Genere tiggì: lo strike aziendale.

 

 

da Antonio Cortese (docente)

 

E’ sempre esistito, ma si va intensificando nei report e negli speciali di approfondimento in particolar modo nei telegiornali televisivi. Il picchetto in stile inglese, lo strike, che qui invece sembra un piagnisteo protagonistico, viene ripreso solitamente da una telecamera frontale all’inviato dalla redazione con due rappresentanti aziendali ai lati, e uno spauracchio di folla a volte munita di qualche cartellone in stile sciopero scolastico. Questo tipo di genere di intrattenimento televisivo non é assente oramai meno di una volta a settimana sulle reti nazionali italiane. Fenomeno difficilmente riscontrabile sulle emittenti estere, questa sitcom piagnucolante, colorata spesso da qualche bandiera sindacale é divenuta una specie di virus ad alimentare il malcontento e la “voglia de lavorà sàrtame addosso”. Basta infatti la trasmissione in diretta di almeno tre minuti di una di queste pubblicità disinformative e dannose per i lavoratori italiani, che si crei un’eco a macchia d’olio, a distrarre i politici sulle questioni importanti o su come risolvere e apportare migliorie a queste, dando voce ai sindacalisti più telegenici che manco si sia capito che hanno fatto solamente danni in Italia, fino all’ultima vajassa di quartiere che in un dialetto o in un altro lancia invettive contra omnes.

 

Ad esempio, uno degli ultimi casi critici è stato trasmesso la settimana scorsa dal Tg2, preoccupata per le sorti di un’azienda triestina di propietà finlandese. Ebbene ai panciuti scioperanti  ma non solamente loro, bisognerebbe fare scuola di self identity aziendale, una parolaccia aziendalistica che non si insegna nelle scuole serali ma probabilmente dal panettiere. Lavorare per un’azienda non significa andarsi a prendersi lo stipendio o fare lo stretto necessario: appartenere ad un’azienda significa prendersene responsabilmente a cuore, senza mai alcun livore per i datori da dove provengano provengano. Ma il fattore più estremamente vergognoso per un italiano é constatare che tali lascivi lavoratori addirittura minaccino di andare a piangere sotto la gonnella di Montecitorio misure per allargare ulteriormente “‘a mangiatoja vascia”. Non c’è paese maggiormente garantista dell’Italia, dal sistema pensionistico ai diritti handicap, quindi se questi nostri connazionali non sanno reagire ad alcuna crisi, cercando in primis di far tornare in positivo la propria barca, la smettano e con essi le telecamere pronte a riprendere continuamente il delitto dell’orgoglio italiano. Il caso preso ad esempio come per la Whirpool avrà le proprie complicazioni e non sto qui a poterle comprendere appieno come ogni comune telespettatore, ma come tutti dispiace che i connazionali possano far chiudere le aziende invece di ingrandirle, vittime di questi spettacoli controproducenti.

 

 

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