Iran : la prima guerra civile rosa.

 

 

da Antonio Cortese (docente)

 

Le nostalgiche fotografie in bikini e minigonne delle studentesse di Teheran fanno il giro del web. Ai tempi dell’ultimo Scià l’emancipazione delle donne musulmane moderne non era neanche una promessa sessantontina, ma una realtà che forse neanche negli atenei occidentali si é realizzata. La squadra nazionale sportiva di calcio poi, qualificandosi tra altrettante polemiche attuali alla imminente competizione mondiale, ha conferito entusiasmi maggiori di sponda a terroristucoli vari che tra una religione e un’altra hanno approfittato delle sommosse femminili di queste settimane per compiere qualche attentato per incorniciare un quadro politico drammaticamente picassiano.

 

La repressione della polizia sciita sulle ragazze iraniane é divenuta una contraddizione evidente ovunque, avendo queste telefonini smart con diffusione di foto senza veli e quindi alcuna censura. Coprirsi col velo per poi farsi un selfie, non solo nelle città ma anche nelle montagne e nei sentieri, percorsi anche dai pastori terroristi che appunto si ribellano al governo come facevano i picciotti di Lucky Luciano nella Sicilia degli anni  cinquanta, é divenuto costume insopportabile. A meno che anche la nazionale di calcio non venga all’ultimo momento sostituita dalla compagine italiana o altre squadre che stanno ricorrendo alla Fifa per questioni di fair play generale e internazionale, sarà difficile per il governo iraniano calmare tutte queste teste calde che aggiungono disordini all’arretratezza e al disinteresse delle diplomazie estere. I conflitti sovietici infatti distraggono ancora troppo gli occidentali, anche quelli con gli occhi a mandorla, che se non sono soliti guerreggiare non possono altro che approfittare della situazione per vendere alle ribelli qualche aggeggio tecno-chic.

 

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