiunto e da una bassa densità di attività manifatturiere, che ne limitano l’accesso ai mercati internazionali.  I tassi di partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto per le donne, si collocano su livelli tra i più bassi nel confronto internazionale, anche rispetto alle altre regioni europee in ritardo di sviluppo. Una parte ampia dei giovani non lavora, né è impegnata in attività formative. Ne derivano un rischio concreto di esclusione sociale per quelli meno istruiti e forti incentivi a migrare per quelli più qualificati. Oltre a dar conto di più della metà del divario nel prodotto pro capite rispetto al Centro Nord, i bassi livelli di occupazione costituiscono la fonte primaria della elevata diseguaglianza dei redditi familiari che caratterizza le regioni meridionali. Da questo dipende in gran parte la maggiore dispersione dei redditi delle famiglie italiane rispetto alla media dell’Unione europea.  Le fragilità del sistema produttivo sono amplificate da un intervento pubblico nell’insieme non adeguato. Sono ampi i ritardi nella dotazione di infrastrutture, così come nella quantità e nella qualità dei servizi offerti, siano essi erogati dallo Stato o dagli enti territoriali. Vi incide in alcuni casi una carenza di risorse, ma altrettanto importanti appaiono i problemi nella qualità della loro organizzazione e gestione. La diffusione di fenomeni illegali e della criminalità organizzata, oltre a incidere pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini, impone costi alle imprese e falsa il funzionamento del mercato. Le analisi mostrano come l’infiltrazione della criminalità possa incidere anche sullo sviluppo delle aree più avanzate del nostro paese; costituisce ancora oggi un ostacolo di primaria rilevanza per il rilancio dell’economia meridionale. Sono necessari progressi sia nell’azione dello Stato e delle sue articolazioni locali, sia in quella degli enti territoriali. Senza un migliore funzionamento ordinario di tutte le amministrazioni, che ponga al centro una rilevazione costante e sistematica dei risultati conseguiti, vi è il rischio che le politiche per lo sviluppo territoriale risultino inefficaci e che le risorse rese disponibili per affrontare i ritardi siano invece utilizzate come strumento improprio di redistribuzione del reddito.  Vanno assicurate in maniera soddisfacente le funzioni essenziali dello “Stato minimo”, a partire dalla tutela della legalità e dal funzionamento della giustizia, per proteggere i diritti fondamentali, incoraggiare l’esercizio delle attività produttive, ricostruire un capitale di fiducia tra i cittadini e verso le istituzioni. Nell’istruzione, fattore fondamentale per lo sviluppo delle economie moderne, sono evidenti i ritardi del Mezzogiorno. Non si può assistere con rassegnazione ai deludenti risultati degli studenti delle regioni meridionali, essi incidono sulla loro capacità di proseguire nei livelli più elevati di istruzione, sulle loro possibilità di impiego, sulla loro crescita culturale. Su questo piano è necessario muovere con decisione dalle analisi puntualmente svolte dall’Invalsi all’azione concreta per il contrasto di quello che possiamo definire il più ingiusto dei divari. Anche le Università del Mezzogiorno devono essere sostenute in un necessario percorso di miglioramento. Da esse deve venire un contributo fondamentale alla crescita del capitale umano e all’innalzamento della qualità del tessuto produttivo.  Per rafforzare il sistema imprenditoriale del Mezzogiorno occorre, da un lato, potenziare il ruolo delle città meridionali nel catalizzare e far prosperare l’iniziativa economica privata, dall’altro favorire i segmenti più dinamici delle imprese, con interventi mirati ad accrescere le capacità manageriali e l’uso delle nuove tecnologie digitali.  Un ruolo centrale devono avere gli imprenditori meridionali, pur muovendosi in un ambiente economico e sociale difficile, essi devono necessariamente aprirsi all’innovazione e investire in tecnologie e competenze per accrescere la qualità delle produzioni. È questa una condizione fondamentale per cogliere le opportunità di un contesto produttivo in rapida trasformazione,  sulla spinta della transizione verde e di quella digitale e di una possibile ridefinizione dell’organizzazione delle catene globali del valore. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza e i fondi resi disponibili da altri programmi europei e dal bilancio pubblico nazionale mettono in campo risorse ingenti per il  prossimo decennio. Le riforme che il Piano delinea potranno apportare alle regioni meridionali benefici maggiori, in quanto sono in esse più ampi i ritardi da colmare. Per mettere pienamente a frutto le ingenti risorse disponibili sarà tuttavia necessario un impegno duraturo volto anche a migliorare la gestione ordinaria delle risorse pubbliche e delle amministrazioni, seguendo le linee di intervento che il Piano correttamente individua. Non si potrà prescindere da un riscontro accurato e continuo dei risultati conseguiti e, se necessario, si dovrà intervenire con decisione, anche a livello centrale, per correggere ritardi e inadempienze.  Il conflitto in Ucraina aumenta i rischi e le incertezze sugli equilibri futuri. Si fa più forte l’esigenza di prepararsi al nuovo contesto, facendo leva sui progetti già delineati per accrescere il potenziale di sviluppo dell’economia.

 

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