CRESCENT: Silverio Sica, Bianca De Roberto e la forza della verità !!

 

Aldo Bianchini

Avv. Silverio Sica

SALERNO – Ho letto da più parti del fantomatico “colpo di scena dell’architetto De Roberto per la rinuncia alla prescrizione” nell’ambito del famoso o famigerato “processo Crescent” che, come tanti altri processi rischia di rasentare il ridicolo a causa dell’azione forzata, quasi da incaponimento, della pubblica accusa (Guglielmo Valenti e Rocco Alfano, con l’aggiunta più formale che sostanziale del pg Leonida Primicerio) he per la seconda volta si impunta in una pervicace opposizione a testa bassa contro le due sentenze di assoluzione dei diversi imputati, tra i quali il governatore Vincenzo De Luca.

Cosa aggiungere dopo la sentenza della Corte di Appello, tutta al femminile, del luglio 2021 (presidente Patrizia Cappiello, giudici relatori Silvana Clemente e Mariella Ianniciello) se non pretendere un abbassamento del livello del combattimento tra le parti più simile ad una rovente controversia di stampo personale che ad un legittimo pubblico dibattimento per la ricerca della verità.

I pm salernitani, e non solo Valenti e Alfano, dimentichi di aver perso numerose battaglie (quasi tutte), recitano con supponente scioltezza la parte degli “investigatori di Dio” tracimando molto spesso dai compiti fissati loro dal sistema giudiziario.

Dimenticano, soprattutto, che non hanno l’obbligo di far condannare gli imputati ma hanno il dovere di accertare la verità, senza voler scoprire a tutti i costi il cosiddetto “pentolone” in nome di una giustizia sociale che non può, e non deve, essere applicata al processo penale quando in esso sono implicati coloro i quali hanno il dovere-diritto di amministrare la giustizia sociale che non ha nulla a che vedere con quella penale.

Ecco perché mi appare ridicolo continuare ad insistere sul concetto di “De Luca come deus di tutta l’operazione” (strumento di distrazione di massa) senza alcuna prova provata; l’unica che, forse, poteva essere sfruttata non è mai stata perseguita dagli investigatori. Capisco che l’accusa generica e più politica possa colpire meglio l’immaginario collettivo appagandolo, ma la giustizia è altra cosa.

Anche per questo la Corte di Appello (attenta e severa più delle altre proprio perché tutta al femminile) ha diffusamente parlato di “interesse esterno” al processo che non può essere ammesso alla dignità di prova conclamata, in quanto manca di qualsiasi riferimento oggettivamente valutabile.

Credo che l’uscita pubblica dell’avv. Silverio Sica (presidente dell’ordine forense di Salerno) debba essere vista e letta proprio su queste discrasie tra pubblica accusa che vuole tracimare dai suoi compiti pur di salvare il salvabile (anche con l’aiuto della prescrizione che per l’imputato è sempre un incubo). Difatti dichiarare che si rinuncia alla prescrizione perché “siamo innocenti” è quasi come dire tutto quello che sto scrivendo.

Il Crescent e Piazza della Libertà di Salerno

I magistrati e, soprattutto, gli investigatori di secondo livello (le forze dell’ordine tutte) devono essere messe di fronte alle proprie responsabilità e la gente, che assiste non sempre impassibile, deve capire quali e quante siano le distorsioni di un processo, ben oltre le favoleggiate “strategie accusatorie” che, molto spesso finiscono nel nulla.

Conosco l’avvocato Silverio Sica dal 1980 (è stato anche mio difensore) e, pur avendo avuto qualche volta idee diverse dalle sue in materia processuale, ho sempre visto in lui e nella sua azione legale un tenace assertore della ricerca della verità e non soltanto della semplice e spocchiosa assoluzione dei suoi assistiti; anche a costo di mettersi contro tutti dopo aver sempre attentamente studiato i processi in cui è chiamato a partecipare. Sica ama la sua professione ma non gli illusori riflettori della cronaca verso i quali si predispone sempre con molto senso di disponibilità senza mai invadere il campo degli altri, perché ha un rispetto profondo dei compiti, sostanzialmente diversi, della controparte. E’ sempre in grado, come ha fatto pronunciando le due parole “siamo innocenti” (utilizzando intelligentemente il plurale per sostanziare la scelta sia penale che etica) di dare una lezione di diritto a coloro i quali, compresi i pm sopra indicati, filosofeggiano “in punta di diritto” parlando di “contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione della Corte di Appello” arrivando a sostenere che  “un reale giudizio di secondo grado non si è avuto perché su tanti temi la Corte d’Appello o ha fatto cadere la mannaia del giudizio di inammissibilità o ha trascurato di confrontarsi con specifici motivi di gravame del tutto omettendo la doverosa motivazione”. Veramente imbarazzante perché, se tutto questo filosofeggiare va bene per scrivere un libro, alla fine bisognerebbe sempre chiedersi chi paga questi affascinanti discorsi che non porteranno a nessuna verità.

Che dire, infine, dell’architetto Bianca De Roberto (figura storica dell’ufficio tecnico del Comune di Salerno che ha diretto per decenni con grande professionalità); fortunatamente ci sono cittadini-imputati capaci di resistere a tutte le traversie (e quelle giudiziarie sono tra le peggiori) pur di scrivere e raccontare la verità che va ben al di là delle schermaglie processuali.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *