Ennio Flaiano: il narratore per le generazioni future

 

da Vincenzo Mele (giornalista)

La penna di Ennio Flaiano, scomparso il 20 Novembre 1972 e ricordato da Stefano Massini nell’ultima puntata di “Piazzapulita” su La7, è stata quella che ha saputo raccontare le imperfezioni della società italiana dai tempi del Boom economico e l’ipocrisia e l’opportunismo degli italiani nell’adattarsi, da sempre, ai nuovi potenti di turno, come del resto fece Luciano Bianciardi quando pubblicò «La vita agra».
Con quegli occhiali spessi, quei baffi iconici e la sua immancabile pipa, lo scrittore pescarese è stato senza dubbio colui che ha osservato Roma, la città in cui ha vissuto fino alla morte, con lo sguardo disincantato di chi proviene da tutt’altro posto; ma soprattutto Flaiano ha ricordato alle generazioni future la fragilità della società consumistica e il relativo cinismo, come dimostra il suo racconto «Un marziano a Roma», presente nella raccolta «Diario notturno», che è una perfetta presa in giro definitiva sulla società di massa, sulle sue contraddizioni e la sua ostile indifferenza.
Autore caustico per eccellenza, Ennio Flaiano vinse nel 1947 la prima edizione del “Premio Strega” con il romanzo «Tempo di uccidere»; Flaiano ha usato l’ironia per spingere il suo pubblico verso un’analisi critica dei fatti della contemporaneità e ha ricordato l’importanza della cultura in Italia: secondo l’autore, senza la cultura l’Italia sarebbe finita in mano agli stolti e che, nel mondo attuale, non saremo più in grado di processare ciò che accade alla nostra società.
Parallelamente all’attività autoriale, Ennio Flaiano fu giornalista, scrivendo per “Il Corriere della Sera” e per “L’Europeo”, drammaturgo e anche sceneggiatore: fu lui a firmare le sceneggiature de «La Dolce Vita» e di «8 e ½» di Federico Fellini, «La decima vittima» di Elio Petri e «La notte» di Michelangelo Antonioni.

 

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